Io per metà acqua
Appannato
agli straziati occhi miei
appare
il riflesso del mondo esterno.
Acqua violenta occupa
le cavità nasali
mentre le orecchie
odono quello stridio
che l’alito del vento
canta stonato.
Il tuo sospiro
soffoca l’essere
come fosse
il fischio del tormento.
Travolto dalla tempesta oltre mare
io
urlo
ma nessuno sente.
Io non sento.
La bocca strilla
mentre
nella volgare danza
l’onda funesta
spietata oscilla.
Per metà acqua,
Per metà quiete,
l’Io è ambedue.
Lui
sia artefice
sia vittima.
Acqua
ingoi goliarda
quel che, con
occhi atterriti
ti guarda.
L’Io,
vittima dello sgomento
resta inerme
trascinato
nel braccio delle tenebre tue.
Nell’attimo di fragilità,
nel suo tremare
privo di amore,
tu
lo pervadi.
Solitaria strega di mare
auspichi alla mia trasmutazione,
brami compagnia,
senza lasciare l’Io andare via.
Seppure l’Io
non vuol appagarti,
stritolato
lo taci
oltraggiando
ogni suo
poro corporeo.
Non per vinto
Tenta la risalita.
O Io conducimi tu lì su.
Francesca Lo Russo
Cosa è per me il mio DCA?
Il disturbo del comportamento alimentare di cui soffro è per me porto sicuro tanto quanto trappola. È qualcosa che mi conduce con violenza all’estremo, oltre limite, fuori di me.
Alienata da me stessa riconosco che il DCA scinde l’essere in due disomogenee metà: una rassegnata all’altra che, eccessivamente persecutoria tenta con tutta se stessa la sua emancipazione e supremazia.