Cosa c’è da sapere su DCA e sport: una guida per professionist* 

cosa sapere su dca e sport

Negli ultimi anni circa 3,5 milioni di persone, pari al 6% della popolazione, soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Il numero di casi risulta essere sempre crescente, soprattutto in seguito alla pandemia Covid-19. L’età più a rischio per l’insorgenza di un DCA è tra i 15 e 25 anni,  periodo di vita di crescita definitiva e maturità di ciascun individuo. 

Il ruolo dei falsi miti

La diffusa inconsapevolezza che permane nel nostro Paese riguardo il rischio di ammalarsi di queste patologie, inoltre, rende evidente le difficoltà a cui si va incontro. Ci sono infatti molti miti da sfatare, dal momento in cui i disturbi alimentari risultano fortemente legati al contesto socio-culturale odierno. Pertanto, è fondamentale comprendere il ruolo dei mass media e dei nuovi linguaggi con cui questi falsi miti vengono comunicati, per capire la loro influenza e il loro ruolo. 

Da un lato, infatti, è stato  osservato che l’uso prolungato di piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo di DCA, a causa dell’esposizione a messaggi inneggianti la magrezza e al giudizio altrui. Dall’altro lato, tuttavia, questi social possono aiutare chi è ammalato a trovare supporto, grazie a gruppi e profili che promuovono il recovery e spingono per abbattere gli stereotipi sui DCA. 

Il ruolo del perfezionismo

Uno dei principali fattori di rischio che emerge attualmente dai canali social è la ricerca del perfezionismo. Ricordiamo che esso si manifesta in diverse forme, tra cui il perfezionismo orientato al risultato, alla prestazione e all’immagine corporea. Questa  predisposizione può portare a comportamenti disfunzionali, specialmente nei giovani, che si sentono spinti a conformarsi a ideali di bellezza spesso irraggiungibili. 

Nel mondo dello sport talvolta lo schema alimentare viene applicato in modo disfunzionale e inflessibile per ottenere un’ottima performance, oppure per mantenere un’immagine corporea perfetta. I disturbi alimentari nel* sportiv* sono problematiche che spesso vengono confuse con atteggiamenti di coerenza con la tipologia di attività sportiva svolta dall’atleta e spesso sfuggono all’occhio “non esperto”, salvo presentarsi con evidenti sintomatologie legate al peso o alla forma del corpo. 

In questo senso è importante che istruttori, preparatori, nutrizionisti, medici e allenatori facciano squadra e superino le ormai comuni diatribe in merito alle competenze professionali. 

Car* professionista: a cosa stare attent*

Solitamente, una delle metodologia meno efficaci da parte di un* professionista è , ad esempio,  il prefiggere un regime alimentare molto rigido ed escludere cibi anche se non espressamente vietati da un nutrizionista. Allo stesso modo, anche il parlare di continuo di alimentazione e preoccuparsi costantemente di quali cibi mangiare è un metodo poco efficace per ottenere dei risultati sani. Anzi, questi atteggiamenti possono condurre con maggiore probabilità allo sviluppo di disturbi aliemntari. 

Perciò risulta importante incoraggiare l* educator* sanitar* ad appoggiarsi alla ricerca. Serve documentarsi su ciò che porta effettivamente a un miglioramento della salute per i loro studenti rispetto a ciò che ‘sembra’ dover funzionare. Gli istruttori e le istruttrici non dovrebbero impegnarsi in discorsi sulla dieta di fronte ai propri studenti e studentesse: risultano essere potenti modelli di ruolo e, come tali, devono essere un esempio sano.

Lo sport e i DCA

La prevalenza di DCA è più alta negli atleti e nelle atlete. Ciò vale in particolare per il genere femminile e per gli sport “estetici”, in cui l’aspetto e l’apparenza esteriore hanno più valore rispetto ad eventuali performance sportive. 

Esiste una sindrome, definita “La Triade dell’atleta femmina”, costituita dall’associazione di comportamenti alimentari non salutari e disfunzionali e amenorrea, ovvero un’alterazione significativa del ciclo mestruale. Nella pratica di sport di resistenza essa si associa anche ad un calo ponderale e una bassa percentuale di massa grassa. Conseguentemente è possibile andare incontro ad una diminuzione della densità minerale ossea e maggior rischio fratture (oltre che a osteopenia o osteoporosi). 

Conoscere meglio corpo, fitness e DCA per aiutare

È quindi fondamentale trovare un protocollo, una possibilità d’intervento. Ad esempio, si possono sottoporre i soggetti a screening specifici per i DCA e coinvolgere l* psicolog* ed l* nutrizionista nel team sportivo.

Oltre a ciò, è importante educare allenatori/trici, preparatori/trici atletici/che e soprattutto tutti coloro che lavorano nelle palestre al tema dei DCA. Far conoscere queste patologie e le problematiche correlate permetterà di imparare a riconoscerle tempestivamente e aiutare chi soffre. Dunque, l’attività fisica deve rappresentare in primis un momento di condivisione ed unione. E come tale deve rappresentare un vantaggio sulla sfera psico-sociale ed emotiva delle persone con DCA, non un motivo in più di ricaduta.

L’articolo è stato scritto da Caterina, volontaria dell’Associazione

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