Drunkoressia: tra restrizione e trasgressione

Drunkoressia. Si chiama così una delle ultime “mode americane”: a metà strada tra anoressia e alcolismo, si sceglie di non mangiare per “risparmiare” le calorie allo scopo di bere.

Ma è davvero tutto qui? 

Se lo liquidassimo così, come un problema degli adolescenti, specialmente delle ragazze, (ultra magre e costantemente brille, se non peggio), cadremmo nei soliti cliché. 

In realtà ci sono almeno tre caratteristiche da smentire:

  1. Può non riguardare solo gli adolescenti;
  2. Può non essere una scelta del tutto consapevole;
  3. Non è una moda.

Per capire davvero occorre fare un passo indietro. 

Il ruolo dell’alcol nella società  

L’alcol è un qualcosa di strano: da un lato è comunemente accettato nella società civile che gli attribuisce un valore di rituale, di unione e anche di cultura; l’Italia, tra l’altro, è il maggior produttore di vino nel mondo: quasi un quinto del vino prodotto a livello globale viene dal nostro Paese, per l’esattezza il 18,5%. Ci sono fior di studi e di ricerca dietro l’attività di produzione vinicola, a partire dagli innesti delle uve, al tipo di terreno ed esposizione solare, per arrivare alle botti e al tipo di legno, all’invecchiamento, al tappo e all’etichetta… 

Tutto questo ha un valore che trascende il semplice prezzo di commercio. Per un produttore, un vino è come un figlio, e come tale a volte è difficile da trattare, ha anni migliori e peggiori, e a volte gli sforzi di una stagione di attività vanno in fumo per una grandinata, una sola giornata storta. Quando però noi lo scegliamo dallo scaffale, non vediamo nulla di tutto questo nella singola bottiglia. Non conosciamo la storia che c’è dietro e non la apprezziamo, ci limitiamo a dire se è buono o meno, se è bianco o rosso, fermo o frizzante… Così, il rito si impoverisce per appiattirsi su una pratica abitudinaria priva di sentimento.

Non solo vino. Si pensi agli scenografici drink da aperitivo, quelle creazioni quasi di design che condiscono le chiacchierate dell’happy hour; oppure il digestivo del dopocena, di cui si possono dire tante cose, salvo che abbia veramente effetti benefici sulla digestione. 

Alcol accettato, venduto, consumato, abbellito, celebrato… Alcol protagonista

Gli effetti dell’alcol sull’organismo 

Dall’altro lato esso è a tutti gli effetti una sostanza psicoattiva, ciò che comunemente si definisce “droga”. 

Le droghe sono composte da agenti chimici di varia natura che agiscono a livello cerebrale generando delle modificazioni emotive, cognitive, sensoriali e comportamentali. 

Come? Nel caso dell’alcool, subito dopo il consumo le molecole di etanolo vengono trasportate velocemente in tutto l’organismo attraverso la circolazione sanguigna. Il fegato è il responsabile del suo metabolismo (per dare dei numeri, le quantità che vengono lavorate dall’organismo variano da 60 a 200 mg/kg/ora). Questo significa per esempio che un soggetto di 70 kg può metabolizzare 7 grammi di alcol ogni ora (circa pari a un bicchiere di vino).

A prescindere dalla dose consumata, una buona parte del flusso ematico raggiunge comunque il cervello per garantirne il corretto funzionamento. È qui che le molecole di etanolo interferiscono su due neurotrasmettitori responsabili dell’attività cerebrale inibitoria ed eccitatoria, aumentando la prima e riducendo la seconda. La depressione dell’attività sinaptica tra neuroni produce risultati simili a quelli di altri sedativi, come i barbiturici o le benzodiazepine, che per i loro effetti calmanti sono comunemente usati per curare stati di ansia o di panico e l’insonnia.

Sperimentare la trasgressione 

Chi, di tanto in tanto, non vorrebbe estraniarsi da se stesso e lasciarsi cadere nell’oblio di un mondo ovattato dove le preoccupazioni giungono solo come rumori lontani? 

