Mi chiamo Elisa e ho 15 anni. Alla giovane e puerile età di 11 anni, la mia vita è cambiata drasticamente. Un vortice è entrato nella mia testa. Ho iniziato a seguire un pensiero sbagliato, delle leggi dettate da una malattia che a breve mi avrebbe portato alla rovina. L’anoressia. Sì, proprio lei è stata la mia rovina.
L’anoressia e le emozioni che porta con sé
Come può una bambina così piccola, così innocente, così fragile, farsi trasportare e guidare da questi pensieri.
Fu così che mi ammalai. Iniziai a sentirmi sbagliata, diversa, a volte di troppo.
Mi sentivo così sola, così impotente, avevo bisogno di poter controllare qualcosa.
E l’anoressia mi diede questo potere: il controllo. Ma era un controllo sbagliato, caratterizzato da privazioni del cibo e negazione dell’evidenza.
Per quanto potente potessi sentirmi, il mostro mi stava divorando. Divorando l’anima, le mie relazioni, la mia famiglia, la mia felicità, la mia vita. Insomma, tutto stava andando in rovina, e io non riuscivo a vedere ciò.
La mia mente era offuscata, la strada che intraprendevo non era nitida. Combattevo verso il raggiungimento di un obiettivo sbagliato: quello della perfezione.
L’inizio del percorso di cura dall’anoressia
Per anni la mia vita andò avanti così: ricoveri, sondino naso-gastrici, accessi in pronto e continue visite mediche.
I miei compagni andavano a scuola, continuavano a vivere. Mentre io ero lì, in un letto d’ospedale, con un piede nel mondo e uno nella fossa.
L’estate scorsa decisi di affidarmi. Affidarmi alle cure, alle terapie, ai medici, a tutta la mia equipe. Fu così che iniziai a rivivere.
Iniziai a sorridere dopo anni, a ritornare pian piano la bambina che ero: così solare, felice e socievole.
Il cibo non era più mio nemico, imparai a sottolineare la sua importanza anche nei contesti sociali in cui mi trovavo. I pranzi in famiglia, che tanto temevo, iniziarono a diventare abitudinari. La normalità che stavo vivendo mi rendeva libera. Perché la libertà fu una delle tante cose che mi era stata tolta.
Rimarrai solo un ricordo…
Adesso non mi reputo ancora guardata dall’anoressia, ma il mio percorso sta procedendo a gonfie vele e posso dire di trovarmi sulla giusta strada, non più offuscata come prima.
Questo periodo sarà un ricordo di quelli a cui penserò quando sarò sopraffatta dai problemi, giungendo alla conclusione di aver vissuto di peggio.
E tu, anoressia, cara bastarda, a breve rimarrai solo uno di questi ricordi.
L’articolo è stato scritto da Elisa, che ha raccontato la sua storia