Opale: un evento, tante voci

opale: un evento, tante voci

Lo scorso mese, tra le vie della meravigliosa Roma, un teatro si è riempito di persone. È andato in scena Opale, l’evento di sensibilizzazione sui DCA organizzato da Animenta.

In seguito a questo evento, ci siamo chiest* quali fossero le opinioni, ma ancora di più le emozioni, che hanno provato le persone che hanno partecipato allo spettacolo in varie forme e modalità. E quindi, eccoci qua, ad ascoltare ancora una volta le voci di chi è con noi e che è stato con noi in questo giorno speciale.

La voce di Chiara: una volontaria in prima linea

Partecipare come volontaria a Opale ha significato unione. Tra di noi, è nato qualcosa di unico, per organizzare ciò che è stato creato. Perché i disturbi del comportamento alimentare sono importanti tanto quanto le malattie fisiche, quindi dedicare una giornata a questo tema è stato per me, e so anche per altr*, molto significativo.

La voce di Stefania: da un’altra città per assistere e supportare

Opale è come quando cresci, vai a vivere per i fatti tuoi, sotto un altro tetto, e un giorno torni nella prima abitazione che hai chiamato “casa”. Quella che chiamerai “casa” anche fra dieci anni, tra dieci tetti, tra dieci te. 

Guardi le pareti che qualcuno ha dipinto di altre storie e gli chiedi da che parte si cerca ora l’orizzonte. Vorresti dire che già sai chi vive dietro la collina, ma dopo tutto questo tempo la collina nessuno la vede più. Perché ci sono un sacco di alberi con un sacco di foglie verdissime. 

Capisci che qualcuno si è preso cura di quei semi che tantissimi giorni fa hai lasciato qua e là lungo il cammino. 

Guardi le cartoline colorate che ti chiedono come stai e le ragazze vestite da pinguino che sfrecciano tra le file di velluto rosso del teatro.

Capisci che qualcuno rinnova ogni secondo la tua stessa promessa di crederci.

Io non lo so se sia vera quella cosa che quando vai via qualcuno lascia sempre un po’ la porta socchiusa perché così se vorrai tornare potrai entrare anche senza chiavi.

Ma so che ci saranno un treno che attraversa chilometri di cieli grigi e una cacio e pepe che ti ricorderanno che nel posto in cui hai scoperto che anche tu puoi avere un posto potrai tornare a casa per sempre. 

E che appena sveglia avrai voglia di sorridere anche con tre ore di sonno.

Opale è quella voce.

No, non quella. L’altra.

Quella che ti ricorda perché lo fai. Quella che ti ricorda che sei questo e non forse non c’è altro che tu voglia essere.

Quando ti chiedono se il posto accanto al tuo è libero, vorresti rispondere che sarà sempre libero. 

Quella voce che ti dice che è successo di nuovo. Che non puoi far altro che sederti costantemente accanto a chi ha la pelle sottile come la tua e ancora non lo sa. Ancora non lo sa quanta vita può passarci attraverso. 

Ancora non lo sai quanta vita va difesa. Ma sai tutta la fragilità che vuoi proteggere.

Opale sono tutte le persone che lo sanno che piove dentro, ma hanno comunque paura della pioggia.

Tutte quelle persone che il 16 marzo sono entrate al Quirino senza ombrello. 

Sembrava salsedine, sembrava Battisti, sembravano glicini.

Tutti insieme fradici di speranza sotto lo stesso palco.

La voce di Francesca: dai social ad intervistatrice

Essere parte di Opale al Teatro Quirino è stata un’esperienza profondamente significativa. Quando, qualche settimana prima, mi è stato chiesto di intervistare Marina Cuollo, ho capito subito l’importanza di quel momento: affrontare pubblicamente un tema tanto importante quanto troppo trascurato, quello della rappresentazione dei corpi non conformi. 

