Animenta racconta l’Anoressia Nervosa: la storia di Ilaria

Animenta racconta l'Anoressia Nervosa: la storia di Ilaria

Ripercorrere la propria storia di vita è un compito molto difficile. Cercare di riordinare gli eventi e i pezzi in maniera cronologica non è semplice. Capire da dove tutto è partito è un lavoro di profonda investigazione. Potrei dire che il tutto nasce con me, potrei dire che il tutto nasce nel 2020, in concomitanza con la pandemia, ma in realtà tutto nasce nell’autunno del 2021, quando mi sono trasferita in Spagna per seguire il mio sogno. È da lì che, bottoncino dopo bottoncino, mi sono avvicinata all’anoressia nervosa.

I cambiamenti

Sono sempre stata una bambina molto fissata con l’aspetto fisico. Già all’età di 6 anni guardavo il corpo delle mie compagne di classe cercando di capire chi fosse più magra. Ho sempre avuto questo istinto involontario di affidare me stessa a ciò che vedo con i miei occhi, a ciò che tocco, a ciò che è reale. E il mio corpo è l’unica cosa che ho sempre potuto vedere in modo chiaro e costante. 

Nel gennaio del 2020 torno in Italia, causa Covid, dopo aver vissuto per un periodo in Spagna e mi trasferisco a Treviso. Noto che, pur essendo stato il periodo più felice della mia vita, il mio corpo era cambiato: ero ingrassata. Decido di perdere quei chili in più, ma la situazione, senza troppa fatica e senza rendermene conto, sfugge un po’ mano. Nel giro di 3 mesi il mio corpo cambia di nuovo, drasticamente. La situazione rimane comunque stabile, fino all’ottobre del 2021. 

È in questo periodo che mi trasferisco nuovamente in Spagna per studiare. Sono sola, in un nuovo paese, con una lingua nuova, in una casa nuova. All’improvviso, inizio a soffrire di attacchi di panico, ansia, insonnia e agitazione. Le mie giornate sono composte da crisi  e pianti continui. Sentivo di non essere più in grado di controllare niente della mia vita, nessuna singola e minima cosa. Non mi rendo conto della situazione, non capisco che c’è qualcosa che non va, ma procedo per la mia strada. Ero lì per studiare, dovevo portare a termine il mio percorso: avevo questo obiettivo e dovevo raggiungerlo.

Mai avrei potuto immaginare quello che sarebbe successo nei mesi a seguire. 

La svolta e le diagnosi

È febbraio 2022, in piena sessione: sei esami in due settimane. Non riuscivo più a studiare, a stare con i miei compagni di corso, a concentrarmi. Ogni volta che aprivo il libro iniziavo a piangere, ero terrorizzata, non capivo cosa mi stesse succedendo. Ora so che c’erano i demoni dentro di me, che c’era qualcosa che viveva al posto mio. Sentivo di non essere collegata al mio corpo. La mia testa e le mie azioni non combaciavano mai. 

Il peggior momento della mia vita si presenta una domenica pomeriggio. Stavo pulendo la mia stanza e all’improvviso, senza nessun motivo apparente, ecco un attacco di panico. Mi dimenavo, urlavo, piangevo, non capivo dov’ero, chi ero, cosa stavo facendo, chi mi stava comandando. Mia mamma mi ha salvata. Mi ha chiamata giusto nel momento peggiore. Mi ha chiamata e ha sentito il terrore dall’altra parte del telefono, a 2000 km di distanza. Da quel giorno è cambiato tutto. 

Il giorno dopo ho preso un aereo e sono tornata a casa mia, a Vicenza, dalla mia famiglia, da cui sono scappata per una vita intera. Il posto che non volevo più vedere era diventato l’unico posto in cui volevo stare. 

Diagnosi psichiatrica: depressione acuta. 

Non capivo, non ero pronta, non lo accettavo, non mi rendevo conto, stavo male. Tutta questa perdita di controllo nelle più minime azioni esplode, si riversa nell’unica cosa che sapevo controllare. Il cibo. 

Diagnosi: anoressia nervosa. 

L’anoressia nervosa: cosa ha comportato?

Razionalmente? Non ero più io: non ero più nessuno, non avevo una vita sociale, non uscivo più, non avevo nessun tipo di interesse, era tutto nero. Tutto girava intorno al cibo e al peso, la bilancia era la mia migliore amica. Fit check, body check, digiuni, attività fisica compulsiva, specchi, lassativi, medicine, farmaci.

