Il tema della riabilitazione nutrizionale nei DCA

Questo articolo ha l’obiettivo di approfondire il tema della riabilitazione nei Disturbi della Nutrizione e Alimentazione (DNA), più comunemente conosciuti come Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Ne abbiamo parlato con il Dott. Mario Russo e la Dott.ssa Viviana Valtucci (conosciuti su Instagram come @oltreladieta), dietisti specializzati in disturbi alimentari, Dottori in psicologia clinica e fondatori dell’Associazione ADEPO.

In che cosa consiste l’intervento di un professionista della nutrizione che prende in carico un paziente che soffre di un disturbo del comportamento alimentare? (Quali fattori tiene in considerazione?)

L’esperto in nutrizione ha un ruolo fondamentale. Spesso può essere il primo professionista che riceve richieste d’aiuto “implicite” da parte di chi soffre di un DCA (ad esempio “voglio una dieta, voglio dimagrire/modificare il mio corpo/ cambiare la mia alimentazione). Chi è formato nel loro trattamento, grazie alle competenze acquisite, può contribuire al riconoscimento precoce di un DCA. E questo può accadere anche in persone che non ne sono ancora consapevoli così da orientarle verso una maggiore consapevolezza e percorso di cura adeguato. 

Se invece la richiesta d’aiuto è esplicita, ovvero la persona è consapevole di soffrire di un disturbo alimentare o ha già ricevuto una diagnosi, il professionista della nutrizione accoglierà la persona nella sua interezza (ovvero NON come un corpo che pesa tot kg e assume/consuma tot chilocalorie, ma in quanto persona unica che ha un proprio vissuto). Farà dunque un’anamnesi dettagliata e completa con un focus sul rapporto che la persona vive con cibo/peso e corpo. Analizzerà la richiesta d’aiuto e orienterà di conseguenza ai passaggi successivi. A seconda del livello di cura in cui opera (ad esempio ambulatoriale o residenziale) e se incontra la persona in prima visita o secondariamente ad un invio, si interfaccerà con l’équipe multidisciplinare con cui collabora per accompagnare la persona, un passetto per volta, nel percorso di riabilitazione nutrizionale più utile in quella fase.

Che cosa si intende con il termine “riabilitazione nutrizionale”?

“Riabilitazione nutrizionale” significa attivare o riattivare le abilità e le risorse della persona per consentirle di ricostruire o costruire da capo il proprio personale equilibrio con cibo, peso e corpo. Significa permetterle, un passetto per volta, di acquisire nuovi strumenti e capacità per affrontare le difficoltà alimentari causate dal disturbo alimentare. Significa imparare a rispettare i propri bisogni e fabbisogni che tengono conto non solo degli aspetti fisiologici, ma anche degli aspetti emotivi, sociali e culturali legati all’alimentazione. 

A seconda del livello di cura necessario per la persona, alla gravità della patologia, all’eventuale compromissione psico-fisica, alle comorbidità e alla fase che si sta attraversando, si può intervenire con modalità diverse.

Noi ci occupiamo della riabilitazione nutrizionale in contesto ambulatoriale. Facciamo dunque riferimento alle “Linee di indirizzo nazionali per la RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE nei disturbi dell’alimentazione”. Si tratta di un importantissimo documento per tutti i professionisti sanitari che si occupano della terapia dei DCA (Quaderni del Ministero della Salute – n.29, Settembre 2017). In questo documento viene sottolineato che l’approccio nutrizionale che l’esperto in nutrizione formato adotterà, non deve basarsi sul modello dietetico-prescrittivo, ma basarsi su approcci combinati e integrati quali:
– counseling nutrizionale rivolto al paziente e ai familiari;
– tecniche di educazione terapeutica;
– procedure motivazionali e comportamentali (come ad esempio i pasti terapeutici assistiti);
– procedure come il Training di Familiarizzazione con il Cibo TFC, il coping, la desensibilizzazione graduale, il distanziamento, il problem solving;

Queste procedure sono valide per tutti i disordini dell’alimentazione.

Dunque, la riabilitazione alimentare consiste in una serie di strategie orientate a migliorare non tanto il cosa mangiare e il quanto mangiare ma il COME MANGIARE. L’attenzione è rivolta alla MODALITÀ DI ASSUNZIONE DEL CIBO, dato che questo aspetto è sempre compromesso nelle persone che soffrono di un disturbo alimentare.
 