Salire sul palco mi ha fatto sentire responsabile: di facilitare una riflessione collettiva, di rendere questi argomenti chiari per tutti, di lasciare un piccolo segno in chi era seduto lì di fronte. Mi sarebbe piaciuto che ognuno di loro potesse trovare una risposta alla domanda “cosa posso fare io per cambiare le cose?”. E ho capito che ci siamo riusciti quando, ormai scesa dal palco, ho percepito i commenti positivi e gli sguardi pieni di nuove consapevolezze di chi lasciava la sala. 

Opale, tutte le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione e chi ha condiviso con me il palco mi hanno arricchita, regalandomi un momento di crescita personale. Ma soprattutto hanno rafforzato in me la convinzione dell’importanza di tutto quello che Animenta e le sue persone continuano a fare. 

La voce di Federica: dalla Scrittura a speaker sul palco

Mai avrei pensato che la mia voce sarebbe risuonata all’interno di un teatro gremito di gente. Che le mie parole potessero arrivare al cuore di qualcuno. Mai avrei creduto di mostrare il mio corpo, il mio volto, la mia pelle, su un palcoscenico. Eppure, Opale mi ha sbalordita.

Opale mi ha riportato con i piedi per terra: è stata la prova concreta di quanto è importante tutto l’impegno che metto (o meglio, che noi tutt* volontar*, mettiamo) in Animenta. A volte, infatti, è facile perdere la bussola. Per me specialmente, che lavoro dietro lo schermo di un pc in una città diversa da Roma, è difficile toccare con mano i frutti del mio impegno, della mia costanza e anche delle mie fatiche. Perché sì, lavorare in Animenta è anche questo ed è facile cadere nella trappola, quando non si hanno contatti con chi effettivamente beneficia del tuo lavoro, di credere che possa essere vano.

Ma ripeto, felicemente, che Opale mi ha sbalordita. E mi ha fatto vedere cosa nasce dal mio lavoro e dal lavoro di tutt* coloro che fanno parte di questa Associazione.

E Opale mi ha sbalordita anche in un altro modo: facendomi conoscere tantissime persone meravigliose, facendomene incontrare altre che magari conoscevo solo online e facendomi ritrovare persone con cui ho già condiviso molto. Opale ci ha riunit* tutt*, sotto lo stesso tetto, e ci ha resi un tutt’uno. Io dico sempre di chiamarmi Federica perché ho “buona fede” nelle persone, nelle loro capacità. Perché credo in chi mi circonda e perchè cerco sempre di vedere le potenzialità in ognuno. Ebbene, Opale ha solamente rafforzato la mia fede nelle persone, che sono in grado di fare cose strepitose, incredibili, buone. E questa, per me, è la cosa più importante. Ho scoperto (anzi, confermato) quanto possiamo essere incredibili: da soli su un palco o insieme dietro le quinte, possiamo creare cose bellissime.

Partecipare a questo evento come speaker è stato per me qualcosa di magico: non riesco a definirlo altrimenti. Ho passato una mattinata circondata dalla magia di ciò che le persone, unite, possono creare. Sono salita sul palco inebriata dal potere delle parole di chi aveva calpestato quello stesso pavimento prima di me (e dai loro incitamenti dietro il sipario). Ho parlato di ciò che amo, il mio lavoro e le storie di chi si affida a me e sceglie di raccontarsi.

Tutto questo, per me, è stata magia. E non sarò mai abbastanza grata alle persone che hanno scelto di ascoltarmi. Sono felice, fiera, riconoscente. Sono orgogliosa, entusiasta, speranzosa.

Opale, per me, è stato tutto questo.

Un grazie immenso

Opale è nato ed è riuscito a stare in piedi grazie alle persone. A nome di tutta l’Associazione, grazie.

Di esserci stat*, di averci supportat*, di averci creduto con noi. Grazie di aver parlato su quel palco, di aver ascoltato dagli spalti, di aver collaborato. Un grazie immenso, perché è stato meraviglioso.

Contenuto a cura di Federica Merli

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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