La grassofobia: la paura del grasso, delle persone grasse, la repulsione che proviamo all’idea di ingrassare o alla vista di chi è in sovrappeso o obeso. Difficile astenersi da un qualsiasi giudizio non appena vedi una persona con dei kg in più. Si passa da pensieri apparentemente bonari come “Povero/a, chissà come ha fatto a ridursi così” o pensieri più velenosi come “Che schifo, ma come fa a non vergognarsi?”, “Ma con quale coraggio esce di casa?”. Potremmo averli fatti tutti verso gli altri, ma anche verso noi stessi.
La società ci ha ben instillato la paura del grasso, ad esempio, eleggendo come immagine di bellezza donne molto magre, o al massimo con le curve nei punti i giusti. Ai nostri occhi, potremmo dire perfette. Oppure un manichino grasso voi lo avete mai visto? Io credo di no, o comunque è cosa rara. Una protagonista di un film grassa? Raramente. Mi viene in mente Rebel Wilson e la mia stupida incredulità nel vederla protagonista in certi film, talmente sono/siamo vittime di questi schemi sociali.
E potremmo stare qui a fare un elenco, forse lunghissimo.
Le persone grasse sono emarginate. Che piaccia o no, è la verità. Sono derise, prese come esempi di goffaggine o usati come fenomeni da baraccone. Ci sono degli studi che affermano come le persone grasse siano molto più inclini a restare da sole a vita, infatti si sposano meno; o come sia più impegnativo per delle persone grasse trovare lavoro e/o fare carriera; o ancora come queste persone siano più inclini al malessere e alla depressione.
Ma da dove nasce tutta questa rabbia, questa repulsione?
Se si potesse parlare di sovrappeso o obesità in quanto malattie – cosa che ad oggi non è possibile faae perché l’obesità non è considerata una malattia – ammesso che si possa fare, non sarebbero delle malattie come le altre. Di solito siamo portati a vedere una persona come vittima di una malattia, cioè vittima di un qualcosa che purtroppo è capitato e contro cui non si poteva fare quasi nulla.
Ciò è difficile che accada quando si parla di disturbi dell’alimentazione: una persona grassa è vista come colpevole della sua condizione; viene derisa e vista come pigra perché non vuole fare nulla per cambiare; come una persona priva di motivazione, instabile, debole.
Viene descritta come una zavorra per se stessa, per la famiglia e soprattutto per la società.
Guai ad essere grassi!
Sei responsabile del tuo grasso!
Ecco perché tanta rabbia, tanta repulsione: chi ha un rapporto problematico con il cibo è un disagiato, in pratica è un povero pigro che non sa contenersi quando si tratta di mangiare e non ha voglia di muoversi dal divano per fare un po’ di sport. Un bimbo capriccioso insomma. Sarò dura, ma è la verità. Questo è quello che per lo più si pensa di chi è grasso.
Io sono una ragazza che ha dei kg in eccesso da che ne ha memoria e me ne sono sentita dire di ogni, anche da sconosciuti. Perché ovviamente, se per il mondo sei colpevole della tua condizione, le persone si sentono legittimate a parlare, a dare “consigli”, o presunti tali, in nome di un finto buonismo che in realtà soddisfa solo delle manie di protagonismo.
O ancora si improvvisano tutti nutrizionisti e personal trainer portatori di tutto lo scibile sull’argomento pronti a dispensare ovvietà come “mangia meno e fai sport” e vedrai che ce la farai. Certo. Ma se fosse sempre così immediato, non ci sarebbero i problemi di cui stiamo parlando. Peccato che sia più difficile trovare qualcuno che ti dica qualcosa o ti illumini sui disturbi alimentari.
La potenza delle parole
Questa senso di legittimità nel poter dire tutto a tutti nei social regna sovrano! Frequento molto i vari social del momento, da Facebook e Instagram a TikTok e vedo commenti e offese di ogni tipo. Iniziamo in modo soft: “Sei bella eh, ma con qualche kg in meno saresti perfetta” o consigli ed opinioni non richieste tipo: “Sai che se mangiassi meglio e facessi più sport, saresti molto più figa?”. O quei finti commenti perbenisti come “Ma si dai.. alla sei stupenda anche così”, “Ma che ti frega di tutto quel grasso, vai e continua per la tua strada nonostante tu non sia perfetta”. Li ritengo, per la maggior parte se non totalmente, vergognosi tanto quanto gli altri.
