Animenta racconta i disturbi alimentari – la storia di Chiara

Ci sono storie straordinarie che ci stravolgono pensieri e punti di vista quando le leggiamo.

Altre sono storie emozionanti e coinvolgenti che ci rigano le guance con lacrime di commozione. 

Ci sono storie incredibili in cui vengono raccontate esperienze meravigliose o spaventose che, in ogni caso, ci smuovono talmente tanto da farci prendere decisioni importanti.

Ci sono, poi, storie ordinarie, che, apparentemente, potrebbero sembrare inconsistenti, o quantomeno non degne di nota tanto da lasciare un segno. 

La verità è che sono proprio queste ultime storie a insediarsi e lasciare qualcosa di importante, il più delle volte, perché non solo ogni storia ha la sua dignità e la sua particolarità, ma, soprattutto, ogni vita apparentemente ordinaria è straordinaria e ogni evento, facendo parte di un disegno più grande, è rilevante.

Ecco, io credo che la mia storia, quella della mia vita che per ora conta venticinque anni e mezzo, sia da considerare ordinariamente straordinaria. La mia vita non è una di quelle storie che, quando si raccontano, provocano grandi reazioni, ma è una vita fatta di piccoli momenti, di giorni densi di piccoli passi compiuti da me e di chi fa parte delle mie giornate.

Anche la storia delle mie sofferenze non è sconvolgente ad un primo sguardo, ma è reale, e solo adesso, dopo tanto lavoro e dopo un anno di psicoterapia, mi rendo conto che anche le mie sofferenze hanno la loro dignità ed è giusto che io me ne prenda cura. 

Nella mia vita una parola chiave è “cura”. 

Da che io possa ricordare mi prendo cura delle persone e delle situazioni. Mi prendo cura delle persone a me care perché amo farlo e perché molte di loro hanno avuto o hanno bisogno di molta cura, ma, allo stesso tempo, solo adesso mi rendo conto di quanto anche io stessa abbia bisogno di cura e, anzi, ne abbia anche il diritto. 

Sono a contatto con la fragilità da sempre. Fin da quando ero piccolissima sono consapevole di quanto sia delicata ed estremamente importante la salute mentale. Mia mamma lotta con la depressione da decenni ormai, è fragile ma fortissima, perché continua imperterrita a fronteggiarla, a chiedere aiuto e a rialzarsi ad ogni inciampo. 

Quando in una famiglia si vive una situazione di questo tipo niente rimane uguale: si viene coinvolti tutti, dal primo all’ultimo componente. 

Non è egoismo, ma è condivisione. 

Non è semplice, anzi, può creare delle situazioni dolorose. 

È fondamentale, però, comprendere quanto sia necessario lavorarci su queste dinamiche e relazioni e quanto sia bello starsi accanto, nonostante tutto. 

Da sei anni mia sorella si è ammalata di anoressia. Se all’inizio nessuno di noi comprendeva sul serio cosa volesse dire, adesso possiamo dire di aver imparato molte cose. Io posso dire di essere sempre più consapevole che un DCA non è un capriccio, non è una scelta, non si lega alla volontà di “fare la modella” (come purtroppo ancora oggi sento dire fin troppo spesso). 

Un DCA è una malattia terribile che fa male, è qualcosa da imparare a conoscere e contro cui lottare, per vincere. Ma, soprattutto, non è una colpa. 

Col tempo ho imparato a non dire che mia sorella “è anoressica”, ma che soffre e lotta contro l’anoressia. Mia sorella non è la sua malattia, mai. Mia sorella è mia sorella, è una giovane donna, forte e meravigliosa che lotta tanto e che soffre, ma che non può essere identificata con quello che le fa male. 

Cosa ho provato..

Mi sono spesso sentita un fallimento perché ho pensato di essere una delle cause più consistenti della sofferenza di mia sorella. 

Questo ha fatto sì che spesso mi sentissi da meno, incapace e inutile. 

Mi sono spesso sentita egoista perché provavo dolore per le circostanze della mia vita, quando di fronte a me c’era una persona che amo molto che soffriva “molto più” di me. 

Io non ho mai sofferto di un DCA diagnosticato, ma non sono mai stata completamente libera da ansie e paure legate a questa sfera. 

No, non perché non mi sento bella o perché voglio raggiungere degli standard. Ma perché ci sono dolori più grandi che si manifestano tramite questo. 

La mia storia è ordinariamente straordinaria e ci sarebbero così tante cose da dire… 

Quello che, però, oggi posso dire con certezza, come fosse una grande conquista, è che ho il diritto di ammettere le mie sofferenze, che non sono meno dignitose e che hanno il diritto di essere considerate e curate.

L’articolo è stato scritto da Chiara, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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