L’impatto dei social media: una gara alla perfezione

l'impatto dei social media: una gara alla perfezione

Nell’era di Instagram e TikTok, la cura del corpo e dell’alimentazione si è trasformata in una vera e propria “gara alla perfezione”. I social media alimentano modelli irrealistici e routine sempre più rigide, che mettono sotto pressione corpo e mente.

Tra skin care e insoddisfazione corporea: la bellezza sui social media

Su TikTok, molti adolescenti seguono video come “Get Ready With Me”, in cui si mostrano routine di bellezza per la pelle con numerosi prodotti. A questi rituali si dedicano tempo, denaro ed energie fisiche e mentali. Tuttavia, solo 1 su 4 include la protezione solare.

Sempre più giovani si affidano ai social senza consultare un dermatologo, e l’età di chi inizia a usare prodotti come retinoidi si sta abbassando. Nel Regno Unito, ad esempio, bambine di appena 10 anni chiedono prodotti pensati per adulti:

“Stanno passando molto tempo sulla loro routine di skincare… usando prodotti non adatti alla loro età.”

Un esperimento condotto su 273 donne ha dimostrato che bastano appena 8 minuti su TikTok per influenzare negativamente la percezione del proprio corpo. Anche senza cercare contenuti specifici legati ai disturbi alimentari, si è registrato un aumento del disagio corporeo e del rischio di sviluppare DCA.

Secondo la psicologa Griffith, quando i giovani guardano questi contenuti, si attivano pensieri su quanto sia importante apparire belli. “Questi video possono generare ansia e anche vergogna per il proprio aspetto” afferma la studiosa.

Il meccanismo è semplice: gli algoritmi mostrano sempre più contenuti legati all’estetica, i filtri modificano la realtà, e la pressione a essere “perfetti” diventa quotidiana.

Come i social media amplificano i DCA

I social media non si limitano a riflettere le insicurezze corporee: spesso le amplificano. Gli algoritmi di Instagram e TikTok premiano i contenuti che generano reazioni emotive forti, spingendo in alto immagini e video che mostrano corpi idealizzati, routine estreme e diete restrittive.

Alcuni hashtag, che sembrano parlare di cura di sé o di stile di vita sano, in realtà celano contenuti tossici, che idealizzano la magrezza estrema o il controllo ossessivo del corpo. Anche se vietati o limitati dalle piattaforme, continuano a circolare in forme mascherate, raggiungendo utenti sempre più giovani, favorendo la normalizzazione, se non addirittura incoraggiamento di comportamento rischiosi.

Per molte ragazze e ragazzi, questi contenuti diventano veri e propri trigger: aumentano il senso di inadeguatezza, scatenano ansia, alimentano il bisogno di controllo e perfezione, fino a trasformarsi in disturbi del comportamento alimentare sempre più sfumati e difficili da riconoscere.

L’ortoressia (ossessione per il “mangiar sano”), la vigoressia (dipendenza dall’allenamento per il corpo “perfetto”) o la drunkoressia (saltare i pasti per “compensare” le calorie dell’alcol) sono spesso rafforzati proprio da contenuti che sembrano innocui: video motivazionali, ricette fit, skincare da 10 step, giornate da “that girl” o “clean aesthetic”.

Come possiamo contrastare questi fenomeni?

Contrastare questi fenomeni richiede un approccio integrato, che unisca informazione, ascolto e modelli educativi più sani. 

Concretamente si può provvedere ad interventi di:

  • Educazione critica ai media. Limitando l’esposizione ai social dei più giovani e guidando nell’imparare a  distinguere tra realtà e finzione social, e sviluppare uno sguardo critico sui messaggi estetici.
  • Promuovere una visione più equilibrata della cura di sé: l’eccesso non equivale a benessere.
  • Educare al valore di una nutrizione varia e non ossessiva. Rivolgersi a specialisti e riconoscere i segnali precoci di ortoressia, vigoressia o drunkoressia è fondamentale per intervenire prima che il disagio si strutturi.
  • Attivare percorsi educativi interdisciplinari con psicologi, nutrizionisti, docenti e peer educator. La prevenzione passa anche da una formazione sensibile ai segnali non verbali: commenti, isolamento, cambiamenti nel rapporto con il cibo o il proprio corpo.
  • Favorire il dialogo aperto a casa, senza giudizi, ma con disponibilità all’ascolto. Modellare buone abitudini, stabilire limiti nell’uso dei social, offrire alternative che valorizzino il corpo come strumento, non come vetrina.

Un nuovo approccio ai social media per tutelarci

La “gara alla perfezione” proposta dai social rischia di trasformarsi in una trappola per la salute mentale e fisica. È tempo di costruire un nuovo modello culturale che separi autenticità da performance, e benessere da idealizzazione.

Abbiamo bisogno di criteri condivisi, nuovi linguaggi e spazi sicuri per aiutare le nuove generazioni a riappropriarsi del proprio corpo senza subirlo, a curarsi senza rincorrere modelli tossici, e a valutarsi per ciò che sono, non per come appaiono.

L’articolo è stato scritto da Alice, volontaria dell’Associazione

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