Per tutta la mia vita sono stata diversa dagli altri.
I vestiti che indossavo erano più grandi, dovevano coprirmi, nascondermi, anche se era impossibile non notarlo: ero una bambina e poi un’adolescente grassa. Mi prendevano in giro da una vita per questo e avevo iniziato anche io a guardarmi con disprezzo, come avevano sempre fatto gli altri. Ho sempre voluto dimagrire, quel corpo non era mai stato casa mia.
Così, una volta conseguita la maturità nell’estate del 2016, ho iniziato a esercitare un controllo maggiore sulla mia alimentazione. Ho continuato così per praticamente un anno. Anno in cui dal niente mi capitava di scoppiare a piangere anche in pubblico all’università perché mi cadeva lo sguardo sulle mie cosce, o avevo crisi di panico davanti a un piatto di pasta. Il cibo dall’essere ciò con cui riempivo i miei vuoti emotivi era diventato il mio nemico. Andavo a cena fuori con gli amici e li guardavo mangiare la pizza mentre io non prendevo niente.
La situazione mi stava sfuggendo di mano e proprio nel settembre di quell’anno mi sono rivolta ad un nutrizionista con l’intento di perdere ancora qualche chilo e di mirare ad un mantenimento. L’obiettivo era di amare di nuovo il cibo, amare me stessa e avere la certezza che il corpo di quella ragazza di tanti chili fa non mi sarebbe mai più appartenuto per il resto della mia vita, costasse quel che costasse.
A un certo punto, mi era stato dato l’obiettivo di perdere gli ultimi due chili, quelli che proprio non volevano andarsene.
Non andavo spesso a cena fuori, mangiavo anche meno di quello che mi era consentito, non mi concedevo niente ed avevo iniziato ad andare con maggiore regolarità in palestra (nonostante l’università mi impegnasse tutto il giorno tutti i giorni).
Una mattina non riuscivo a vestirmi per i crampi della fame, sudavo mentre avevo freddo, non avevo energia, mi veniva da piangere. Stavo male e mi sentivo in colpa per il solo fatto di avere fame e non volevo mangiare. Il cibo, anche se avevo ripreso ad assumerlo, era ancora un mio nemico.
E poi? Poi c’ero riuscita: avevo perso quei due chili. E adesso?
Adesso avevo la paura che se non avessi mantenuto un controllo maniacale e costante di quanto e cosa mangiavo, sarei tornata esattamente com’ero: grossa, ma in un modo quasi paradossale, invisibile agli altri. Se mi guardavo allo specchio infatti era quello che vedevo: la ragazzina con 30 chili in più.
Arrivò il 2018
Così negli anni, dal 2018 in poi, non ho fatto altro che affidarmi a tutti i nutrizionisti della mia città per poter mantenere quel peso, quella forma fisica, per restare in salute. E lì si celava un problema che mi accompagna ormai da anni, un problema ben più nascosto, uno di quelli che si camuffa talmente bene da non sembrare un problema, anzi, sembra qualcosa da ammirare.
Eppure dipendere prima dalle app contacalorie, poi dagli schemi dei vari nutrizionisti, non era sano.
Ma io non lo sapevo.
Ortoressia: nessuno lo sa, ma anche l’eccesso di salute è malattia. Il cibo diventa bianco o nero, buono o cattivo, non esistono le scale di grigi. Il sale, l’olio in cottura, l’avere un piatto sempre bilanciato dal punto di vista nutrizionale diventano i pensieri costanti e martellanti ogni giorno. Se mangio X, allora non posso mangiare Y e se oggi bevo W, allora non potrò mangiare Z (certo, perché non posso trascurare neanche ciò che bevo).
Sono passati anni, tanti e troppi anni, prima di vederlo, prima di riconoscere che pesare una zucchina non poteva essere sano per me, ma ora lo so. Ora so che anche questo è un problema. Chi l’avrebbe mai pensato che una bambina che faceva merenda solo con pane e nutella sarebbe finita così? Eppure esisto, ci sono.
E ora è una sfida costante, non è facile, ma sono determinata a riprendere il controllo della mia vita esattamente facendo il suo opposto: perdendo il controllo su ciò che mangio. La vita è altro. La vita non è il cibo che ho davanti, ma le persone che siedono attorno a me a tavola, le persone con cui condivido una serata, un momento speciale della mia giornata.
La vita non è la pizza nel piatto: la vita è ciò che le fa da contorno.