L’assistente sociale è un professionista che opera come lavoratore dipendente oppure come libero professionista e che ha come scopo quello di mettere in atto interventi, seguendo sempre i principi deontologici e le garanzie giuridiche, a favore di persone, gruppi e comunità.
Il sostegno dell’assistente sociale serve all’utente per superare autonomamente i problemi derivanti da situazioni di disagio che possono limitare la vita sociale del soggetto. In ogni intervento di aiuto l’assistente sociale deve essere consapevole del proprio obbligo di rispettare i principi etici della professione e della responsabilità che ha nei confronti dell’altro.
Il servizio sociale è una professione che promuove il cambiamento sociale, la soluzione dei problemi nelle relazioni umane e la capacità e libertà delle persone di sviluppare il proprio benessere sociale e personale. Il processo d’aiuto intrapreso con il sostegno dall’assistente sociale inizia con l’attivazione, a fronte dei problemi e dei bisogni dell’utenza singola o associata, di percorsi di risposta articolati e complessi in cui il soggetto portatore di bisogni assume un ruolo centrale e protagonista.
Pertanto, gli scopi operativi del servizio sociale sono:
- sostenere l’autonomia dell’individuo, dei gruppi o della comunità;
- favorire la socializzazione, utile per l’identità individuale e sociale;
- aiutare persone, gruppi o comunità a risolvere o ridurre i problemi;
- documentare la rispondenza dei servizi e delle risorse sociali ai problemi che si presentano ed ai bisogni che emergono;
- collaborare all’attivazione, all’organizzazione e alla gestione dei servizi d’aiuto;
- contribuire all’elaborazione di indirizzi utili sia nella prevenzione di eventuali problemi che allo sviluppo armonico dell’essere umano.
Normative nell’ambito della salute mentale
Per quanto riguarda l’ambito della salute mentale, la figura dell’assistente sociale non è sempre stata coinvolta all’interno dei servizi di cura e prevenzione: infatti, questa professione approda in questo contesto solamente nel 1948 (e in un primo momento solo all’interno dei manicomi) a seguito della promulgazione della Costituzione della Repubblica.
La vera svolta arriva con l’introduzione della Legge Basaglia. In seguito alla sua promulgazione, la figura dell’assistente sociale funge, per i pazienti psichiatrici, da collante tra il sistema sanitario e sociale, al fine di favorire una presa in carico globale della persona e il suo reinserimento nell’ambiente naturale di vita.
Ruolo dell’Assistente sociale nell’ambito della salute mentale
La figura dell’assistente sociale ha acquisito negli anni sempre più importanza nel Dipartimento di Salute Mentale, instaurando e/o rafforzando i legami tra enti pubblici e terzo settore, offrendo un aiuto concreto agli utenti attraverso il supporto costante e favorendo l’autonomia della persona durante la sua quotidianità.
Questo graduale avanzamento professionale è dovuto ad una progressiva presa di coscienza rispetto alla cura della patologia mentale. Il disagio psichico è accompagnato da un disagio sociale e, di conseguenza, non è possibile pensare di sezionare il problema dando maggiore importanza al solo aspetto psichiatrico, ma si dovranno compiere anche azioni rivolte all’ambiente in cui la persona vive (Campanini, 2020). Questa compresenza rende necessari interventi basati sull’idea che non si possa curare e supportare chi è affetto da una patologia psichiatrica senza prestare attenzione al contesto socio-familiare in cui è inserito.
Servizio sociale e salute mentale
Il servizio sociale ha così potuto assumere maggiore rilevanza nel campo della salute mentale. In questi casi esso comporta azioni specifiche che, nei programmi di cura, di riabilitazione e di prevenzione, permettono di contribuire al sostegno delle persone nella gestione della vita quotidiana, di prestare attenzione agli aspetti di autonomia e di crescita personale, di tutela dei diritti e del coinvolgimento dei sistemi delle reti primarie.
La malattia psichiatrica procura infatti alla persona una serie di difficoltà nella gestione della propria vita, nei rapporti con gli altri, nel lavoro. L’assistente sociale che lavora presso un servizio di salute mentale deve quindi fare in modo che intorno al paziente si venga a creare un ambiente di supporto durante tutto il percorso di cura. Di conseguenza, tramite colloquio, l’assistente sociale si informa sulla storia della persona e della sua famiglia, sul suo percorso scolastico e lavorativo, ma anche sulle sue aspettative e quelle dei suoi familiari.
Valutazione dei bisogni
Questa figura ha il compito di valutare i diversi bisogni della persona e di fornire interventi sociali ed assistenziali che possono rispondere alle sue esigenze. Inoltre l’assistente sociale deve conoscere le strutture diurne e residenziali, attivare le risorse formali ed informali, promuovere un lavoro con la comunità locale per sensibilizzare sul problema della salute mentale; deve mantenere contatti con le realtà presenti sul territorio; prevenire ricadute; strutturare interventi precoci nelle situazioni a rischio di marginalizzazione ed esclusione sociale; rilevare stati di fragilità; contrastare lo stigma; supportare la famiglia e creare un ambiente di supporto.
È necessario che l’assistente sociale abbia una mappatura ben chiara delle risorse presenti e disponibili nel territorio, in termini di servizi, cooperative del terzo settore, enti, associazioni, in modo tale da creare una rete di supporto valida e ben radicata per il paziente.
