Non è mai facile riuscire a scrivere ciò che sentiamo dentro, soprattutto se si tratta di dolore passato e/o attuale. Oggi è il 20 marzo 2024 ed ho iniziato a trascrivere le mie emozioni, o almeno ci sto provando. Nel 2019, per la prima volta sentii dentro di me una voce, misteriosa. Decisi di darle ascolto e portarla dentro la mia testa. Ascoltarla mi faceva stare bene, mi cambiava il modo di vedere le cose. Mi diceva dove sbagliavo e come potevo correggermi… Era la voce dei Disturbi Alimentari.
Giorni dopo giorni, mesi dopo mesi, mi guardavo allo specchio ed ero sempre più fiera di me: non mi interessavo di crescita interiore o personale, volevo solamente raggiungere l’obiettivo che quella vocina mi diceva. Volevo renderla fiera di me e ci stavo riuscendo: per la prima volta nella mia vita stavo riuscendo ad essere determinata in un qualcosa che mi faceva stare “bene”.
I primi sintomi dei disturbi alimentari
Mamma iniziava a preoccuparsi, babbo sgranava gli occhi quando mi vedeva in canottiera o in pantaloncini, tutti si giravano quando passavo e mi dicevano che stavo bene. Io ero fiera, fierissima di me ed ero contenta, sorridevo. Ma questa vocina non era ancora soddisfatta, era diventata negativa, brutta, acida e purtroppo per me piena di significato e valore. Fisicamente gli obiettivi erano stati raggiunti, ma quanto mi piaceva vedere i numeri sulla bilancia che scendevano sempre di più.
Li chiamano DCA, Disturbi del Comportamento Alimentare. In diversi me lo dicevano, ma la vocina mi diceva di non dargli ascolto, di continuare per la mia strada. Ero spenta, cupa, silenziosa e colma di stress: la vocina si era impadronita della mia corazza e della mia capacità di reagire a qualsiasi cosa.
Il potere della vocina del DCA
Mi svegliavo la mattina con l’unica preoccupazione di cosa dover mangiare e quante calorie avesse: la mia testa era diventata matematica, calcolava qualsiasi cosa io ingerissi. Io, amante del cioccolato, sono stata capace di toglierlo anche dai miei pensieri. La tentazione era finita per qualsiasi tipo di cibo, nella mia testa rimbombava la voce assordante che mi teneva stretta, rinchiusa e mi lasciava cadere in un tunnel. Avevo solamente 16 anni, ero ingenua e mi lasciavo trasportare da tutti, solamente per riuscire ad essere “alla loro altezza”.
Mi ricordo che in tanti si stavano preoccupando, che mia mamma mi pregava a tavola di mangiare. I miei occhi sono azzurri e in tanti mi hanno sempre detto che riuscivo a sorridere con quelli: amavo e amo sentirmelo dire. Non riuscivo più a fare nemmeno quello: non sorridevo con gli occhi, si vedeva che non ero felice, Portavo una maschera facendo finta di sorridere per far capire agli altri che stavo bene. Alcuni mi dicevano “ora basta però”, altri “stai bene”, io non ci capivo più niente. Questi commenti confondevano la vocina, non mi importava più di me, ma degli altri, delle espressioni che avrebbero fatto quando passavo davanti a loro.
Il punto d’arrivo è stato quando, una sera, ho deciso di farmi il secondo buco all’orecchio. Appena dopo, barcollando sono andata in camera di babbo e mamma e sono svenuta, senza dire nulla, tra le braccia di mio padre. Mi ha svegliata dicendomi “amore, ci sei?” No, non c’ero babbo. Ti ho risposto sì, ma non c’ero più, ero debole, ed ogni minimo dolore mi provocava questo, non stavo più in piedi.
Ero esausta, sfinita, non ero più io.
L’inizio del recovery
Un giorno mi svegliai, mi sentivo debole, gli occhi fissavano il vuoto e la mia testa finalmente era tornata a pensare. Mi sono alzata, guardandomi allo specchio e ho deciso così di “chiedere aiuto”.
Iniziai un percorso da una nutrizionista, affiancato da sedute da una psicologa. Mi ricordo la prima visita dalla dottoressa P.: la situazione era molto critica, mi pesò, avevo una paura matta di vedere un numero in più sulla bilancia, e invece erano molti meno. Mi iniziò a chiedere cosa e quanto io mangiassi, le risposte erano solo bugie, avevo mamma accanto e mi obbligava a dire la verità, perché non riuscivo a realizzare che non ero lì per perdere tempo, ma per essere salvata. Avevo conosciuto anche l’amenorrea, per una donna forse la più grande paura, io non riuscivo a capire che avevo causato tutto questo, stavo facendo male al mio corpo, al mio viso, alle mie mani,alla mia famiglia e ai miei amici, ma anche al mio futuro. La dottoressa mi disse di segnarmi quello che mangiavo in un diario e mi fece iscrivere anche in palestra. Quando rividi la dottoressa, la situazione non era cambiata, anzi. Così, parlando con lei e con me stessa, decisi di cambiare.
