La Lega Nazionale Dilettanti (LND) insieme ad Animenta per raccontare il tema dei Disturbi Alimentari tra i campi da calcio. 

L’obiettivo della campagna è quello di creare consapevolezza sull’utilizzo delle parole, sul significato che assumo quando si trasformano in insulti e giudizi. Le parole diventano etichette che, molte volte, prendono il posto dei nomi e dei cognomi. 

Molte persone non vengono chiamate per nome” è infatti il claim della campagna che vuole far comprendere quanto la creazione di un ambiente sportivo sano passa attraverso l’inclusione, la comprensione e, soprattuto, attraverso un linguaggio che accoglie l’altro e non lo giudica.

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Il corpo

Quante volte abbiamo utilizzato il termine grasso come giudizio, sentenza? Come parola dispregiativa per commentare
il corpo di qualcun*.

Come afferma Riccardo Onorato, creatore di Guy Overboard: “Abbiamo passato così tanto tempo nel credere che “grasso” fosse un insulto che alla fine abbiamo dato alle altre persone il potere di quella parola. Ma non è così: grasso è solo un descrittore, come biondo o alto o molte altre. Per questo bisognerebbe riappropriarsene. Come? Cominciando a usarlo cambiandone l’intenzione di uso! Dire “sono grasso” significa parlare dell’importanza dell’autenticità, del valore della diversità, della critica nei confronti della pressione per conformarsi invece di poter scegliere.”

L'estetica

Non sentirsi mai abbastanza bell*, mai abbastanza in forma, in gamba come gli altri. Come afferma Fiorenza Sarzanini in “Affamati d’amore”: “La perfezione non esiste, ma la sua ricerca si”.

Gli stereotipi tra i quali viviamo e la pressione sui corpi ci ha messo in competizione con noi stessi, con il nostro riflesso nello specchio e con la forma del nostro corpo. Ai termini bello, brutto, sano e malsano abbiamo associato uno specifico aspetto e una specifica forma corporea dimenticando che la salute non dipende dalla forma del nostro corpo e che la bellezza è qualcosa di molto soggettivo.

L'invisbile

I disturbi Alimentari non hanno un corpo, un peso e una forma. I Disturbi Alimentari possono abitare qualsiasi tipo di corpo. Queste grafiche ci raccontano quanto dietro ad alcuni comportamenti possano esserci un disagio e un dolore più profondo. Dietro una persona che non viene a pranzo con noi, che non partecipa ai ritiri della squadra, che indossa vestiti più grandi di quelli che dovrebbe, potrebbe esserci (come no) qualcosa di più complesso come un Disturbo del Comportamento Alimentare

Ricordare che le persone non sono etichette, che non dobbiamo MAI giudicare il corpo degli altri è il primo passo che possiamo fare per creare dei luoghi (e forse un mondo) più accoglienti.

Alcune persone non vengono chiamate per nome

Le grafiche che sono state realizzate per la campagna riportano, al posto del cognome che caratterizza il retro delle magliette dei calciatori e delle calciatrici, i pregiudizi che molti di noi hanno ricevuto sui propri corpi o sul proprio carattere. Ogni parola che scegliamo di pronunciare ha il potere di plasmare le esperienze e le emozioni di chi le ascolta. Questo potere è amplificato quando si tratta di argomenti delicati, come i disturbi del comportamento alimentare.

È bene ricordare che dietro ogni corpo si nasconde una persona, con un passato non facile e un presente da vivere. Le parole possono ferire, ma spesso dimentichiamo quanto possano anche guarire. Scegliamo perciò di usarle con gentilezza, rispetto e consapevolezza. In campo e fuori dal campo.

Scarica il Manifesto di prevenzione dei Disturbi Alimentari

Animenta e LND insieme al supporto della Dott.ssa Valeria Galfano e del Dottor. Aldo Grasso hanno stilato i 10 punti principali per costruire ambienti sportivi “sani” al fine di prevenire la possibile insorgenza di disturbi alimentari.

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