Soffrire di disturbi alimentari (DCA) è un po’ come vivere con un’ombra accanto in ogni momento della giornata. Un’ombra che racchiude il silenzio delle mie paure e che si riflette in ogni pasto, rendendolo un lotta senza fine.
Il giudice più implacabile? Il riflesso nello specchio e il numerino nella bilancia che, come una voce all’orecchio, sussurra inadeguatezza, scarsa autostima e offese di ogni tipo. Ecco che la mente è diventata schiava e pian piano un labirinto oscuro di pensieri incessanti iniziano a farsi strada persistenti. Un continuo oscillare tra fame e paura di cedere, di perdere il controllo.
La bilancia è diventata la misura della mia autostima…
Dal giorno in cui ho iniziato a pesare gli alimenti la bilancia è diventata la misura della mia autostima e così la mia vita ha iniziato a dipendere in modo precario da ogni grammo di cibo ingerito. Nei momenti in cui l’ansia fa da padrona, la fame diventa ancor più un nemico da sconfiggere, anche se messa a tacere da quel peso costante nel petto. Sei convinta di aver trovato una migliore amica, un’alleata quando in realtà, pian piano, ti rendi conto che ormai le uniche compagne fedeli sono la solitudine e la tristezza. Tristezza? Sì perché i DCA ti tolgono tutto: la luce negli occhi, il sorriso che tanto ti caratterizzava da bambina diventa un lontano ricordo.
Gli altri credono che sia una questione di estetica, grande bugia della nostra società. In realtà dietro ai disturbi alimentari c’è tanto altro, c’è un’anima in subbuglio.
Disturbi alimentari e perdita di identità
Nel momento in cui ti rendi conto (se te ne rendi conto) di essere caduta in questo tunnel, ti accorgi di aver perso la tua identità. “Chi sono?” diventa una domanda senza risposta.
Capisci di stare male quando il peso corporeo che scende ti fa sentire forte ed è l’unico indicatore distorto della tua identità. Il peso però non dovrebbe essere il focus in queste patologie… si può avere un corpo in salute, ma stare male e lottare contro ogni boccone. Ti rendi conto che seguire la perfezione è diventata una prigione senza uscita che ti porta a pretendere sempre di più da te stessa, a non accontentarti mai dei tuoi risultati. Non ti dai mai la possibilità di sbagliare.
I numeri non definiscono la nostra persona in nessun campo. Noi non siamo banali parametri numerici, non c’è bisogno di prosciugare le nostre energie per eccellere: in realtà l’unica eccellenza da raggiungere è lo stare bene con noi stess*.
Chiedere aiuto
I DCA sono cicatrici invisibili sull’anima che raccontano storie di battaglie interne, di speranze, paure e desideri repressi. La cosa fondamentale è chiedere aiuto, affidandosi senza vergogna agli altri: perché parlarne, aprirsi e lottare con la coalizione dei propri specialisti è l’arma più potente contro la malattia.
Questa lotta se condivisa diventa meno pesante, si acquisiscono gli strumenti per imparare a gestire i pensieri, ad accettarsi e lavorare su sé stess* giorno dopo giorno. Trovare il giusto specialista può salvarti la vita e io sono grata di aver trovato le persone che stanno riuscendo pian piano a ritrovare la mia essenza al di là dell’immagine distorta che mi sono creata.
La terapia è un baluardo fondamentale. Guarire da un disturbo Disturbo del Comportamento Alimentare è un viaggio, fatto di alti e bassi e so che la strada è ancora lunga, ma so anche di non essere sola in questa battaglia. So che si può uscirne: la speranza non deve mai morire e anche nei momenti più bui lasciate sempre acceso quel raggio di luce che guida verso la guarigione e la rinascita.
L’articolo è stato scritto da Benedetta, che ha raccontato la sua storia
