Cara mia,
Ti scrivo adesso che questo anno è appena cominciato.
Hai venticinque anni e ti porti dietro un’amica da ben 8 …si la chiamo amica perché da un lato forse mi ha fatto scoprire aspetti di me che non conoscevo ma non lo è poi in fondo perché mi ha tolto tutta la spensieratezza ditemi passati e presenti.
Diciamo che sono inciampata in questo disturbo anoressico senza rendermi conto che stavo andando contro un minuscolo sassolino che poi si è scoperto essere un masso enorme. Ho cominciato ad assumere dei rituali e ad avere delle ossessioni sempre più forti che riguardavano e riguardano ancora ,il mio corpo, il mio peso, la misura delle mie gambe, braccia e chi più ne ha più ne metta. Ho cominciato a restringere sempre di più perché in verità, inizialmente almeno, volevo assomigliare a delle ragazze che conoscevo e conosco e reputavo più magre di me e quindi migliori. Poi con il tempo, ragionandoci su e seguendo le loro vite mi sono resa conto che non era affatto così anzi loro erano come me, delle semplici adolescenti con sogni e desideri diversi che non si facevano privazioni…però poi è arrivato il giorno di partire per l’Inghilterra ed io non dimenticherò mai la frase che la mamma di una mia amica ha detto riguardo alla figlia, “mi raccomando guardate che mangi non può dimagrire ancora”.
Da quel momento in poi, badate bene è stata solo la goccia che ha fatto traboccare, il vaso ho sentito il bisogno anche io di ricevere quelle attenzioni dai miei genitori. D’altro canto non era ancora il momento di sviluppare una malattia, ero ancora abbastanza forte. Poi però si sono aggiunte tante altre voci, quella della mia maestra di danza, quella delle mie amiche, quella delle conoscenti che mi hanno portato a sviluppare un’idea di me sempre più brutta e svilente.
La malattia stava cominciando a fare il suo covo, prima fra tutte vi è stata la malattia fisica che mi ha portata a sciuparmi e a perdere dei chili e da lì in poi è stato un continuo scendere a precipizio, fino ad arrivare a toccare il fondo con la terapia intensiva dell’estate scorsa.
Da lì sembrava le cose fossero ripartite, che io stessi meglio, che fossi più consapevole, ma in realtà il tarlo del disturbo era ancora lì e c’è ancora nonostante adesso stia psicologicamente meglio. Perché?! Beh, sono cresciuta e le tante sedute di terapia mi hanno fatto capire molte cose di me stessa e quindi mi sento meglio, più forte e vi dirò più combattiva, però nonostante tutto questo, sento che manca ancora un pezzettino da fare, ancora c’è qualcosa che non mi fa completare il puzzle, ma cos’è mi chiedo oggi?!
Ecco perché ho cominciato a scrivere perché ho capito che ti apre la mente, che ti fa scavare in profondità ti fa rendere conto verso dove stai andando. Ora parlo, parlo una lingua che in parte ancora conoscono in pochi, in parte è universale ed è quest’ultima che mi dà il coraggio di aprirmi, raccontarmi e farmi aiutare. Spero presto di capire quale sia il pezzettino mancante e anche se forse non lo scoprirò mai, imparare a comprendere me e i miei bisogni le mie esigenze, per essere più viva e presente nella mia vita come in quella delle persone che mi sono accanto.
Alla porta di questo 2022 ci metto la consapevolezza e la volontà di lottare sempre più forte in me. Riprendere in mano la mia vita in ogni senso non lasciandomela più scivolare tra le mani come fine sabbiolina.
Spero che questo nuovo anno mi faccia aumentare la forza in me stessa e mi dia il coraggio di prendere la mano di chi mi vuole solo aiutare, a fidarmi di più di terapeuti, famiglia e amici che vogliono solo il mio bene.
La lettera è stata scritta da Beatrice per se stessa