Purtroppo poi proseguiamo con commenti più velenosi e vergognosi, su TikTok ad esempio, che deridono chi, nonostante i kg in eccesso, si diverta a fare i balletti del momento. Ho letto poi di persone che creano gruppi whatsapp per deridere amici, conoscenti o sconosciuti per il loro aspetto fisico. O ancora, e qui veramente mi piange il cuore perché credo sia terribile, leggo di ragazzi e ragazze che tentano il suicidio perché vittime di questi bulli/cyber-bulli. Un episodio che mi viene in mente è quello accaduto a febbraio a Cesena, dove una tredicenne si è buttata dal balcone perché vittima di insulti martellanti sul suo aspetto fisico come “Sei troppo grassa”. Per fortuna è sopravvissuta. Ma ci rendiamo conto del potere delle parole? Di quanto queste possano, più o meno inconsapevolmente, ma potentemente, ferire? A 13 anni poi. Ma certamente anche più avanti.
Sono solo parole, lasciale correre
E qualcuno poi potrebbe pensare: “Ma proprio perché son solo parole, lasciale correre” o “Certo che eccesso, addirittura arrivare a tanto per un insulto?”.
Sì. Una parola può spingere a questo. Quella che per te non è un’offesa, magari per un altro può essere, non un dito, ma una lama nella piaga. E non puoi saperlo. Punto.
Scene di quasi ordinaria follia
A ripensarci mi viene da sorridere. Vai ad allenarti nel tuo quartiere, perché sei la prima a voler avere un corpo più in forma e più in salute, e ti senti dire da uno sconosciuto: “Qua devi correre, sennò è tutto un cavolo”, ma non sanno che magari tu alterni corsa e camminata perché, in quel momento, quello è il massimo che il tuo corpo può reggere. O dal nulla, in mezzo alla strada mentre sei al telefono, un tizio ti dice che devi mangiare meno, ma non sa che tu segui già una corretta e sana alimentazione. O ti guardano strano al mare, ma non sanno che tu ti stai facendo il mazzo per raggiungere il tuo obiettivo e hai già migliorato la tua forma fisica. Non lo sanno.
Parlano, ma non sanno!
Perché il punto è proprio questo:la gente parla, ma non sa. Parla per il puro piacere di parlare, parla perché pensa di darti un consiglio, di essere utile, oppure ha necessità di soddisfare il proprio bisogno di importanza (che abbiamo tutti, nessuno escluso!), oppure è frustrata e in qualche modo deve colmare le carenze emotive che ha.
La gente parla e non smetterà mai di farlo
Piuttosto che sperare in un mondo dove ognuno si fa gli affari suoi (utopia pura), partiamo da noi stessi. Partiamo dal diventare più forti emotivamente e più consapevoli di noi. Partiamo dal porre noi stessi al centro di tutto. Partiamo dal volere il meglio per noi e per la nostra salute per puro amore nei nostri confronti, a prescindere dagli altri e dalle loro parole.
Reagisci !
Inutile dire che fa male sentirsi insultati, ricevere consigli indesiderati, essere guardati in modo strano. Sarebbe da idioti dire che non faccia male.
Allo stesso modo però, bisogna imparare a reagire.
E per reagire è necessario andare oltre quello che vediamo, andare oltre le apparenze, empatizzare; è necessario ascoltare, piuttosto che parlare; è necessario chiedere e conoscere, piuttosto che giudicare.
E magari continueranno ad insultare, a parlare a sproposito, a giudicare ma se dall’altro lato c’è una persona che si vuole bene, che è forte di sé e fa quello che crede sia il meglio per la propria vita non ci sarà giudizio che potrà ferire.
Crea una nuova via, la tua
Questa è la via per cambiare le cose, via che va fatta intraprendere da subito, dai banchi di scuola e che da adulti dovremmo iniziare a percorrere per tracciare il percorso a tutti coloro che verranno dopo di noi in modo tale che tutti quegli insulti, quelle critiche, quei giudizi che abbiamo ricevuto, o anche solo sentito, diventino solo “parole che un giorno spariranno, senza rumore” (Chadia Rodriguez).
Se ti è piaciuto questo articolo ed è un tema a cui sei sensibile, ti invito a guardare questi brevi video!