Eppure, l’anoressia nervosa era l’unica cosa che mi faceva sentire viva. Vedevo il mio corpo diventare sempre più piccolo, sempre meno pesante, occupavo sempre meno spazio. Ero felice, mi sentivo forte. Non mangiavo e la mia testa mi continuava a dire che era giusto così, che solo così sarei potuta essere felice. Perché la felicità dipendeva dal numero che vedevo ogni giorno sulla bilancia, dalle ossa che sentivo sul mio corpo, dalla stanchezza. Stavo soffrendo e mi piaceva. Stavo soffrendo, stavo perdendo tutto, ma per me l’unica cosa che contava era dimagrire, dimagrire e ancora dimagrire. 

La paura del futuro, dell’abbandono, di fallire, di perdere le mie persone e la costante sensazione di non essere nessuno mi tormentavano. Ma l’anoressia nervosa mi dava tutt’altro: mi dava la forza di sentirmi viva. Io, pur essendo morta, ero viva grazie all’anoressia. 

Tutte le mie emozioni, tutte le mie sensazioni, tutte le mie mancanze si mostravano nel mio rapporto col cibo. Non mi importava stare bene: mi stavo consumando, ma non mi importava. 

Nel centro per guarire dall’anoressia nervosa

Dopo essere entrata al Centro dei disturbi Alimentari dell’ospedale di Vicenza, dove sono tuttora in cura, ho iniziato piano piano a recuperare peso e a migliorare il rapporto con il cibo. Ma la mia migliore amica è ancora nella mia testa, compromette ancora tutti gli aspetti della mia vita. 

Il centro è stato ed è la mia salvezza. Se non avessi chiesto aiuto non voglio immaginare dove sarei in questo momento. Ho trovato delle persone che mi ascoltano, che mi vogliono bene, che mi aiutano, che non mi giudicano e che mi rispettano. I miei medici sono il mio punto fondamentale, sono le uniche persone che voglio vedere e di cui mi fido, sono le uniche persone che mi capiscono. Ma non sono molto brava a seguirli e ho paura di stare senza di loro.

L’anoressia nervosa e la sua comprensione

Ho da poco compiuto 24 anni e dovrei essere nel fior fiore della mia vita, facendo progetti pieni di ambizioni e di speranze. Invece, spesso, mi ritrovo ad essere ancora legata ai pensieri disfunzionali della malattia. 

Mi rende molto triste il fatto che queste malattie non siano conosciute e rispettate. Le malattie mentali sono le più invisibili e sono difficili da comprendere. 

Da un lato, spero per il mondo che nessuno riesca mai a capirle, perché solo chi ne soffre sa di cosa si parla. Ma, dall’altro lato, è importante che chiunque si informi, capisca e sappia che queste malattie esistono, che sono una lotta giornaliera usurante. Questo perché si tratta di una lotta interna, di uno scontro con la nostra persona. Conoscersi e accettarsi non è semplice, ma è fondamentale per guarire. 

Così come è fondamentale comprendere che la nostra migliore amica ci sta facendo del male: è il nostro diavoletto, è il nostro sosia cattivo che si innesca dentro di noi e non ci lascia più andare. È una dipendenza ed è per questo che è difficile abbandonarla. 

Vedere la speranza oltre l’anoressia nervosa

Vedere le persone che si godono la vita e non se la rovinano per voler controllare una cosa naturale come l’alimentazione e il corpo è bellissimo. Sono contenta per tutte quelle persone che non soffrono di un DCA, sono contenta quando vedo che le persone intorno a me sanno divertirsi. 

Per noi malati è così difficile accettare la diagnosi che lasciarla andare per sempre fa tanta paura. Perché la malattia ti impedisce di fare tante cose, ma è la scusa più forte che ci sia per non affrontare le paure, per non affrontare i problemi. Io soffro di anoressia e depressione: la paura di vivere e affrontare il mondo è per me molto più forte e stressante rispetto al posto sicuro (che sicuro non è) che mi da la malattia. 

Sono convinta che prima o poi reagirò nella maniera giusta: ci vuole tempo, tanto, forse troppo, ma la malattia si può superare. 

L’amore che ci manca e ci è mancato lo dobbiamo dare a noi stessi. La fame che abbiamo di questo sentimento ci ha portato a tutto questo perché non lo potevamo trovare da nessuna parte. Ma se lo cerchiamo e lo troviamo dentro di noi nessuno mai potrà togliercelo. 

Se mi amo posso guarire. Se l’amore che nessuno mi da lo trovo in me stessa, posso guarire. Tutta la negatività che proviamo ha un altro lato: c’è ancora tanto da scoprire e da conoscere. Ma se abbiamo solo conosciuto le parti brutte e malate di questo mondo vuol dire che, anche se a volte nascoste, ce ne sono anche di belle. 

E, soprattutto, non siamo sol* nella ricerca di questa bellezza, di questa vita. Possiamo sostenerci a vicenda.

L’articolo è stato scritto da Ilaria, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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