Il termine “grassofobia” designa una forma di pregiudizio, avversione e discriminazione nei confronti delle persone sovrappeso, dovuta a una paura irrazionale del grasso corporeo. Tale fenomeno si esprime attraverso stereotipi negativi e atteggiamenti sociali discriminatori e stigmatizzanti. La grassofobia affonda le proprie radici in credenze culturali che collegano la magrezza alla bellezza e al successo e disprezzano il grasso corporeo, associando il peso a caratteristiche morali e al valore personale.
Come si spiega nell’articolo “Your guide to understanding and combating fatphobia”, pubblicato sul blog di All About Obesity, la grassofobia non sempre si manifesta attraverso critiche verbali o di altro tipo. Ciò distingue la grassofobia dal fat shaming, ovvero il comportamento di chi deride o insulta una persona sovrappeso con l’obiettivo di costringerla al silenzio e alla sottomissione. In altre parole, il fat shaming costituisce una forma di discriminazione più esplicita rispetto alla grassofobia, che comporta una paura e un atteggiamento di rifiuto nei confronti delle persone grasse e del grasso in generale.
Tuttavia, la grassofobia può comunque sfociare nel body shaming a causa dello stigma sul peso ampiamente diffuso nella nostra società. Tale stigma è sostenuto, rafforzato e perpetuato dalla cultura della dieta e della perdita di peso, che, sfruttando soprattutto i media, raffigura il grasso corporeo come un difetto da correggere. Secondo All About Obesity, il primo passo per combattere la grassofobia consiste nell’analizzare il pregiudizio e lo stigma legati all’obesità con l’obiettivo di comprenderli.
Grassofobia: come si manifesta?
La grassofobia può esprimersi in diversi modi e manifestarsi in numerosi ambiti della vita quotidiana. Per esempio, il fenomeno è presente nelle rappresentazioni mediatiche e nella moda; inoltre, può manifestarsi nelle relazioni e nel contesto lavorativo, scolastico e medico.
- Media. Sebbene i movimenti che promuovono l’accettazione di tutti i tipi di corpo stiano acquisendo forza, la grassofobia è ancora evidente nelle rappresentazioni mediatiche: le modelle con corpi molto magri e il modo in cui la magrezza viene associata alla bellezza, alla popolarità e alla felicità costituiscono dei chiari esempi. Questo standard irrealistico cataloga le tipologie di corpo che non rientrano nell’ideale prescritto come indesiderabili e “diverse”.
- Moda. Anche il settore della moda spesso si rivela poco inclusivo nei confronti delle diverse tipologie di corpo. Secondo una ricerca condotta nel Regno Unito, il 75% delle donne “odia” fare shopping nei negozi a causa della scarsa disponibilità di taglie per corpi non conformi allo standard. Dallo studio emerge che solo una donna su dieci “ama” fare acquisti nei negozi, mentre molte donne (il 67%) sono scoraggiate dalle difficoltà che incontrano nella ricerca di abiti di taglia XL o superiore. Non offrendo opzioni per i corpi più grandi, i marchi di abbigliamento rifiutano implicitamente questa fetta di acquirenti.
- Relazioni. Nelle interazioni quotidiane, spesso la grassofobia si manifesta attraverso etichette e commenti giudicanti o offensivi che riflettono una percezione negativa del corpo grasso. Per esempio, quando esprimiamo giudizi su corpi sovrappeso o ci complimentiamo con una persona perché ha perso peso, come se la grassezza fosse intrinsecamente negativa, adottiamo, più o meno inconsapevolmente, atteggiamenti grassofobici. La fobia del grasso corporeo può esprimersi anche nel contesto dei rapporti affettivi. Infatti, la grassezza spesso è considerata poco attraente o inaccettabile, e l’attrazione verso i corpi sovrappeso è ritenuta insolita e fuori dalla norma.
- Posto di lavoro. Nel contesto lavorativo, le persone sovrappeso possono essere vittime di stigmatizzazione e discriminazione. Infatti, gli individui affetti da obesità possono essere penalizzati nell’ambito delle assunzioni, delle retribuzioni e delle promozioni.
- Scuola. Nelle scuole, bambini e adolescenti possono subire atti di bullismo in cui vengono derisi a causa del loro peso. Oltre a ciò, gli alunni sovrappeso possono essere soggetti a un trattamento meno favorevole da parte degli insegnanti. Tali comportamenti influenzano negativamente il benessere emotivo e l’autostima di chi ne è vittima. Inoltre, in uno studio di Sahoo et al. si afferma che “l’obesità infantile […] è associata anche a uno scarso rendimento scolastico e a una minore qualità della vita del bambino”.
- Ambito medico. Secondo uno studio di Phelan et al, molti professionisti sanitari adottano atteggiamenti grassofobici nei confronti delle persone con obesità. Il pregiudizio sul peso può portare a diagnosi errate e a cure di qualità inferiore per i pazienti affetti da obesità, i quali vengono considerati pigri o privi di disciplina.