Perché è importante (fondamentale) che il professionista che prende in carico il o la paziente abbia una formazione specifica per il trattamento dei DCA?

È fondamentale che tutti i professionisti sanitari che vogliono occuparsi della terapia dei DCA abbiano una formazione specifica per il loro trattamento. Oltre ad essere fortemente raccomandato da tutte le linee guida internazionali, è necessario acquisire non solo conoscenze specifiche, ma anche competenze e, aggiungiamo, caratteristiche personali. La formazione universitaria, da sola, non è sufficiente nel preparare un futuro professionista sanitario alla cura dei DCA. È necessario approfondire, attraverso master e corsi di formazione specifici, un continuo aggiornamento, confronto, pratica ed esperienza. I DCA sono patologie molto complesse e non si smette mai di imparare. Il professionista sanitario, sia esso medico, psicologo, nutrizionista, tecnico della riabilitazione psichiatrica, infermiere o educatore, deve tenerne conto. Alla complessità della patologia si aggiunge la complessità dell’individuo che ne soffre, dunque a queste due complessità si deve necessariamente rispondere con gentilezza, con umiltà, con competenze specifiche e con un lavoro costante su di sé per poter imparare ad accogliere la persona, gestire le difficoltà e la relazione terapeutica, essere umani ed empatici.

In che modo il suo lavoro va ad integrarsi con quello degli altri professionisti dell’equipe, per costruire quello che è un approccio multidisciplinare?

Prendendo in prestito le parole della dottoressa Di Lauro, psicoterapeuta con cui collaboriamo, il lavoro di equipe è “un lavoro artigianale a più mani”, comprese quelle del paziente, che viene ritenuto parte integrante della squadra. 

Le riunioni, l’aggiornamento, la formazione in comune, il confronto continuo sono fondamentali, perché consentono una terapia non frammentata dove il corpo viene mandato da una parte a curarsi e la testa da un’altra (a frammentare la persona ci pensa già la patologia), ma è una terapia effettivamente integrata. I professionisti dell’equipe si accordano in anticipo con un costante aggiornamento reciproco sui passetti terapeutici da affrontare nei diversi percorsi, è collaborativa, e si condividono conoscenze nel rispetto delle proprie competenze. In un’equipe multidisciplinare integrata non esiste un professionista più importante dell’altro, tutti lavorano insieme e al centro della cura c’è il paziente.

Quali sono gli obiettivi – a breve e a lungo termine?

La riabilitazione nutrizionale è una procedura di tipo collaborativa ed educativa, in cui la persona ha un ruolo centrale e attivo, è co-creatrice della propria guarigione e del proprio benessere. Gli obiettivi sono sempre molto personalizzati, si lavora attraverso il training di familiarizzazione con il cibo, i pasti terapeutici assistiti, laboratori esperienziali ed educazione terapeutica. In maniera generale possiamo raggrupparli in:

– Riscoperta delle proprie necessità fisiologiche, differenziazione da quelle emotive, e accoglienza di entrambe;

– Acquisizione di nuove abilità, conoscenze e competenze nutrizionali (ad esempio attraverso l’educazione alimentare, riconoscimento della “diet culture” e decostruzione di credenze distorte, manipolazione del cibo, laboratori del gusto ed esperienziali);

– Si affrontano progressivamente le paure legate al raggiungimento di un peso naturale e alle sue fisiologiche variazioni, e le paure legate alla costruzione di un’alimentazione soddisfacente;

– Desensibilizzazione graduale e collaborativa dai cibi fobici (esposizioni concordate ad intensità crescente);

– Rafforzamento dell’autoefficacia;

– Riduzione della restrizione dietetica e cognitiva;

– Conoscenza di sé e dei propri gusti personali attraverso una sperimentazione diretta e continua;

– Interruzione progressiva dei comportamenti alimentari disfunzionali, dei rituali associati, delle condotte di compenso e della sintomatologia correlata;

– Rinforzo dell’assertività e delle capacità di scelta liberi dai condizionamenti della malattia.

L’articolo è stato scritto insieme al Dott. Mario Russo e la Dott.ssa Viviana Valtucci di @oltreladieta

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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