L’alcol fa (anche) questo: mette le distanze dal resto ed edulcora le percezioni.

Ecco perché piace così tanto 

A me e a tutti quelli che, come me, nascondono le emozioni e vivono prigionieri dei giudizi altrui, a tutti coloro che non credono di essere abbastanza per poter fare parte di un gruppo o affascinare un’altra persona e non si sentono meritevoli di un posto nel mondo. 

Noi cerchiamo lo sballo artificiale, perché quello reale non sappiamo viverlo, perché coi sentimenti non possiamo averci a che fare, ma dobbiamo sempre essere in controllo e fingerci perfetti. 

Scegliamo qualcos’altro fuori da noi, che sopperisca a quello che non troviamo dentro di noi. 

E lo usiamo e sfruttiamo, a prescindere da quanto ci possa fare male, a prescindere da quanto in là ci porti, a prescindere se oltrepassiamo dei limiti… O, a maggior ragione, se ce lo fa fare. 

Perché lì, oltre i limiti, ci liberiamo delle sovrastrutture sociali, delle voci degli altri, delle regole morali, delle ansie e delle paure e in generale di tutti i vincoli che ci trattengono da quello che vorremmo dire o fare o essere. 

E magari, proprio lì, per qualche attimo, siamo felici… Questa è la trasgressione. 

Drunkoressia e recovery 

Fin qui si potrebbe dire che è qualcosa che chiunque può aver sperimentato almeno una volta nella vita.  

Ciò che però rende grave in termini assoluti la trasgressione è se abbiamo una situazione di partenza di restrizione. 

Chi soffre di anoressia solitamente nega di aver appetito o si dichiara sazio dopo aver mangiato una porzione da “passerotto”. Non dice bugie, in quel momento pensa davvero che le cose stiano così. 

Di fatto però, anche l’organismo più forte, portato agli estremi da digiuni prolungati, viene messo di fronte a prove micidiali, quindi chi è al timone può decidere di cedere da qualche parte… Ma dove? Quali concessioni fare se appena sgarro mi viene voglia di ingozzarmi di ogni tipo di cibo spazzatura possibile? 

È lì che entra in gioco l’alcol

Non sempre, anzi quasi mai, come riportato precedentemente, si tratta di una scelta deliberata e consapevole. Non sempre è vero che le ragazze “drunkoressiche” decidono di mangiare il minimo indispensabile per potersi riempire di vino, cocktail e quant’altro. 

Sì, c’è anche questo lato del problema, specialmente nelle persone più giovani che usano l’aspetto fisico come veicolo d’espressione e l’alcol come strumento per essere accettati

Ma non è una moda. 

È una lotta interiore di una malattia, l’anoressia, che si evolve e si colora di tratti ancora più legati al contesto sociale in cui viviamo e all’impossibilità di sentirci a posto con noi stessi

Così l’alcol, con le sue calorie vuote, è un compromesso accettabile per chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare restrittivo e che vuole comunque essere a proprio agio nelle situazioni della vita, quelle più sfidanti e che evidentemente da solo non crede di poter affrontare.

C’è dell’altro: chi beve in base a questo meccanismo, nella maggior parte dei casi, lo fa a stomaco vuoto. 

Non è la bevuta con gli amici né la cena accompagnata da un buon vino. Nessun rito. 

È la ricerca dell’inibizione, dell’abbandono, della caduta dei muri il più in fretta possibile

Ha un “costo” quasi pari a zero. Apparentemente. L’alcol dona in effetti un fittizio senso di sazietà, certamente non autentico, mancando l’insieme dei nutrienti fondamentali nel pasto, e fornisce quel minimo di energia per sopravvivere. Inoltre, se assunto a stomaco vuoto, l’alcol entra in circolo molto più velocemente, perché il suo assorbimento non è diluito insieme agli altri alimenti ingeriti.