Assistente sociale e Disturbi Alimentari
Questa figura professionale ricopre una posizione essenziale per la promozione ed il mantenimento del benessere psicofisico dei soggetti affetti da patologie mentali e per il loro reinserimento sociale. Davanti ad un bisogno complesso, per il quale è necessaria la valutazione e l’intervento di differenti professionisti, l’assistente sociale partecipa all’elaborazione e alla compilazione, assieme ai membri dell’équipe, del progetto individualizzato per il singolo soggetto.
Lo strumento fondamentale dell’assistente sociale è il dialogo. Questo consente alla persona di avere consapevolezza del proprio stato psicofisico e di ricostruire la propria identità. Il dialogo non è inteso solamente come parole, ma anche come linguaggio non verbale. È necessario che il professionista crei un ambiente in cui la persona che soffre di questi disturbi si senta a proprio agio nel parlare, consentendo così di poter instaurare un rapporto sincero e poter poi strutturare e attuare l’intervento più idoneo, basato sui bisogni e sulle aspirazioni del soggetto.
La situazione in Italia
In Italia l’assistente sociale non è presente in tutti i servizi per la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e, mancando una normativa nazionale unitaria e sistematica valida in tutto il Paese, ogni regione adotta delle diverse linee guida e dei diversi protocolli contenenti indicazioni riguardo la prevenzione, oltre che un proprio regolamento sul funzionamento di servizi/centri e sul personale (équipe) preposto all’accoglienza e alla cura dei pazienti affetti da DCA.
Questi disturbi, per la loro complessità, richiedono però una lettura globale che consideri sia gli aspetti organici, metabolico-nutrizionali ed endocrini, sia quelli più specificamente intrapsichici-relazionali e sociali. È quindi fondamentale l’integrazione tra più specialisti. L’assistente sociale effettua i suoi interventi principalmente nei gruppi, ad esempio si occupa (svolgendo funzioni di sostegno) dei gruppi dei familiari di pazienti che soffrono di Disturbi dell’Alimentazione, fungendo spesso anche da mediatore e referente tra familiari ed enti di cura. Un altro compito fondamentale dell’assistente sociale è infatti il sostegno alle famiglie, le quali sono indirettamente turbate e influenzate da questo tipo di disturbi.
Empatia è diversa da compassione
L’assistente sociale deve instaurare con il paziente che ha di fronte un rapporto di parità, basato soprattutto sull’empatia nei confronti della persona. È importante ricordare che l’empatia è ben diversa dalla compassione. Chi soffre di DCA non vuole essere compatito, non vuole essere trattato come un “malato”, vuole solo che qualcuno riesca a capire come si sente e comunicargli che non è solo.
I comportamenti che deve avere nell’erogazione dell’assistenza ad un paziente affetto da DCA sono:
- Favorire nel migliore dei modi l’accoglienza;
- Favorire il dialogo;
- Predisporsi all’ascolto;
- Creare un’alleanza terapeutica;
- Osservare attentamente le esigenze del paziente;
- Fornire il sostegno alla famiglia;
- Assicurare comprensione, empatia, consapevolezza, osservazione ed ascolto.
L’Assistente sociale deve possedere determinate capacità, quali:
- capacità empatica;
- capacità di interrelazione con altre professionalità dell’équipe;
- multidisciplinare di cui fa parte;
- capacità di relazione con la famiglia;
- senso di responsabilità;
- capacità organizzative.
Il professionista svolge dunque un ruolo essenziale in un’équipe che opera nel sostegno, nell’orientamento e nella cura di patologie mentali, tra cui i DCA. Pertanto, è chiamato ad intervenire nel rispetto dell’utente e in una logica di empowerment del paziente che ha in carico, senza dimenticarne l’umanità e l’unicità nella programmazione degli interventi. È tramite un lavoro di équipe tra più figure professionali che è possibile una presa in carico del paziente efficace, personalizzata e idonea al singolo caso specifico.
L’articolo è stato scritto da Federica, Assistente sociale e volontaria dell’Associazione
Bibliografia
Assistente sociale domani – Volume 1, Letture scelte per la preparazione all’esame di Stato – sez. B
Campanini, Gli ambiti di intervento del servizio sociale, edizione 2020
ristampa: 2^, collana Carocci Faber, 2021
G. Caviglia , F. Cecere, I disturbi del comportamento alimentare: l’approccio
multidisciplinare per un intervento efficace, Roma, Carocci Faber, 2007
F. Ferrario, Le dimensioni dell’intervento sociale. Un modello unitario centrato
sul compito, Nuova Italia Scientifica, Roma, 1996
Maria dal Pra Ponticelli, Lineamenti di servizio sociale, Astrolabio Ubaldini, 1987
P. Marchetti, M. Cortigiani, L’assistente sociale. Nuovi bisogni e nuovi
campi d’intervento, Maggioli editore, 2016
M. Ranieri, F. Corradini, Linee guida e procedure di servizio sociale, Erikson
L. Sanicola, Dinamiche di rete e lavoro sociale. Un metodo relazionale, Napoli, Liguori, 2009
Sitografia
https://www.progettofamigliaformazione.it/articoli/dca-covid-ruolo-servizi-sociali-parte3