Bambini timidi e DCA – Cosa sappiamo?

Cos’è la timidezza?

“La timidezza è un atteggiamento mentale che predispone le persone ad essere estremamente preoccupate della valutazione sociale che gli altri danno di loro. Come tale, essa determina un’acuta sensibilità ai possibili segnali di rifiuto. C’è la tendenza ad evitare qualsiasi persona o situazione che in qualche modo può implicare una critica dell’aspetto esteriore o del comportamento della persona timida. La timidezza comporta l’assunzione e il mantenimento di un profilo molto basso, tale per cui la persona timida si astiene dall’iniziare azioni che potrebbero richiamare l’attenzione altrui su di sé”.[1]

Le persone timide tendono ad isolarsi, a chiudersi in se stesse, a schivare gli altri, fino a quando non riescono a riportare sotto controllo l’ansia che una particolare situazione di confronto con gli altri può avere generato. 

“La parola che ricorre continuamente nella discussione sulla timidezza è paura.

[…] Paura di essere giudicati negativamente dalle persone che si incontrano, di non riuscire a gestire le situazioni sociali, di essere rifiutati, […] di dover rivelare il proprio autentico Sé”.[2]

Ecco perché, piuttosto che dover affrontare il confronto o il giudizio, le persone timide preferiscono il silenzio e la mancanza di azione. Questo però è ciò che viene percepito esternamente, perché dentro di loro c’è invece una tempesta di riflessioni, di pensieri, di emozioni.

“La timidezza è […] più intensa e pervasiva nei bambini piccoli perché per loro sono tantissime le situazioni nuove e tantissime le persone a loro estranee. Con la crescita il bambino sviluppa la memoria di luoghi, facce e di come fare per ottenere quello che vuole e per tenersi alla larga dai guai. […] Impara a fare un po’ di conversazione e a utilizzare altre tattiche per ridurre gradualmente la distanza della poca familiarità”.[3] I dati delle ricerche, poi, dimostrano un’impennata della timidezza nell’adolescenza.

La timidezza è intrinsecamente collegata con la vergogna. Nel momento in cui un bambino viene costantemente etichettato come timido, non si fa altro che far crescere la sua vergogna e tutti i sentimenti negativi rivolti verso se stesso che la timidezza porta con sé. Lo si fa sentire inadeguato, in imbarazzo, sbagliato e questo potrebbe iniziare a non accettarsi più. 

Aspetti negativi

Le persone timide tendono a porsi standard elevati e, dal momento che si misurano col metro della perfezione, il fatto che i risultati possano essere inferiori alle attese può provocare in loro una grande sofferenza. 

La paura di fallire è un costante sentimento che accompagna le persone timide e questa paura, a volte, è così grande che si mettono sotto chiave “senza mai concedersi la libertà di scoprire quanto potrebbero essere brave a livello sociale, scolastico o creativo. In questo modo non imparano l’unica maniera di imparare, cioè attraverso la pratica, le prove, gli errori e il successo”.[4]

La timidezza rende difficile incontrare persone nuove o gustare esperienze potenzialmente positive, impedisce alla persona timida di esprimere le proprie opinioni e i propri valori. I timidi tendono poi a reprimere le proprie emozioni, anche la rabbia, finché esplodono, a volte, in modo violento. I bambini timidi sono riluttanti a chiedere aiuto e, ancor più grave, le persone timide di tutte le età sono spesso fraintese e possono essere viste come non interessate, scostanti, inaffidabili.

La ricerca ha inoltre rilevato che “le persone timide spesso avvolgono ogni prestazione sociale con quanto di più prezioso possiedono: il loro Io. Quando la loro richiesta è negata, oppure un approccio non viene accolto, la conclusione che traggono è: non piaccio, non valgo niente. Esse hanno erroneamente appreso a equiparare ciò che fanno o non fanno […] con la loro stessa essenza, cioè il loro valore o la loro identità”.[5]

Aspetti positivi

Soffermarsi esclusivamente sugli aspetti negativi della timidezza sarebbe limitante. Le persone timide hanno con il tempo elaborato una grandissima capacità di osservazione e di spirito critico. Sono persone che riflettono profondamente ed agiscono con grande consapevolezza. Hanno inoltre sviluppato una sensibilità e un’empatia difficilmente riscontrabile in chi ha un carattere diametralmente opposto. La timidezza, la solitudine, il distacco sociale sono caratteristiche tipiche degli artisti, dei filosofi, degli scrittori e di tutti coloro che osservano il mondo con una profondità tutta particolare.

