Mi è sempre piaciuto mangiare. Sono nata e cresciuta in una famiglia che ha sempre dato molta importanza alla cucina e allo stare a tavola, tanto da farne poi anche un lavoro. Mi è sempre piaciuto mangiare e non sono mai serviti aeroplanini o filastrocche per convincermi a farlo.
“E allora dov’è il problema?”, vi chiederete.
Tutto ha avuto inizio quando avevo 11-12 anni.
Il ricordo di una violenza sessuale subita qualche anno prima e la minimizzazione di quanto accaduto, la non considerazione del mio dolore da parte degli altri sommata al non sapere come affrontarlo da sola mi hanno devastata.
Ho trovato nel cibo il conforto di cui avevo disperatamente bisogno. Ho iniziato a mangiare compulsivamente e quindi a mettere su peso. Più il mio corpo diventava voluminoso, più i miei coetanei mi bullizzavano e gli adulti mi giudicavano. Più venivo bullizzata e giudicata più mangiavo. E quindi mettevo su altro peso.
Era un circolo vizioso dal quale non riuscivo ad uscire, perché tutti si concentravano sul mio corpo, ma nessuno guardava la mia Anima. Erano tutti interessati o preoccupati per il mio aspetto fisico, ma nessuno si chiedeva come stessi dentro.
Ho passato anni davvero bui, in cui la depressione si è impadronita di me.
Fino a quando ho conosciuto la ragazza che poi è diventata la mia fidanzata. Lei sì che si è interessata alla mia Anima e ha iniziato a prendersene cura.
Mi sono sentita vista, considerata. Amata per la prima volta.
Ho iniziato a stare emotivamente meglio. Ma per la mia famiglia, per miei coetanei, per la società il mio corpo continuava a rimanere un problema. Non avevo un corpo conforme, non avevo un corpo che secondo loro meritasse di esistere, cosa che mi veniva fatta presente ogni giorno con parole e atteggiamenti.
Finché un giorno qualcun altro ha deciso per me che venissi seguita da un centro per curare la mia obesità. Ero così stanca di stare alle decisioni degli altri, di subire le opinioni altrui. Quel corpo era il mio, e avrei deciso io cosa farne. Così ho iniziato a restringere sempre di più. E sono dimagrita. Più di quanto ci si aspettasse, più di quanto “si volesse”.
Ho continuato così per anni. Alternavo periodi in cui mangiavo poco e dimagrivo tanto e in fretta a periodi in cui mangiavo tanto e in modo compulsivo. E il mio corpo cambiava con la stessa rapidità.
Sono arrivata al 2019. L’anno in cui ha avuto fine una relazione nella quale avevo riposto molte aspettative. Ci credevo ancora e non ero assolutamente pronta a vederla finire. Mi sono ritrovata in un buco nero nel quale non volevo ammettere di trovarmi. Non volevo ammettere a me stessa, prima che agli altri, di stare male per quell’Amore finito.
Ma un dolore va accolto per poter essere affrontato.
Io invece ho pensato che mettere quel dolore da parte e concentrarmi su altro potesse essere una soluzione. Ho deciso di concentrarmi su qualcosa che sapevo sarei stata in grado di gestire: il mio corpo.
Mangiavo e mi punivo. Il mio corpo è cambiato velocemente. Ma ho iniziato a ricevere molti complimenti: più dimagrivo, più venivo elogiata. Da un lato mi faceva piacere ricevere tutti quei complimenti, ma dall’altra mi faceva arrabbiare la facilità con cui si facevano dei commenti e si giudicava il corpo di un’altra persona. E mi fa arrabbiare tutt’ora. Perché, che siano complimenti svalutanti o costruttivi, lo si fa senza conoscere le motivazioni per cui il corpo di una persona cambia.
Solo da gennaio ho deciso di chiedere aiuto e di fare davvero, per la prima volta, qualcosa per me stessa, per il mio bene.
Da qualche mese sono seguita da un team di specialisti e sto imparando ad Amarmi e considerarmi, io per prima. Ho scoperto che il mio disturbo alimentare ha un nome preciso: “Purging Disorder”. E, un po’ alla volta, senza fretta, passo dopo passo lo sto affrontando.
Non è facile, e non sarà immediato, ma sento di aver intrapreso la strada giusta. Quella dell’Amore per me stessa.
L’articolo è stato scritto da Alessia, che ha raccontato la sua storia