Questa è la storia di una ragazza nata a Bologna, esattamente il 30 settembre 1990.
Le critiche crudeli e la voglia di metterle a tacere
Vivace, allegra e perennemente timida da bambina, si ritrova ad essere, negli ultimi due anni di elementari, vittima di bullismo da parte di una compagna di classe che era la mente di dispetti, scherzi e cattiverie gratuite su di me. Avendo un carattere molto da leader riusciva anche a trascinare le altre a far sì che pure loro avessero nei miei confronti atteggiamenti cattivi e discriminatori, isolandomi da chiunque volesse fare amicizia con me.
Per questa cosa ho sofferto parecchio, nonostante non ne parlassi tanto in casa.
Ricordo solo che non vedevo l’ora di finire le elementari per iniziare le medie e non trovarla più in classe.
Ma non avrei mai immaginato che alle medie sarebbe iniziato il mio calvario
Finisco in una classe (prima media) dove c’era un’altra ragazza che inizia a prendermi di mira, ma questa volta sul mio aspetto fisico: all’epoca avevo messo su alcuni chiletti che, come succede in epoca pre adolescenziale, servono per l’altezza e lo sviluppo fisico; il corpo inizia a cambiare, inizi a diventare una “donnina” (così si dice dalle mie parti).
Mi ripeteva in continuazione “Tu sei grassa, non puoi metterti i top che mi metto io, ti si vedono i rotolini di ciccia” e se la rideva con le sue altre amiche.
Io ricordo che durante l’ora di ginnastica andavo a cambiarmi nel bagno e non nello spogliatoio con le altre.
Non sopportavo più tutte le critiche di questa nuova compagna di classe e in più ci si mise anche il fratello di mia madre (mio zio) con il quale io tuttora non ho più rapporti da 13 anni proprio perché anche lui mi ripeteva in continuazione “Sei grassa, devi dimagrire” ecc ecc.
Così, verso i 12/13 anni, stanca di sentire sempre quella frase “Sei grassa”, decido di mettermi un pochino a dieta anche in vista della mia cresima (nella mia parrocchia si faceva a 12 anni la cresima).
Iniziai in autonomia, sbagliando, a diminuire le dosi e all’inizio anche i miei erano contenti perché vedevano che ero dimagrita ma mangiavo.
Dopo alcuni mesi la situazione iniziò a non essere più la stessa. Avevo il terrore che se avessi mangiato sarei tornata ad ingrassare e quindi ho iniziato piano piano ad eliminare definitivamente tutto ciò che nella mia testa poteva farmi ingrassare.
In poco tempo ho iniziato a perdere peso sempre più velocemente e ricordo che io mi sentivo energica, felice, finalmente nessuno mi diceva “Brutta cicciona” anzi, ricevevo gran complimenti della mia nuova forma fisica.
Ma mia mamma aveva già capito che qualcosa non andava, che stavo iniziando ad entrare nel tunnel dell’anoressia…
Gli anni successivi sono stati assurdi. Io non riuscivo a vedermi bella, le altre mangiavano e io invece pensavo che qualsiasi cibo avessi mangiato, avrebbe potuto portarmi alla situazione precedente.
Ero ossessionata, vedevo il cibo come se fosse il mio peggior nemico tanto da buttarlo, nasconderlo e raccontare tante tantissime bugie ai miei genitori.
L’intervento di mia madre e il ricovero
La mia salvezza é stata quanto a 16 anni sono stata ricoverata.
Era da 3 giorni che non volevo mangiare né bere nulla. Mia madre chiamò l’ambulanza e mi ricoverarono nel reparto di psichiatria infantile al Sant’Orsola di Bologna.
Avevo paura. In ospedale c’erano anche altre ragazze che stavano molto male. Io volevo tornare il prima possibile a casa e così iniziai a mangiare pur di essere dimessa il più in fretta possibile.
Una volta tornata a casa però sono tornata alle vecchie abitudini, anzi, peggio, ho cominciato ad avere nuovi atteggiamenti disfunzionali verso il cibo. Per fortuna questa nuova “piega” che aveva preso la mia malattia durò solo un annetto, anche perché poi stavo molto male, piangevo e non mi sentivo per niente felice ma sola, completamente sola e depressa.
Senza poterne parlare con nessuno, mi vergognavo tantissimo.
Piacere, la nuova e vera me stessa
Sono uscita definitivamente dai miei DCA 13 anni fa, avevo 19 anni e iniziavo l’università. Nuove persone che non mi conoscevano, il Dams a Bologna, i primi amori…
Ho iniziato piano piano a rivivere, a respirare, a capire che la vita é troppo bella per non poterla vivere. Ho iniziato a fare corsi di teatro, di danza etnica e di gruppo: mi hanno salvato queste arti meravigliose.
Poi ho iniziato a sentirmi bella, a incanalare le mie energie non sul mio aspetto fisico, ma sul mio aspetto interiore.
Ho iniziato a farmi conoscere per quella che ero. Simpatica, comunicativa (cosa che non avrei mai immaginato, essendo sempre stata timida e introversa); l’apatia che era mia compagna durante il mio periodo da DCA sparì, avevo voglia di assaporare tutto, senza paura.
Oggi
Oggi ne ho 32 di anni e sogno, anzi, so per certo, che sarò un’attrice brillante. Sono attivista per sensibilizzare sia sul tema DCA, che sul bullismo /cyberbullismo e anche sulla violenza di genere e sulle donne.
Mi piacerebbe poter sceneggiare alcune storie che mi hanno raccontato altre persone che hanno avuto un rapporto conflittuale con il cibo.
Io l’ho sempre associato alla mia paura di crescere, di diventare una donna, di assumermi responsabilità e di entrare nel mondo dei grandi.
Oggi non mi spaventa più, anzi, sono felice della mia vita presente, non rinnego quella passata e aspetto quella che verrà.
Spero inoltre che possa un domani svegliarmi e sentire che nessuno muore più di anoressia o bulimia. E che non ci sia più una situazione di emergenza come si è verificata durante il periodo pandemico (e che tuttora sta proseguendo).
Io credo in un mondo migliore fatto di anime belle che cooperano e condividono reciprocamente amore e voglia di aiutare.
Grazie per la vostra attenzione.
L’articolo è stato scritto da Giada, che ha raccontato la sua storia