Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Flavia

Da piccola volevo essere così tanto magra da essere trasportata via dal vento. Il cibo per me è sempre stato un pensiero fisso, anche prima che mi ammalassi veramente.

La quarantena mi ha tolto tutto. L’unico conforto che avevo era me stessa. L’ho affrontata da sola e l’estate è stata una comune estate,non sono andata a mare. Nonostante desiderassi provare una grande felicità dopo la pandemia, non riuscivo ad esprimerla. Non mi ricordo quasi nulla.

Ripetevo di odiare il cibo. E la persona che mi stava accanto in quel periodo mi ripeteva che in realtà non odiavo il cibo, ma il rapporto che con lui avevo creato. Ma io non ci credevo. Ripetevo solo che non mi capiva. Nessuno mi capiva.

Mi sono privata dell’amore, non c’era un motivo, non potevo e basta. 

Non potevo più stare con il mio primo amore, non ero abbastanza magra. Nessuno avrebbe potuto amarmi.

Il non essere abbastanza magra mi ha accompagnato per tutti questi anni verso qualsiasi tipo di cosa facessi. Non ero abbastanza magra per avere amici; per andare bene a scuola; per uscire la sera; per mangiare qualcosa; per comprarmi un vestito e mettere quello che volevo.

Ho deciso di chiedere aiuto

Ho chiesto aiuto urlando, ma sono sempre stata in silenzio. Volevo stare bene, ma non mi ero resa conto della gravità della situazione. Non parlavo e non volevo che nessuno mi portasse via il mio segreto che poi, di fatto, non era così tanto segreto come pensavo.

Ho capito che le cose stavano davvero degenerando quando per i miei sedici anni, dopo aver spezzato le candeline, ho espresso il desiderio di essere più magra.

Dopo un po’ la situazione era questa: mi ero ammalata di anoressia.

Poche volte  il mio stare male l’ho chiamato per nome e cognome. Mi ha sempre fatto paura e non volevo accettarlo. La malattia era casa: ero sicura lì dentro. Poteva proteggermi da tutto e da tutti, ma in realtà mi aveva solo ingannato… pensavo mi amasse come io amavo lei.

L’anoressia mi regalato il suo corpo, la sua tristezza, la sua rabbia e la sua oscurità. Mi ha regalato la sua lista di regole che dovevo seguire giornalmente per stare bene.

Mi ha fatto dimenticare quanto fosse bella la vita e ha fatto si che rimanessimo solo io e lei, per anni. Ogni persona vicino a me era un pericolo perchè me l’avrebbe portata via, così ho allontanato tutti. Non volevo nessuno vicino a me.

Le mie giornate erano infinite e sempre le stesse, divise tra calcoli e misurazioni. Ero sempre in giro fra ospedali, centri, laboratori per le analisi, psicologa, il pensiero della scuola e il pensiero di essere diversa dagli altri e da come mi ricordavo di essere.

Mi ero persa

Essermi ammalata di anoressia è stata la cosa più brutta che potesse capitarmi e sono in lacrime al pensiero che la piccola me ha dovuto affrontare tutto questo da sola.

Il mio percorso è sempre stato pieno di alti e bassi, ma tutto è peggiorato in estate quando deciso che non avrei più mangiato. La mia testa mi ripeteva anche di non bere. Non volevo prendere quel peso che mi serviva per alzarmi la mattina, per vivere.

Era la mia scintilla: io ero bella perchè ero magra. Solo questo contava ed io non me ne rendevo conto. Io ero quello: non volevo più un nome che non fosse quello della mia malattia. 

Mi hanno detto che sono guarita il 17/11/22 e da quel giorno ho aperto gli occhi

Il mio corpo e la mia mente mi hanno sempre mandato segnali, che non ho mai ascoltato, perchè per me, anche prima dell’anoressia, quello che avevo da dire non aveva valore e non sarebbe interessato a nessuno.

Ho perso tantissimi capelli, che amavo alla follia. La mattina avevo quasi sempre un calo di zuccheri e a scuola non riuscivo a stare attenta perchè ero malnutrita. Mangiavo poco e mi muovevo molto. Mi sono ridotta a mentire a me stessa e alle persone che mi stavano attorno; mi sono ridotta a piangere per la fame; a sentire freddo con tantissime coperte e a non voler vedere più la luce in fondo al tunnel. Mi sono poi resa conto del male che mi sono fatta. Penso che forse sono arrivata ad odiarmi per poi trovare la forza di farmi del bene. Eppure non lo consiglierei a nessuno…

Non mi vergongo più di essermi ammalata di anoressia. Di avere delle cicatrici. Ovunque esse si trovino, raccontano la mia storia.

L’anoressia mi è stata sempre accanto. Sono cresciuta con lei, ma non ho mai odiato il cibo. L’ho sempre amato, non era vero quello che ripetevo e solo ora me ne rendo conto. 

Non è vero che non avevo più fame o desiderio di mangiare. Ho sempre avuto fame. Non è vero che non avevo voglia di uscire; e non è vero che non avevo voglia di stare in compagnia, era l’anoressia; non è vero che mi piaceva camminare, era l’anoressia; e poi ancora non è vero che mi piaceva il caffè senza zucchero, era l’anoressia; non è vero che non mi piace il gelato, era l’anoressia; non è vero che non mi piace comprare vestiti, era l’anoressia.

Non è vero che non valgo, era l’anoressia 

Non è vero che non volevo vivere, era l’anoressia. Piangevo perchè mangiavo troppo e piangevo perchè non riuscivo a mangiare. Mi sono sentita una fallimento per un sacco di tempo. 

Avrei pianto in entrambi casi e ho scelto  le lacrime che mi avrebbero portato ad un tragurardo. Ho scelto la vita.

Ho curato me stessa e ho cambiato radicalmente tutto. Mi sono dovuta distruggere, andare contro le mie idee per stare bene, mi sono odiata tantissimo in quel momento, ma era proprio quello il momento di odiarmi per guarire.

Ho scelto la vita. Ho recuperato i pranzi di famiglia, le cene, lo spuntino di mezza notte, i gelati, le torte di compleanno, le serate con i miei amici, i dolci. Tutto quello che avevo perso.

Ho capito che non c’è nulla di sbagliato nelle mie gambe, nella mia pancia, nelle mia spalle, nelle mie braccia, nel mio viso, nei miei occhi, nel mio naso, nelle mie sopracciglia, nelle mie labbra e nei miei occhi.

Non c’è nulla di sbagliato in me

Sono contenta di non programmare e pesare ogni pasto che faccio. Sono contenta di mangiare quando e quanto voglio; sono contenta di avere la pancia gonfia dopo aver mangiato; di mettere un vestito aderente e di uscire. Sono contenta di divertirmi, di ballare, di bere qualcosa piuttosto che non avere la forza e restare nel mio letto. 

Perchè questa sono io. Ho il mio nome e il mio cognome. Non sono mai stata quella malattia. 

Si può vivere di nuovo.

Non sará  tutto come prima, come dice Zerocalcare:” La cicatrice non passa, è come una medaglia che nessuno ti può portare via” 

Però sarà tutto più bello. 

Contate le stelle, sono tantissime e vi renderanno molto più felici. 

L’articolo è stato scritto da Flavia, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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