Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Francesca

Mi chiamo Francesca, ho venticinque anni e da nove anni sono malata di anoressia.

Ho impiegato circa otto anni per chiamare la malattia con il suo vero nome. Prima, quelle rare volte che ho affrontato il discorso al di fuori della stanza della psicoterapeuta, dicevo “ho smesso di mangiare”, con una semplicità spaventosa.

Non pronunciavo la parola anoressia a voce alta, come se volessi proteggermi da quella parte di me che tanto mi feriva e che tutt’ora continua a ferirmi.

Ho impiegato nove anni e una brutta ricaduta per riuscire a parlare della mia malattia.

Forse, fino a quel momento, non avevo ancora accettato la sua presenza.

Ma facciamo un salto indietro di nove anni

Avevo sedici anni quando un giorno provai il desiderio di conoscere il mio peso.

Erano passati anni dall’ultima volta che mi ero pesata e non avevo la minima idea del numero che avrei potuto vedere.

Oggi, ripensando a quel momento e alle sensazioni provate, ho capito che l’anoressia si è palesata quel giorno, ma era con me già un po’.

Il numero che vidi quel giorno per me era troppo alto, ma lo sarebbe stato qualsiasi numero. E a quel punto decisi che volevo perdere qualche chilo.

Così iniziò il mio percorso negli abissi dell’anoressia. Mentre il peso scendeva, gli obiettivi aumentavano.

Era una sfida mortale. Me ne resi conto un giorno, quando vidi un numero troppo basso. Quella volta era troppo anche per me.

Ricordo di aver avuto paura di morire, è stato come schiantarsi alla massima velocità contro un muro ed essere vivi per miracolo.

Capii che stavo andando nella direzione sbagliata, che l’anoressia non era la soluzione al dolore che provavo, ma era una delle conseguenze.

Capii che l’anoressia non era un porto sicuro ma era la barca che mi stava portando al largo

Dovevo tornare a casa, dalla mia parte sana. Volevo stare dalla parte della vita.

Con un’enorme fatica, fisica e mentale, iniziai il mio percorso verso la guarigione.

Purtroppo di questo periodo ho rimosso praticamente tutto.

L’unica cosa certa è che non sono mai arrivata alla fine, per anni ho visto la luce ma sono rimasta nel buio dell’anoressia, come se fossi bloccata lì, incapace di avanzare. Incapace anche di capire che ancora non ero libera. Alcuni comportamenti nel tempo sono diventati parte di me, sono perfino arrivata a percepirli come giusti.

Ma nulla è giusto se non ci fa stare bene

Questo l’ho capito un anno fa, quando la mia parte malata, stanca di stare in disparte, è tornata a farmi visita.

Ancora una volta si è presentata come la soluzione al dolore, come un’amica pronta a consolarti.

Ancora una volta io ci ho creduto.

Ho impiegato mesi per ammettere a me stessa e alle persone a me vicine che la malattia era tornata con una forza enorme.

È stato come rileggere un libro di cui si conosce già il finale, sai che non andrà a finire bene, ma continui a leggere senza sosta.

In realtà credevo di conoscere il finale, ma mi sbagliavo.

Tutto questa sofferenza è stata utile per arrivare qua, oggi, con la consapevolezza che si può guarire

In questo ultimo anno ho imparato a parlare della mia malattia, ho iniziato a non vergognarmi di me stessa.

Ho capito che non sono sola, ho conosciuto persone che mi capiscono, che mi ascoltano davvero.

Ho capito che non c’è nulla di male nel chiedere aiuto.

Ho capito che la felicità è un diritto e che anche io la merito.

Ho capito che anche se la mia malattia non è “da manuale” è reale, e fa comunque molto male.

Vivere un disturbo alimentare è un’esperienza intensa e straziante, ti toglie ogni energia ed ogni pensiero, ogni azione è in funzione della malattia.

Non è stato facile iniziare a staccarsi dall’anoressia, perché questo ha comportato anche il distacco da una parte di me. 

Ma ogni giorno, un passo alla volta, mi rendo conto che io non sono la mia malattia, sono molto di più.

La strada da percorrere per la guarigione non è ancora finita, ma finalmente sento che sto riprendendo in mano quella vita che per troppo tempo ho messo da parte in nome dell’anoressia.

Fa paura, lo ammetto, ma ne vale la pena.

Mi auguro, un giorno, di rileggere queste parole ed essere grata a me stessa per non aver mollato.

L’articolo è stato scritto da Francesca, volontaria dell’Associazione, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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