Animenta consiglia: 5 libri con cui iniziare l’anno

Quando scrivo mi sento libera, perché la pagina bianca non lascia spazio a giudizi, mi restituisce serenità, mi aspetta, non mi rincorre ed io non rincorro lei. Ho odiato la lettura durante gli anni del liceo, perché non tollero tutto ciò che, in un modo o nell’altro, mi venga imposto, anche se in forma celata o in buona fede. Ho bisogno di sentire dentro di me la spinta verso ciò che più mi corrisponde. Sono cresciuta, sono passati anni, oggi la lettura è diventata per me tana sicura cui tornare ogni volta che mi va, senza pretese, né aspettative. A volte stiamo insieme quotidianamente, altre non ci vediamo per mesi. Ma nessuna si sente tradita o abbandonata dall’altra.  Ci vogliamo bene, adesso.

Per questo ho pensato di raccogliere alcune recensioni che, a conclusione di alcuni libri, ho sentito l’esigenza di sigillare dentro al mio cuore e dentro la mia mente, per non dimenticare, quantomeno provarci. Sono una di quelle persone che non ricorda mai i titoli dei volumi che ha attraversato e percorso, o dei film, o della materia che sta studiando. Credo sia tutta una questione d’agitazione, come prima d’un esame. Provo a chiuderla così, con una frase di Sant’Agostino che, a rileggerla, mi fa sempre un po’ sorridere: 

«Che cos’è quindi il tempo?Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più».

Ecco, la lettura è così, non si lascia definire. Ed io voglio augurare ad ognuno di trovare il suo personale significato da darle, perché la lettura è una scelta, non qualcosa da subire. 

La lettura è intimità e condivisione di mondi.

Io, mio padre e le formiche: lettera ai ragazzi sui desideri e sul domani di Rosella Postorino

Fa paura prendersi sul serio, perché espone alla possibilità di farcela.
E tu, che per anni sei cresciuto forse con un’immagine di te misera, proprio non ti ci vedi ad esser capace, anche se gli altri te lo dicono.
Tu non ci credi, e questo fa la differenza.
I tuoi sogni da un lato, tu dal lato opposto, li guardi con un misto di rancore e rabbia, ma anche desiderio di darti prova di coraggio.
Una delle cose più difficili credo sia deludere le aspettative, presunte o reali, degli altri o proprie.
Se ti sei immaginato in un modo per tanto tempo può essere traumatico scoprirti totalmente differente.
Eppure oggi riconosco che è una grande libertà arrivare a questa consapevolezza.
Puoi scegliere un percorso, puoi però anche cambiarlo se non ti corrisponde più. Anche se ti piace, ma se dentro sai che non è qualcosa in cui riusciresti a esprimere la tua vera natura fai bene a lasciare il porto.
Ci vuole forza a cambiare, tanta.
Molta di più a rimanere fermo però.
Alla lunga, uccide la vita.
Andarsi contro sembra essere molto più semplice, però allontana dal senso di pienezza che non può che essere figlio della soddisfazione di sé.
“E fidatevi dei vostri talenti, non silenziateli”.
Io non sono i miei titoli, nessun riconoscimento, io sono una totalità più grande che rifiuta limitanti etichette.
Ognuno di noi è se stesso, le persone che incontra, emozioni, paure, cadute e risalite, riposo, paure, ansia e contentezza, paure (l’ho già detto?), e molto di più.
“Non abbiate troppa paura della paura. […] Ma se proprio non riuscite a non averne, allora usatela, la vostra paura. Usatela tutta”.

“Perché <<farcela>> non significa la stessa cosa per chiunque”.

Alla ricerca delle coccole perdute di Cesare Giacobbe

A volte si diventa adulti senza essere stati bambini, genitori senza essere stati né bambini né adulti. Il bambino chiede, l’adulto prende, il genitore dà, ed è il normale processo evolutivo passare per ognuna di queste tappe per avere un’identità salda e strutturata. La vita però non è a volte granché lineare: c’è chi sin da bambino deve accudire i fratellini e le sorelline e ha poco di che godere della sua infanzia; chi rimane senza genitori e non ha più alcuna figura di riferimento cui ispirarsi come modello di adulto; chi ha paura di crescere e rimane per troppo tempo a casa assieme a mamma e papà, perché la vita è più leggera e si avverte meno il peso scomodo delle responsabilità.
Crescere fa paura.
Imparare a decidere in autonomia è difficile.
Starci nelle difficoltà è destabilizzante,
specie quando invasi da un senso di impotenza.
Dico sempre che l’università è complessa, oltre che per quel che comporta frequentarla, soprattutto perché segna la fine di una fase importante della propria vita e l’inizio di una totalmente sospesa nelle novità, ed è pericoloso perché facile perdersi.
Ma serve tagliare il cordone ancorato alle comodità, serve per crescere, per capire di potercela fare anche da soli, che l’altro è bene sia un desiderio e non un bisogno senza cui non saper muovere un passo, senza cui credersi incapaci.
Voglio anche io nella mia vita imparare a lasciar coesistere queste tre personalità: essere bambina per godere del gioco e delle risate che fanno venire il mal di pancia; adulta nelle decisioni, nei miei pensieri, nelle reazioni; infine genitore, di un figlio, amico, compagno, per poter dare senza pretese, dare incondizionatamente per il solo piacere di dare e sentirmi per questo tanto viva.
Non è un figlio a rendere genitori, non è l’età a rendere bambini o adulti.

