Social media e salute mentale: pro e contro

social media e salute mentale: pro e contro

Negli ultimi anni l’utilizzo dei social media è diventato sempre più importante, fino a costituire gran parte della quotidianità nella vita di ogni singolo individuo.
I social, infatti, ci permettono di interagire costantemente con le persone e di essere così costantemente aggiornati sulle loro vite, anche di quelle appartenenti a chi non conosciamo.

Tutto questo, però, ha delle ripercussioni psicologiche non indifferenti, soprattutto nelle persone che si trovano in una fascia d’età più giovane. La salute mentale, infatti può essere influenzata dall’esposizione ai social media: vediamone quindi pro e contro.

I social media sanno essere molto ingannevoli

Basta una foto, un post, per far credere ciò che si vuole alle persone che ci seguono. Questo si rivela spesso un problema, dal momento che potremmo finire per metterci in continuo confronto con la vita altrui. Provare un senso di inadeguatezza di fronte a quelle vite all’apparenza perfette, prive di insuccessi e di momenti “no”, è infatti estremamente diffuso.

La costante pressione nel dover aderire a determinati modelli può rivelarsi deleteria soprattutto in chi è particolarmente fragile e/o soffre di una patologia psichiatrica.
I social media, pertanto, possono non essere un luogo sicuro se non si hanno gli strumenti psicologici per poterne fare un utilizzo consapevole.

DCA e social media

Spesso quando si pensa ad una persona che soffre di un disturbo alimentare si tende a pensare ad una ragazza, tendenzialmente adolescente e molto magra (lo stereotipo SWAG).
I social hanno contribuito negli anni al rafforzarsi di questo stereotipo,  promuovendo continue immagini di una sola tipologia di corpo accanto alla narrazione dei disturbi alimentari. Di conseguenza, si rafforza l’idea che si sia malati di un DCA solamente nel momento in cui si aderisce a determinati parametri fisici.

Il senso di invalidazione derivato dal veder riconosciuta la propria sofferenza solo quando corrisponde ad uno stereotipo può portare infatti all’incremento di condotte potenzialmente dannose facendo cadere ancora di più nel baratro chi ne soffre.

Le persone che soffrono di disturbi alimentari dichiarano spesso che alcuni elementi dei media possono essere dannosi per loro, scatenando la “voce” o i comportamenti del loro DCA.

Competitività, perfezionismo, controllo e bassa autostima sono alcuni dei tratti della personalità che aumentano il rischio di disturbi alimentari. E queste caratteristiche, sui social, sono esposte alla massima potenza.

Un disturbo alimentare può essere stimolato, incoraggiato o rafforzato da certe parole, immagini o situazioni. I contenuti scatenanti possono causare un danno significativo e potenzialmente far regredire una persona nella sua fase di recovery.

Prendersi una pausa dai social media

Uno studio pubblicato sul Behavioral Sciences Journal ha reclutato 43 giovani adulti, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, per una disintossicazione di due settimane da tutte le piattaforme di social media. Nel corso dell’esperimento, i ricercatori hanno scoperto che disintossicarsi dai social media può: 

  • Aumentare la durata e la qualità del sonno.
  • Migliorare lo stato d’animo, la produttività e la fiducia in se stessi.
  • Generare comportamenti alimentari consapevoli. 
  • Aumentare la soddisfazione della vita e il benessere soggettivo.
  • Portare a legami interpersonali più sani.
  • Aiutare a gestire lo stress cronico, l’ansia o la depressione.

Non è necessario eliminare definitivamente tutti gli account dei social media per ridurre al minimo gli effetti negativi che possono avere. A volte, infatti, limitarsi a staccare la spina dalle applicazioni social anche solo per qualche giorno può dare i suoi frutti: tornare alla vita reale e  prendervi una pausa dalle vite artificialmente migliorate nel vostro feed è un enorme passo avanti.

Già solo questo vi permette di creare più spazio nella vostra routine per attività che nutrono la vostra salute mentale, invece di logorarla. 

C’è però un’altra faccia della medaglia

I social media, infatti, non sono i cattivi della storia.

Piattaforme digitali come Instagram, TikTok o Facebook possono rivelarsi anche un prezioso strumento di aiuto durante il percorso di guarigione.
Negli ultimi anni hanno cominciato a crescere sempre di più i profili di recovery e di mutuo-aiuto. Si tratta di profili aperti da persone affette da un DCA o da altre patologie psichiatriche, che documentano quelli che sono sia gli aspetti positivi che negativi del processo di guarigione.

In questo modo si viene a creare una vera e propria rete di supporto tra le persone, diminuendo notevolmente il senso di solitudine che tendenzialmente si prova quando si soffre, per esempio, di un DCA.

Allo stesso tempo, molti profili social sono diventati un enorme strumento di informazione e di diffusione di consapevolezza riguardo a determinati temi. Molti utenti possono quindi comprendere più facilmente cosa sta accadendo dentro di sé anche andando ad informare su profili social attenti a determinate tematiche e che diffondono informazioni certificate sul tema. A volte, quindi, si sceglie di chiedere aiuto e cercare le cure anche attraverso i social media.

 I social media sono strumenti, sta a noi scegliere cosa condividere e cosa guardare. Sta a noi scegliere quanto peso dargli nella nostra quotidianità. Sta a noi decidere quando è troppo, quando è dannoso, e quando invece è sicuro e d’aiuto.

L’articolo è stato scritto da Martina, volontaria dell’Associazione

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