L’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare

Gli studi dimostrano che, se il bambino timido viene sottovalutato, non capito, frainteso, non rispettato e non aiutato, possono esserci dei rischi per la sua salute. La timidezza può semplicemente “impedire ad un bambino di sviluppare al massimo le sue potenzialità, […], ma anche quando i bambini sono solo un po’ timidi, essi comunque perdono preziose esperienze sociali. E, quando la timidezza è più profonda, essere rinchiusi in quella prigione psicologica che può rovinare una vita”.[6]

I bambini timidi reprimono sentimenti come la rabbia e “se non sono liberi di manifestare apertamente la loro rabbia verso il bersaglio appropriato, possono anche orientarla scorrettamente e dirigerla su se stessi”.[7]

Alcuni studi mettono in relazione la timidezza e la derisione da parte dei compagni o l’incomprensione da parte degli adulti con un rischio maggiore di far uso di alcol e droga, ma anche con l’insorgenza di disturbi del comportamento alimentare. Uno studio del 2008 dal titolo “Shyness, sociability, and eating problems in a non-clinical sample of female undergraduates” condotto su un gruppo di ragazze di età media 20 anni e 7 mesi, che si descrivevano come timide, ha dimostrato un legame significativo tra la timidezza e l’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare.[8]

Un altro studio dal titolo “The relationship between personality traits and eating pathology in adolescent girls” giunge al medesimo risultato; infatti questa ricerca, condotta su un gruppo di 244 ragazze di Johannesburg frequentanti la scuola superiore, ha messo in evidenza una significativa relazione tra alcuni tratti della personalità, quali timidezza, instabilità emotiva, ansia e tendenza ad autocolpevolizzarsi, e l’insorgenza di disordini alimentari.[9]

Altri studi sottolineano come la timidezza, le difficoltà in ambito sociale, stili cognitivi più razionali, la sensibilità, le etichette, le prese in giro ecc. possano sfociare in un disturbo del comportamento alimentare.

Cosa possono fare gli adulti significativi e gli educatori?

Gli adulti significativi e gli educatori come i genitori, gli insegnanti, gli allenatori, gli animatori hanno un ruolo fondamentale che prende una duplice direzione: da una parte essi hanno il dovere di accompagnare e sostenere con estrema delicatezza il bambino timido affinché trovi la forza di ridurre gli atteggiamenti di chiusura mettendo in luce le sue qualità, aumentando così la sua autostima e impedendo che perda importanti occasioni per dimostrare il suo valore. Dall’altra il bambino timido va capito e rispettato nella sua unicità, preservato nella sua dignità. Vanno evitati rimproveri pubblici e qualsiasi azione che possa generare imbarazzo o vergogna. Il bambino timido va accompagnato verso la consapevolezza che ha qualità immense, che l’insuccesso si può superare. Gli va offerto aiuto se lui non è in grado di chiederlo.

E soprattutto questi bambini vanno amati per come sono, perché il mondo ha bisogno della loro splendida anima.

Bibliografia

[1] Zimbardo Philip e Radl Shirley, Il bambino timido, comprendere e superare le difficoltà personali, Trento, Erickson, 2011, pag. 17-18

[2] Ivi, pag. 21-22

[3] Ivi, pag. 18

[4] Ivi, pag. 24

[5] Ivi, pag. 47

[6] Ivi, pag. 35

[7] Ivi, pag. 128

[8] Miller JL, Schmidt LA, Vaillancourt, Eat Behav. 2008 Aug ;9(3) : 352-9 doi : 10.1016/j.eatbeh.2008.01.001. Epub 2008 Feb 8

[9] Silva AS. Arch Women Ment Health. 2007; 10(6):286ì5-92. Epub 2007v Nov 26.

Contenuto a cura di Sandra De Luca Frigo

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