Negli ultimi anni il fitness è diventato molto più di una semplice abitudine salutare: è uno stile di vita, una cultura, un linguaggio condiviso. Per la cultura moderna allenarsi non è solo un modo per stare bene, ma un indicatore di disciplina, forza di volontà e successo. Tuttavia, quando l’attenzione alla forma fisica si trasforma in ossessione, il confine tra benessere e patologia si assottiglia pericolosamente.
Tra i disturbi emergenti legati all’immagine corporea e alla cultura del corpo, la vigoressia (o dismorfia muscolare) rappresenta un fenomeno sempre più osservato, soprattutto tra i giovani e gli uomini. Si tratta di una condizione in cui il desiderio di avere un corpo muscoloso e scolpito diventa compulsivo, alterando la percezione di sé e compromettendo il benessere psicologico, relazionale e fisico.
Cos’è la vigoressia?
La vigoressia, conosciuta anche come dismorfia muscolare, è un disturbo psicologico in cui l’individuo sviluppa una percezione distorta del proprio corpo, convincendosi di non essere abbastanza muscoloso o definito, anche quando ha già una massa muscolare elevata. A differenza dell’anoressia, in cui prevale la paura di ingrassare, nella vigoressia c’è un timore costante di essere troppo esili o “troppo poco” muscolosi.
Sebbene la vigoressia non sia attualmente riconosciuta come diagnosi autonoma nel DSM-5, è spesso considerata una sottocategoria del disturbo da dismorfismo corporeo o una variante maschile dei disturbi dell’alimentazione. I sintomi più comuni includono:
- allenamenti compulsivi e prolungati, spesso con scarsa attenzione al recupero;
- rigidità alimentare orientata all’aumento di massa muscolare (diete iperproteiche, restrizione di grassi o carboidrati);
- abuso di integratori o sostanze dopanti (come steroidi anabolizzanti);
- isolamento sociale e riduzione delle attività quotidiane non legate all’allenamento;
- disagio psicologico quando non si riesce ad allenarsi o a seguire la dieta prestabilita.
In molti casi, le persone affette da vigoressia non riconoscono il problema, poiché il comportamento è socialmente rinforzato da una cultura che esalta la performance fisica e l’apparenza. La diet culture, nelle sue infinite manifestazioni, ci spinge a credere che anche ciò che sfocia nel patologico sia normale.
Secondo Brown e Keel, i disturbi dell’alimentazione e dell’immagine corporea negli uomini sono spesso sottodiagnosticati, anche per via dello stigma che circonda i problemi psicologici maschili. Questo rende particolarmente difficile l’individuazione precoce del disturbo, che può evolvere silenziosamente fino a diventare invalidante.
Fitness Culture, GymTok e l’Impatto dei Social Media
L’estetica muscolare non è solo un ideale personale, ma un modello culturale diffuso, rafforzato da media, pubblicità e, sempre più, dai social network. La cosiddetta fitness culture promuove un’immagine del corpo maschile che è iper-definita, magra ma muscolosa, priva di imperfezioni. E, soprattutto, ottenuta attraverso autodisciplina, sacrificio e controllo assoluto del proprio stile di vita.
Questo ideale trova una delle sue massime espressioni nella crescente popolarità di GymTok, una sottocultura di TikTok dove milioni di video mostrano routine di allenamento, trasformazioni fisiche, “what I eat in a day” e fisici scolpiti come modelli di riferimento. Sebbene molti di questi contenuti abbiano intenti motivazionali, l’esposizione ripetuta a corpi apparentemente perfetti può alterare profondamente la percezione che i giovani hanno del proprio corpo.
Gli algoritmi dei social media tendono a premiare contenuti visivamente attraenti e ad alto impatto emotivo, come fisici estremi e performance eccezionali. Questo crea una spirale di confronto sociale: più un utente guarda contenuti “fit”, più ne riceve, in un ciclo continuo che può portare a insoddisfazione corporea, ansia e disturbi alimentari. In questo contesto, la vigoressia può svilupparsi quasi silenziosamente, mascherata da una passione per il fitness “sano”.
Secondo Vasiliu, l’influenza dei media e dei modelli estetici imposti è uno dei principali fattori ambientali di rischio per la dismorfia muscolare, in particolare nei soggetti giovani e vulnerabili. I contenuti social, infatti, normalizzano comportamenti estremi, come allenarsi due volte al giorno, evitare qualsiasi “sgarro” alimentare, o assumere integratori senza controllo medico.
Inoltre, il fenomeno dei fitness influencer contribuisce a rinforzare uno standard irrealistico di corpo e salute. Questi modelli di riferimento, spesso geneticamente predisposti o aiutati da sostanze farmacologiche, propongono uno stile di vita apparentemente accessibile a tutti, ma in realtà fondato su sacrifici, pressioni e strategie poco sostenibili a lungo termine.
Il risultato? Un’intera generazione di ragazzi e uomini che non si sente mai abbastanza, neanche dopo ore in palestra o mesi di dieta ferrea.
Cosa fare? Consigli operativi per prevenire la vigoressia
Prevenire la vigoressia significa anzitutto riconoscere i segnali di rischio: allenamenti compulsivi, ansia quando si salta la palestra, dieta rigida e pensieri ricorrenti sull’aspetto fisico. In questi casi, è importante:
- Rieducare alla consapevolezza corporea, promuovendo l’ascolto dei bisogni del corpo e non solo la performance estetica;
- Limitare il confronto online, ricordando che ciò che si vede sui social è spesso filtrato, modificato o costruito ad arte;
- Parlare con un professionista, come uno psicologo o nutrizionista esperto in disturbi alimentari e immagine corporea, se il disagio diventa persistente;
- Promuovere una cultura del fitness inclusiva, dove il corpo è uno strumento di benessere e non un oggetto da esibire.
La vigoressia esiste e si può superare
La vigoressia è un disturbo ancora poco conosciuto, ma sempre più rilevante in una società che esalta l’apparenza e la performance. Riconoscerne i segnali e comprenderne le cause – culturali, psicologiche e sociali – è fondamentale per prevenirlo e affrontarlo con consapevolezza. In un’epoca in cui il corpo viene spesso ridotto a immagine, recuperare una visione più autentica e funzionale di sé è un atto di cura e resistenza. Perché stare bene non significa essere perfetti, ma sentirsi in equilibrio con il proprio corpo, a prescindere dagli standard esterni.
Bibliografia
- Brown, T. A., & Keel, P. K. (2023). Eating disorders in boys and men. Annual Review of Clinical Psychology, 19, 177–205. https://doi.org/10.1146/annurev-clinpsy-080921-074125
- Vasiliu, O. (2023). At the crossroads between eating disorders and body dysmorphic disorders—the case of bigorexia nervosa. Brain Sciences, 13(9), 1234. https://doi.org/10.3390/brainsci13091234
L’articolo è stato scritto da Giuseppe, volontario dell’Associazione