Un attimo prima di cadere di Giancarlo Dimaggio

Un libro che mostra quanto sia importante imparare a prendersi cura di sé, chiedere aiuto e procedere con un percorso di “riscrittura” di tutti gli automatismi interiorizzati nel corso degli anni, sin da bambini.
Abbiamo imparato a funzionare in un dato modo,
ma non è detto che ci sia un solo modo possibile di vivere,
è tuo diritto concederti lo spazio che meriti per ritrovarti intero.
Che la tua non sia una vita di riflesso, che possa ricominciare a rispecchiare la tua persona e la tua unicità.
“Per curare l’animo bisogna tornare all’attimo prima della caduta”.
Un attimo prima di cadere.
Un libro consigliato è un libro che leggo con ancora più desiderio.
Grazie per avermi toccato la vita.
Impara a tendere la mano,
non è da deboli,
non è da folli,
è tempo di mollare pregiudizi schiocchi,
darsi la possibilità di ricredersi.

Che nervi, che ansia: come trasformare i sintomi in validi alleati di Alessia Romanazzi

Non so da dove partire, per questo inizio da qui. Avevo iniziato a leggerti tempo fa, poi ti ho dovuto mettere da parte perché mi sembrava potessi farmi un po’ male, a sottolineare cose che non avrei voluto leggere, perché troppo legate a qualcosa di molto personale per me. Oggi ti ho concluso, così, tra un viaggio in autobus e una lezione universitaria posticipata. Mi sento leggera, e umana, e accolta, e serena, vulnerabile e fallibile, compresa.

Ho riso, molto, ho riso tra le lacrime e poi anche per divertimento, e peccato non poterti abbracciare da qui, Alessia, però ho stretto al petto queste pagine, e spero sia arrivato l’affetto sino a te. Quello che ho capito in questi ultimi anni è che la psicoterapia non è “roba da folli”, al contrario, è interesse di chi sceglie di prendersi per davvero cura di sé, anche a costo di scavare nel profondo e lasciarsi far apparentemente del male.
Non posso risolvere ciò che non ho compreso.
E non posso non temere ciò che non conosco.
È un percorso che aiuta a ricevere strumenti che consentano di camminare da soli, voltarsi indietro con gli occhi pieni di gratitudine e sorridere a chi ha saputo, con professionale umanità, ricostruire e tradurre quella storia di vita che sembrava simile a un disastroso gomitolo vecchio.
Tra bisogni e doveri, dilaniati in due metà che bramano di tornare ad abbracciarsi, a trovare pace, a giocare, a prendersi meno sul serio.
“Viviamo in un mondo in cui si viene premiati quando violentiamo noi stessi”, mi porto dentro questa frase e anche un’altra con cui vorrei chiudere qui questo pensiero.
Dice così: “Si va dallo psicoterapeuta così come si va dal dentista se abbiamo i denti del giudizio che fanno male o dall’ortopedico se è la gamba a rompersi”.
È un peccato non lasciarsi aiutare, aggiungo, “quando esiste la soluzione”.

Sette tipi di fame di Renate Dorrestein

Ipercontrollo, sacrifici e sofferenze, forti rinunce, annientamento di stimoli e piacere, tutto per porre velocemente rimedio a un eccesso ponderale, considerato un male più per l’occhio sociale che per le reali complicanze cui potrebbe portare nel tempo.
Regole, schemi, rigidità, liste ben ponderate, così la vita sembra ben che catturata, non c’è spazio per l’istinto.
Comando io il corpo, stavolta, anziché esserne succube.
Finché la vita stessa di colpo torna a svegliarti, portando con sé ciò che più in lei è connaturato: l’imprevisto.
E allora che fare?
Adattarsi,
che non vuol dire accettare passivamente,
piuttosto trovare un equilibrio che sia nuovo, morbido, leggero, imparando ad accettare che tutto in fondo è cambiamento.
La rigidità nel pensiero è illusoria, tanto quanto lo è anche il controllo.
E’ presuntuoso ostinarsi a gestire affannosamente le proprie giornate, perché in tutto questo correre alla fine ci si dimentica cosa davvero significhi vivere sereni.
Bisogna imbattersi e scontrarsi con la realtà, se occorre, per prendere coscienza e invertire il senso di marcia, per se stessi.
“Ha una grandissima autodisciplina.
Spero che riusciremo a insegnarle che può usarla anche per vivere in modo più sano”.
“L’intimità ha il suo prezzo: devi essere in grado di spogliarti completamente”.

L’articolo è stato scritto da Chiara, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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