La diabulimia, nota anche come ED-DM1, è un Disturbo Alimentare che colpisce principalmente adolescenti e giovani adulti con diabete mellito di tipo 1, in prevalenza di sesso femminile. Questo disturbo si manifesta con l’omissione intenzionale delle dosi di insulina al fine di perdere peso o evitare l’aumento di peso. Nonostante non sia ancora riconosciuta come entità diagnostica autonoma, la diabulimia rientra tra i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione non specificati.
I sintomi della diabulimia
La diabulimia si manifesta con vari segnali d’allarme e sintomi sia emotivi che comportamentali, oltre a sintomi fisici specifici. Le persone che soffrono di diabulimia spesso mostrano una crescente trascuratezza nella gestione del diabete. Si possono notare variazioni estreme nella dieta, una forte ansia per il proprio aspetto corporeo e la limitazione di certi alimenti per ridurre il dosaggio di insulina. Tendono a evitare pasti in famiglia o in pubblico e spesso fanno esercizio fisico in modo eccessivo e rigoroso, modificando il loro pattern di sonno e allontanandosi dalla normale vita sociale.
I sintomi fisici includono un livello di emoglobina glicata di 9.0 o superiore (secondo i valori di riferimento il livello per un perfetto controllo del diabete si aggira intorno al 6.3). Possono verificarsi perdite di peso inspiegabili, attacchi frequenti di nausea e vomito, sete costante e minzione frequente, episodi multipli di chetoacidosi diabetica (DKA). Altri segnali sono livelli bassi di sodio e potassio, infezioni frequenti della vescica e candidosi, mestruazioni irregolari o assenti, visione offuscata, affaticamento e letargia.
Le conseguenze della diabulimia
Le conseguenze di questa malattia si dividono in effetti a breve e a lungo termine. L’elevato livello di zucchero nel sangue ha numerose conseguenze negative per la salute, tra cui un’alta probabilità di infezioni batteriche come lo stafilococco, in quanto la glicemia alta indebolisce il sistema immunitario. Anche la candidosi è comune, poiché l’eccesso di zucchero favorisce la crescita del fungo Candida, spesso nell’area vaginale.
La diabulimia può anche causare atrofia muscolare. Senza insulina, il corpo non può utilizzare il cibo per il consumo di energia e sfrutta quella proveniente dai muscoli per sopravvivere. Un’altra conseguenza serie della mancanza di insulina è la disidratazione. Inoltre, le donne possono sperimentare amenorrea o dismenorrea, poiché la malnutrizione riduce i livelli di estrogeni, interrompendo o rendendo irregolari le mestruazioni. La complicazione più grave è la chetoacidosi diabetica (DKA). Essa si verifica prevalentemente nel diabete mellito di tipo 1 e provoca sintomi come nausea, vomito e dolori addominali, e può evolvere fino a causare edema cerebrale, coma e persino decesso.
A lungo termine, l’elevata glicemia danneggia i vasi sanguigni e questo si manifesta spesso negli occhi, portando allo sviluppo di retinopatia e edema maculare.
Inoltre, le fibre nervose sono particolarmente vulnerabili e questo può causare disturbi gastrointestinali come diarrea cronica o costipazione. Anche i reni sono colpiti, con il rischio di malattie renali e insufficienza renale, mentre il fegato può sviluppare una steatosi epatica non alcolica, potenzialmente evolvendo in cirrosi. Il cuore è anch’esso a rischio, con il potenziale sviluppo di malattie cardiache.
I possibili trattamenti della diabulimia
Per affrontare efficacemente la diabulimia, o l’ED-DMT1, è essenziale rivolgersi a un’equipe multidisciplinare. Questo team dovrebbe includere un endocrinologo, un dietologo esperto sia di diabete che di Disturbi Alimentari, e un professionista della salute mentale specializzato in Disturbi Alimentari. La collaborazione tra questi specialisti è fondamentale per gestire i molteplici problemi interconnessi che caratterizzano questi disturbi.
In particolare, la strategia di elezione per il trattamento dei DCA è quella della terapia cognitivo comportamentale (CBT). Durante le sessioni di CBT, il paziente impara nuovi modi di pensare al proprio corpo, all’immagine corporea e al peso, nonché nuove strategie per affrontare lo stress psicologico e sociale che contribuisce ai comportamenti diabulimici. Inoltre, altre tecniche che hanno mostrato benefici nel trattamento di questi pazienti sono la psicoeducazione, il colloquio motivazionale e la mindful eating.
Guarire è possibile
In conclusione, la diabulimia rappresenta una complessa sfida medica e psicologica che richiede un approccio altamente specializzato. Affrontare questo disturbo non significa solo migliorare la gestione del diabete, ma anche comprendere e trattare le profonde radici psicologiche che lo alimentano. Il processo di guarigione richiede consapevolezza e comprensione e solo attraverso un approccio integrato da parte di vari specialisti è possibile offrire ai pazienti il supporto necessario per raggiungere una gestione sostenibile del diabete e un recupero autentico dal disturbo alimentare.
Se pensi di soffrire di Diabulimia o di un altro Disturbo Alimentare, o sospetti che qualcuno a te vicino ne soffra, cerca aiuto: non sei sol*.
L’articolo è stato scritto da Luna, volontaria dell’Associazione