Guadiamo però alla realtà perchè di costi ce ne sono parecchi

In primo luogo il consumo eccessivo ha impatti ben noti sul fegato, effetti che sono esacerbati se associati a condizioni di sottopeso, a causa dello stress a cui il fisico è già sottoposto per malnutrizione. 

Esiste poi un altro meccanismo estremamente pericoloso che è invece legato alle funzioni cerebrali: quando si arriva a certi livelli, bere non è più una scelta.

A rigore, l’ordine parte dal cervello, dalla parte più antica del sistema nervoso che è quella che regola anche il tono dell’umore e la maggior parte dei comportamenti necessari per far perdurare la specie (il sonno, il cibo, la riproduzione). Il sistema risponde a questi stimoli liberando i neurotrasmettitori della gratificazione e della ricompensa (serotonina, dopamina e GABA). Quando il sistema si inceppa, risponde nello stesso modo alle sostanze psicotrope (eroina, cocaina, benzodiazepine, alcol). 

Il circuito cerebrale della gratificazione è alla base dei meccanismi di dipendenza: quando si perde il controllo sull’assunzione di queste sostanze, smettere di bere o di assumere droghe non è più una scelta, perché l’ordine, una volta che si è in deprivazione, parte da quella parte del sistema nervoso che è svincolato dal nostro controllo.

La trappola

Mi ricorderò per sempre l’espressione di sdegno e disapprovazione sul viso di mia madre quando mi guardava versare quelle che lei definiva “bicchierate” di vino bianco. 

Io non facevo caso a lei, bevevo e aspettavo di essere inebriata e di sentirmi, piano piano, finalmente leggera.

“Almeno mangiaci insieme un grissino”, la voce di mio padre, più benevola, ma pur sempre preoccupata. 

Dall’alto della mia stazza pelle e ossa, io pensavo, senza prendermi troppo sul serio, “Il grissino sono io“. 

Ci giocavo con questo pensiero, mentre credevo di aver ingannato la natura e dimostrato finalmente a tutti che io ero l’eccezione, che potevo essere magra quanto volevo, bere ed essere felice… 

La verità, che ho capito solo dopo anni, è che l’alcol (così come il cibo) in restrizione e in eccesso, non sono altro che uno strumento, un mezzo a cui attribuiamo il valore simbolico dell’affermazione di noi stessi e il merito chimico di sedativo delle nostre inquietudini

Da sola non ero capace di riuscire a vedere che non occorreva cercare altrove. 

Che io bastavo.

Ecco perchè è importante chiedere aiuto.

Sono comunque dovuta passare da lì per capirlo. Questa è la mia storia. Come un pilota bendato, percorrendo la via più accidentata, inconsapevole, attraversando un numero non quantificabile di rischi, facendo lo slalom tra più o meno tutti i vizi capitali e schivando, Dio solo sa come, il punto di non ritorno.

Ringrazio tutti i giorni di essere ancora qui per poterlo raccontare.

L’articolo è stato scritto da Federica, volontaria dell’Associazione

Bibliografia

¹https://www.nonsprecare.it/drunkoressia-italia-adolescenti-dimagrire?refresh_cens

²https://www.rainews.it/articoli/2022/01/litalia–il-maggior-produttore-di-vino-al-mondo-0c835c3c-f01b-4f00-b31a-7b55bf9d489a.html

³Guida utile – Ministero della Salute https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_104_allegato.pdf&ved=2ahUKEwiPq_yr3uT8AhVlgf0HHXLvDHAQFnoECCYQAQ&usg=AOvVaw2-ANn39tqnB_94iFiaIDXZ

https://www.brainandcare.com/danni-dell-alcol-al-sistema-nervoso/

https://www.stateofmind.it/2017/05/alcool-effetti-psicologia/

https://www.epac.it/notizie/ultime-notizie/abuso-di-alcol-quali-conseguenze-sul-fegato-un-farmaco-senza-effetti-collaterali-rivoluziona-il-trattamento

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
Zona Mercato 85038 Senise (PZ)
P.Iva 01779910767