Ricordo la mia prima pizza dopo tanto tempo: ero piena, sì, ma di felicità. Quello che mangiavo mi rendeva felice, la vocina non c’era più e se parlava non le davo più ascolto. Durante il 2020 è successo tanto, tutto insieme. A gennaio è scomparsa l’amenorrea e ricordo la gioia dei miei famigliari nel sentirmelo dire. Poi il Covid ha complicato le cose: è stato un periodo stressante, agitato, dove le routine con il cibo sono cambiate. Mangiavo tanto ed ero felice.
Gli anni dopo sembra andare tutto bene: ho avuto le mie prime esperienze, i primi viaggi da sola, il primo e unico ragazzo. Ci sono state volte in cui questa vocina tornava dentro di me, ma io la bloccavo e non le davo modo di riprendersi di nuovo, la me che avevo perso per così tanto tempo.
Le ricadute nei disturbi alimentari
Negli anni successivi ho conosciuto gli alti e bassi della malattia, tra restrizioni ed abbuffate, ma ho anche imparato tanto. Il 2023 mi ha portato nuove amicizie e altrettante delusioni, ma anche nuove scoperte di me stessa.
Il 28 novembre 2023 vengo però ricoverata una notte in ospedale per appendicite: per la paura e l’agitazione, la vocina è tornata. Il giorno seguente i dottori hanno deciso di rimandarmi a casa con una dieta rigida da fare per un mese Da qua è ricominciato tutto, forse però con una chiave diversa: non ho paura del cibo, di questo ne sono più che consapevole. Vorrei saper scrivere anche “non ho paura di prendere peso” ma inconsciamente so che purtroppo ancora non è così. Io mangio per colmare vuoti, per colmare paure, angosce e delusioni, ma poi arrivano i sensi di colpa.
Ma so che è la vocina a parlare, a generare pensieri acidi, negativi e pieni di odio nei miei confronti. Questa volta però non sono incosciente di quello che mi sta succedendo: sono lucida e cerco di correre e trovare quella luce in fondo a questo tunnel. È difficile, ma la voglia di lottare è più forte di quella che ho di mollare.
La vocina mi fa stare lontana da tutti, mi rende introversa, insicura e priva di voglia di emergere. E io non lo voglio più.
Adesso va meglio: la psicologa è la mia salvezza, è il mio mare calmo e la mia ancora, perché si prende cura di me e culla questa vocina fino a farla addormentare. Quando la vocina torna mi fa sentire sola, mi isola, soffoca me e la mia anima piena di voglia di fare, scherzare, piena di emozioni e sentimenti. La fa diventare cupa, triste, sola e sconsolata: so bene che non mi appartiene.
Caos, Confusione, Paura, Angoscia e Ansia riportano a galla la vocina, che mi spreme l’anima fino a farmi essere un pallino minuscolo ed insignificante in tutto l’universo, con grande bisogno di amore, di tenerezza e attenzioni.
La forza di uscire dai disturbi alimentari
Oggi so che io posso trovare la svolta, so che posso tornare a camminare con le mie gambe e che dovresti provarci anche te, ad essere superiore rispetto a quella voce, quel mostro o quell’immagine negativa che ti separa dal tuo corpo e ti lascia a guardare, senza reagire. Spero che tu un giorno senta quella sveglia, che ti faccia alzare dal letto con le redini in mano per dare un senso alla tua vita. Lo auguro a chi, come me, sta passando questo. Non sei debole, sei forte e devi mettercela tutta. Io ci sto ripassando, ma in punta di piedi e sono sicura che passerà.
Spesso ci saranno momenti bui, momenti in cui si pensa di non uscirne mai, momenti di paura, di ansia e di angoscia: ma passano. I Disturbi Alimentari ci lasceranno.
Io voglio ancora riprovare l’ebbrezza di riaprire le ali e volare avanti, senza guardare a quello che è e quello che è stato, perché so che quando passerà, sarà tutto una meraviglia.
Sento la vera me, che sta cercando di urlare per farsi sentire nonostante le grida della vocina, la vocina dei miei Disturbi Alimentari. Ma io non mi arrendo,voglio scoprire che voce abbia quella piccola parte di me che sta chiedendo aiuto, che potrebbe diventare grande e ritornare più forte di prima.
L’articolo è stato scritto da S. M., che ha raccontato la sua storia