Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Shanti

Inizio la mia storia con una poesia scritta da me.

La feci entrare
in una notte d’estate
lentamente,
e lasciai che mi consumasse l’anima,
così da non sentire più dolore;
la feci entrare
in una notte d’estate, 
una presenza invisibile e silenziosa,
e mi convinse che,
se fossi diventata invisibile e silenziosa come lei,
il mondo avrebbe smesso
di mettere le sue mani,
voraci e fameliche,
sul mio corpo e sulla mia anima.
E così…
in una notte d’estate,
la feci entrare.

La mia storia con i disturbi alimentari inizia quest’estate, quando ho assistito a degli avvenimenti che hanno fatto venire a galla alcune cose a me successe durante l’infanzia e l’adolescenza (molestie alle elementari, bullismo e cyberbullismo alle medie, oltre ad un rapimento avvenuto nel luglio del 2019) e che, per riuscire a gestire quel dolore, avevo tenute nascoste per anni. Ho iniziato a controllare sempre di più il mio corpo ed il mio rapporto con il cibo, fino ad entrare in una spirale di restrizioni e iperattività dalla quale non sono ancora riuscita ad uscire.

Controllavo il cibo nella speranza che diventare sempre più piccola ed invisibile mi proteggesse dal mondo, un mondo che ho sempre visto come inospitale, pericoloso.

Ma si trattava di un controllo illusorio. Sono entrata in una spirale di autodistruzione che mi ha portata a stare malissimo, a soffrire terribilmente il freddo, ad arrivare ad un passo da conseguenze davvero gravi.

Tra luglio ed agosto dello scorso anno ho attraversato la cosiddetta fase della “luna di miele”, in cui vedevo la malattia come un qualcosa di accogliente, che mi proteggeva dal mondo esterno. Era bello vedere il numero sulla bilancia scendere, il controllo mi faceva sentire potente, invincibile, volevo essere la più magra tra tutte le persone che avevo intorno.

La malattia sembrava mia amica. Nemmeno l’abbandono di una mia cara amica (che, appena ha saputo del mio DCA, ha scelto di allontanarsi per paura di soffrire troppo) è riuscito a scalfirla.

Fortunatamente verso la fine dello scorso autunno sono riuscita a risollevarmi un pochino grazie alla mia nutrizionista, l’unica che mi abbia veramente capita fino in fondo nel mio DCA.

Tra settembre ed ottobre ho toccato il mio punto più basso, ho raggiunto il mio peso più basso in assoluto.

Avevo costantemente freddo, ero in costante iperattività sebbene mi alimentassi pochissimo, passavo le giornate a pensare costantemente al cibo.

Ho chiesto aiuto per la prima volta alla psicologa che mi seguiva al centro per la transizione di genere (CIDIGEM). È stata lei che prima ha prenotato per me un colloquio presso il centro per disturbi alimentari della mia città (Torino), e poi ha deciso di farmi fare una visita con la psichiatra dello stesso CIDIGEM, la quale, a novembre, mi ha prescritto dei farmaci dandomi appuntamento per il febbraio successivo, facendomi sentire un po’ abbandonata a me stessa.

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre ho scoperto alcuni account Instagram di persone che erano riuscite a guarire dai disturbi alimentari (tra cui quelli di alcune volontarie di Animenta), che mi hanno dato la spinta per riuscire a risalire un po’. Ad aiutarmi nella risalita è stato anche il libro “The fuck it diet” di Caroline Dooner, che parla di come scardinare la cultura della dieta, e la mia nutrizionista, che è stata la prima a capire veramente il mio DCA, dandomi gli strumenti per affrontare il mio percorso, e che, soprattutto, non mi ha mai prescritto delle diete che avrebbero potuto farmi ricadere nei pensieri legati al controllo dell’alimentazione.

Dicembre è passato tra alti e bassi, ma sono riuscita a gestire bene le festività natalizie. Inaspettatamente è stato come se il mio DCA mi avesse dato una tregua natalizia, che però è cessata subito dopo il 25 Dicembre.

Tra gennaio e febbraio, anche a causa dell’enorme sofferenza causata dal mio disturbo alimentare, ho avuto un profondissimo crollo umorale, che mi ha portata ad un ricovero in ospedale durato 15 giorni dopo un gesto autolesivo. Fortunatamente a livello di umore sono riuscita a riprendermi un po’, sebbene ancora oggi ci siano giornate in cui sto a letto tutto il giorno.

Sempre a gennaio ho iniziato un nuovo percorso terapeutico in cui ho incontrato la mia attuale terapeuta, con cui mi sto trovando abbastanza bene, nonostante le grandi incomprensioni iniziali sul tema del mio disturbo alimentare, legate al fatto che sembrava che lei non credesse al mio disturbo, cosa rivelatasi fortunatamente falsa.

In questi ultimi due/tre mesi, dopo il ricovero il mio rapporto con l’alimentazione ha continuato ad essere caratterizzato da alti e bassi, anche se alcune cose sono cambiate, ad esempio non soffro più così tanto di iperattività e le condotte compensatorie sono diminuite. Purtroppo ho iniziato a sviluppare dispercezione corporea e continuo ad avere pensieri ossessivi sul peso e credenze disfunzionali sul cibo, ma voglio impegnarmi per riuscire a superare anche questi ostacoli, per avvicinarmi alla mia guarigione.

Volevo concludere questa mia storia con la traduzione di un verso della mia canzone preferita, November rain dei Guns N’ Roses:

Non temere l’oscurità
Possiamo ancora trovare una strada,
Perché nulla dura per sempre,
Nemmeno la fredda pioggia di Novembre

L’articolo è stato scritto da Shanti, volontaria dell’associazione, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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