Animenta racconta i disturbi alimentari: la storia di Maddalena 

Animenta racconta i disturbi alimentari: la storia di Maddalena

Sono Maddalena e ho 20 anni. Per raccontarvi la mia storia con i disturbi alimentari, scelgo di iniziare da un ricordo di quando di anni ne avevo 14, durante una vacanza al mare con gli amici. Mi ricordo la sensazione di disagio provata, come se avessi realizzato per la prima volta di avere un corpo.

Lo percepivo come ingombrante, imperfetto, odiavo la sensazione di non poterlo nascondere, non pensavo che meritasse di occupare spazio.

Ma perché tutti mi guardano? Perché sono tutti perfetti e io no? Perché non me ne sono mai accorta?

A settembre, una volta rientrata nella solita routine, presi la decisione di iscrivermi in palestra: mi sembrava urgente un cambiamento immediato. 

I mesi passavano e ogni momento libero che avevo lo passavo là.

Nel frattempo pensavo che sistemando la mia alimentazione avrei avuto dei risultati migliori. Iniziai a privarmi della pizza con le amiche e di tutti quei cibi che erano i preferiti della bambina buffa che ero stata, ma che erano diventati gli acerrimi nemici dell’adolescente che ero diventata. 

Il lato nascosto dei disturbi alimentari

Mi ero illusa di poter controllare e gestire tutto, mi sentivo invincibile e contemporaneamente totalmente vuota. Ero rassegnata al fatto che probabilmente doveva essere così: non dicono tutti che “se bella vuoi apparire tanto devi soffrire”

Oltre a quella che era la sintomatologia più tangibile, il DCA aveva apportato una serie di modifiche a quello che era il mio modo di guardare il mondo. Non esisteva altro al di fuori del cibo e dello sport, non esistevano interessi che non comportassero un dispendio calorico. Non esisteva niente, nemmeno quella parte che rendeva me Maddalena.

L’apice e il declino

L’apice è stato raggiunto durante la quarantena: nessuna distrazione, solo io e il mio corpo, niente poteva più sfuggire al mio controllo.

I momenti che mi ricordo come più felici sono quelli costellati dalle sensazioni di vertigini date dalla fame. Può suonare strano, me ne rendo conto, ma per me quello voleva dire che stava funzionando, che potevo gestire tutto, bastava andare avanti ancora un po’.

Una volta terminata la quarantena mi sono scontrata con la realtà dei fatti: io non controllavo niente, il DCA controllava me.

Uscire, socializzare, studiare, era diventato tutto un copione scritto da un altro. Non c’era un margine di libertà, non potevo decidere niente, ero imprigionata.

La riscoperta della vita dopo i disturbi alimentari

Dopo alcuni mesi prendo la decisione di rivolgermi a un centro dove potevo essere aiutata. Mi ricordo ancora la sensazione di disorientamento provata durante il primo colloquio conoscitivo. Volevo tutelare a tutti i costi quella che era diventata la mia zona di comfort e tolleravo con fatica che qualcuno provasse a valicare i muri che io avevo minuziosamente costruito.

L’anno successivo è stato all’insegna di alti e bassi, mi sembrava che il lavoro con i professionisti del centro creasse solo un gigantesco caos. Ma quel caos, ancora prima che io me ne accorgessi, stava nascendo un barlume di speranza.

Piano piano ho visto che oltre a riguadagnare una certa libertà nell’alimentazione, stavo riguadagnando stima di me stessa.

Ho scoperto che tutto di me è guardato con amore, anche e soprattutto quel lato tanto scabroso che per anni mi aveva convinta di essere sola e immeritevole di qualsiasi bene.

Questo amore che ho scoperto essere presente nella mia vita, ha gradualmente occupato tutto lo spazio che, nel frattempo, grazie alle cure adeguate, veniva sottratto al DCA.

Tramite una continua ricarica d’amore ho avuto la possibilità di scoprire chi ero io al di fuori della malattia: scoprire i miei interessi, le mie ambizioni e tutto ciò che desidero essere e costruire.

I rapporti con famiglia, amici e fidanzato non mi hanno curata, ma sono stati l’esito di un lavoro svolto che mi ha portato a riconoscere che anche io posso essere amata nell’imperfezione che fortunatamente sono.

Scoprire di poter desiderare è il traguardo più prezioso che ho raggiunto.

Guarire è sempre possibile.

L’articolo è stato scritto da Maddalena, che ha raccontato la sua storia 

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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