Buongiorno, sono Rachele e vorrei raccontare la mia storia con i disturbi alimentari.
Qual è la mia storia? Se avete qualche minuto ve la racconto.
Mi chiamo Rachele e mamma e papà mi hanno visto per la prima volta il 24 Aprile 2002 verso le 7.00 del mattino. Ma non passò molto tempo prima che i medici mi trasferissero in due diversi ospedali per potermi finalmente operare. Sono nata infatti con la spina bifida, una malattia che in poche parole portava alla formazione di una sorta di coda in fondo alla schiena che doveva essere rimossa, ed alla formazione di un midollo osseo che doveva essere ancorato.
La mia infanzia fu felice, ma non facile: tra visite in ospedale, fisioterapia e corsetto non era difficile sentirmi diversa dai miei coetanei.
In terza media cominciai a non sopportare questa sofferenza e dopo una giornata di scuola provai per la prima volta cosa significa l’autolesionismo che purtroppo mi accompagnò a lungo.
In seconda superiore le cose sembravano andare meglio e quell’estate fu una delle più “belle” della mia vita: mi allenavo, correvo, facevo la volontaria in oratorio. Tuttavia mangiavo pochissimo e dopo diversi mesi di amenorrea e un peso sempre inferiore, finii in pronto soccorso e quel giorno venne ipotizzata una diagnosi di anoressia.
Ma non la presi sul serio
E nemmeno i miei genitori, quindi non cambiai le mie abitudini.
Quell’anno però iniziarono i primi attacchi di panico, aumentò l’autolesionismo e le mie energie diventarono sempre meno.
Andò avanti così fino a quanto tutti noi non ci trovammo chiusi nelle nostre case a causa della pandemia.
Allora la situazione si capovolse. Avevo perso completamente il controllo sul cibo, passavo sempre più ore a dormire e l’ansia continuava a crescere. Così, in quinta superiore chiesi aiuto ad una psicologa, in segreto dai miei genitori. Capii con il tempo di soffrire di disturbi alimentari, di aver passato una fase di binge eating e successivamente di bulimia.
Quell’estate ritrovai un po’ di forza e di sicurezza e riuscii a passare il test di medicina
Le cose andarono molto bene il primo anno, sempre con il supporto della mia psicologa e del mio psichiatra. Ma l’anno successivo qualcosa cambiò. Non riuscii a passare due esami, la situazione in casa era peggiorata e un giorno, esasperata, sbagliando, ho avuto un episodio di gestione incongrua di farmaci. Così iniziò il mio primo ricovero dove ho ricevuto per la prima volta le mie diagnosi: bulimia e disturbo borderline di personalità. Uscita da quel ricovero, volevo fare di tutto pur di guarire e riprendere in mano la mia vita e lo sto facendo tutt’ora. Ed oggi sono qui, ancora sulla strada che porta alla guarigione insieme agli specialisti che mi seguono. Sono certa che potrò guarire da questa malattia, che un giorno potrò finalmente vedere il cibo solo come cibo e che imparerò a gestire al meglio le mie emozioni. La strada è difficile, ma credo con certezza che la nostra forza è maggiore di qualunque difficoltà.
L’articolo è stato scritto da Rachele, che ha raccontato la sua storia