Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Giulia

Anoressia: quel capriccio tipico delle ragazzine che vogliono fare le modelle e allora decidono di non mangiare più, per vedersi magre e somigliare a quelle che si vedono alla tele o sui giornali.

Così dicevano qualche anno fa, e così dicono purtroppo ancora oggi in tanti, complice la disinformazione e il fatto di non riuscire mai ad andare davvero a fondo nella questione.

Una gamba rotta è facile da immaginare, così come lo è un mal di pancia. Ma far capire cosa si provi quando ci si ammala di un disturbo alimentare è complicato da comunicare, soprattutto nel momento in cui ti ci trovi dentro e non sai nemmeno tu come ci sei finito. Ma sai che sei lì e in qualche modo devi uscirne.

Avete letto bene: l’anoressia è una malattia, una malattia mentale, e non ha nulla a che vedere con i “capricci”.

Una malattia che colpisce tutti, giovani, meno giovani, uomini e donne. Una malattia che non fa discriminazioni, che si manifesta in modi diversi, ha mille forme, ma al contempo un unico filo rosso che unisce tutti coloro che si ammalano, come se, pur in tutte le sue sfumature, quel senso di solitudine fosse uno solo, lo stesso. Come se quei pensieri instancabili e tutta quella difficoltà nell’ammettere che c’è, la malattia, o nel riconoscerla ci accomunassero tutti.

Un unico modo di raccontare un disturbo alimentare non c’è. Per me è come una voce potente, cupa, dal tono minaccioso che non si ferma mai e lentamente inizia a imporsi. Una voce che non riesci a controllare, mentre ti dice di non fare quello, di limitare quell’altro, di muoverti…

Giorno dopo giorno le restrizioni aumentano e tu inizi a sparire. Lentamente ti spegni dentro, eppure non te ne rendi conto; sei talmente frastornato dalla tua coinquilina che pensi addirittura abbia ragione, ti fidi. Lei ti controlla e nel momento in cui attorno a te regna il caos lei ti dà un porto sicuro in cui tornare sempre, l’unico.

Io mi sono fidata, solo che mentre pensavo di avere il controllo io, quel controllo lo stava prendendo lei. Totalmente.

Ho resistito alcuni anni negando la sua esistenza, a me stessa e agli altri; poi quella voce si è fatta sempre più forte, finché alla fine del 2021 ho chiesto aiuto. Prima a una psichiatra, poi a una dietista e tra poco a una psicologa.

Sono ancora in viaggio, anzi, sono proprio all’inizio del mio viaggio. Ma dopo una ricaduta ho recuperato i miei passi verso la guarigione.

È dura a 22 anni accettare di dover prendere delle pastiglie per stare leggermente meglio. È dura non dare retta a quella voce, sfidarsi e sfidarla ad ogni pasto. È dura scontarsi con i propri genitori, che ti vedono sparire mentre tu non te ne accorgi, e non sanno come aiutarti.

È che a un certo punto ti guardi allo specchio e non ti riconosci, sei vuota dentro e fuori, isolata dal mondo, chiusa in quella bolla fatta di numeri, pensieri, cibo e strategie.

Quei brevi momenti di lucidità ora li sfrutto tutti, mi faccio forza e pian piano sto capendo che non è quella la vera vita. E che anche io merito un po’ di tranquillità, di pace.

Non siamo soli se parliamo, se raccontiamo come ci sentiamo, chi siamo. So che è difficile, ma piano piano il conforto degli altri può diventare uno strumento in più mentre si cerca di costruire quella consapevolezza che permette di far luce. E, nella luce, vederne la fine.

L’articolo è stato scritto da Giulia, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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