Cinque modi per combattere la grassofobia
Nell’articolo di All About Obesity precedentemente citato vengono proposte cinque strategie per affrontare ed eliminare la grassofobia:
- Un primo passo fondamentale consiste nel prestare attenzione al linguaggio, evitando qualsiasi commento o giudizio basato sul peso. La verità è che spesso non sappiamo cosa stanno passando le altre persone. Per questo, è importante trattarle con gentilezza ed empatia, abbandonando i commenti sul peso e restituendo loro la libertà di essere esattamente come sono.
- In secondo luogo, è importante difendere sé stessi e gli altri dai comportamenti scorretti. Ricordiamo che ogni essere umano ha diritto al benessere psicofisico e merita di essere trattato con dignità e rispetto. Quindi, se qualcuno che conosciamo dimostra di avere un pregiudizio sul peso e adotta comportamenti stigmatizzanti, è fondamentale farglielo notare e chiedergli di smettere.
- La terza strategia prevede di contrastare la propria grassofobia. Tutti formuliamo giudizi negativi su noi stessi, ma se la nostra tendenza a criticarci si estende alle altre persone, portandoci a commentare costantemente i corpi altrui, dobbiamo mettere in discussione il nostro modo di pensare. Nessuno di noi è un oggetto da esaminare e giudicare, e non lo sono nemmeno gli altri. Questa è la nostra opportunità di dare il buon esempio.
- Un ulteriore passo fondamentale consiste nell’imparare ad apprezzare, e poi ad amare, il nostro corpo. È un percorso difficile, soprattutto se abbiamo passato anni a disprezzare il nostro aspetto e a criticarci in ogni occasione. Tuttavia, è uno dei traguardi più importanti che possiamo raggiungere. Iniziamo con l’apprezzare un piccolo dettaglio e pensiamo al motivo per cui ci piace quella parte del nostro corpo. Dopo aver fatto questi piccoli passi, sarà il momento di compiere passi più grandi, come accettare le parti del nostro corpo che tendiamo a nascondere. Questo processo potrebbe richiedere più tempo, ma non dobbiamo demordere. Parte della lotta alla grassofobia consiste nell’abbattere il suo dominio sui nostri pensieri, imparando ad apprezzare e ad amare noi stessi, compreso il corpo che abitiamo in questo mondo.
- Infine, è essenziale diffondere informazione e consapevolezza sul tema della grassofobia. Quest’ultima, essendo una forma di pregiudizio, esiste prima di tutto nella mente delle persone. E poiché nessuno di noi nasce con la paura dei corpi grassi, occorre cercare di cambiare questi pensieri. Un modo per farlo è condividere risorse, come blog e articoli, per aiutare le persone a capire non solo che la grassofobia esiste, ma anche quali possono essere le sue conseguenze. Più aumentiamo la consapevolezza, più possibilità abbiamo di combattere il fenomeno.
“Come crescere bambinə meno grassofobichə”: il post di Marianna The Influenza
In un contenuto Instagram intitolato “Come crescere bambinə meno grassofobichə”, la content creator e divulgatrice Marianna Kalonda Okassaka (in arte Marianna The Influenza) offre ulteriori spunti di riflessione interessanti. Il post si rivolge soprattutto alle figure genitoriali e propone quattro modi per evitare di insegnare la grassofobia ai bambini e alle bambine:
- “Non commentare il corpo di unə bambinə in sua presenza”. Commenti di questo tipo, soprattutto se associati a espressioni di approvazione o disapprovazione, trasmettono al/la bambino/a l’idea che il suo corpo rappresenterà un fattore per ottenere l’approvazione o la disapprovazione del genitore.
- “Non fare discorsi sul peso e sul corpo, anche se è il tuo, di fronte allə bambinə”. Altrimenti, il/la bambino/a penserà che sia normale parlare di questi argomenti e attribuirà un’importanza centrale al corpo e al peso, che potrebbero trasformarsi in un’ossessione.
- “Non fare commenti di fronte allə bambinə sul corpo di altre persone o di altrə bambinə”. Se costantemente esposto/a a commenti sui corpi altrui, il/la bambino/a normalizzerà questo comportamento e lo attuerà a sua volta.
- “Non associare approvazione alla magrezza, dellə tua bambin/ə o di quella di altrə”. Questa associazione trasmette il messaggio che sia giusto esprimere giudizi sui corpi altrui e che un corpo riceva approvazione solo se magro.
Combattere un fenomeno così ampiamente diffuso e profondamente radicato nella nostra società come la grassofobia è complesso. Tuttavia, il processo può essere scomposto in piccoli passi e ciascun individuo può contribuirvi nella propria quotidianità. Acquisendo e diffondendo consapevolezza, analizzando e modificando i propri comportamenti e invitando le altre persone a fare lo stesso, ciascuno di noi può partecipare alla creazione di contesti sociali, lavorativi, scolastici e familiari più inclusivi, in cui ogni tipo di corpo sia accolto e trattato con educazione, empatia e rispetto.
L’articolo è stato scritto da Sofia, volontaria dell’Associazione