Ciao a tutti, mi chiamo Sarah. Oggi sono qui per raccontarvi la mia storia travagliata in alcuni versi. Ho 30 anni e sono mamma di un bambino di nome Gabriel, di 4 anni. Come per tutti, anche per me ci sono stati alti e bassi nella vita ma mai avrei immaginato che avrei conosciuto l’anoressia nervosa.
Conoscere l’anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è una malattia strana, che ti toglie l’anima. Anche se, in realtà, ti toglie praticamente tutto.
Non so con esattezza quando sia successo, so che in me c’era qualcosa che non andava. Non mi piacevo? Avevo qualcosa dentro da tirare fuori? In quel preciso istante non lo sapevo, non ero forse in grado di capirlo da sola. Oggi però lo so.
Gli inizi della malattia
Inconsciamente la mia malattia è iniziata nel 2018 e nel 2017 sono diventata mamma. La gravidanza ha portato enormi cambiamenti nel mio peso e nel mio corpo in generale. Così ho iniziato a mangiare meno.
Non mi rendevo conto che la mia perdita di peso era diventata un incubo, anzi, un’ossessione.
Controllavo costantemente il mio peso e le misure del mio corpo, camminavo in continuazione, facevo palestra praticamente sempre. Del mio corpo era rimasta solo la pelle e dei peli che servivano a proteggermi.
Calcolavo quante calorie assumevo e più andavo avanti e più’ il cibo diventava mio nemico. Era proprio un grande nemico.
Il ricovero per anoressia nervosa
Ero stanca: questo era un “lavoro”, ormai. Non avevo più forze, non avevo nemmeno più voglia di sentire nessuno. In realtà non avevo nemmeno più voglia di sentire me stessa.
Non provavo più nessuna emozione, non sapevo cosa significasse essere felice o triste, avevo attacchi di nervi continui, ma soprattutto non avevo neanche paura di morire, come se la morte fosse una cosa assolutamente normale.
Non mi era ben chiaro però quello che mi stava succedendo: mi sono accorta che qualcosa non andava guardando mia mamma ogni giorno. Il suo sguardo cambiava diventava sempre più triste ed inerme davanti a questa situazione: Dopo un annodi peggioramenti, però, qualcosa è successo: mamma ha deciso di portarmi in ospedale per una visita.
Hanno deciso di ricoverarmi immediatamente. I miei occhi erano spenti, mentre i dottori parlavano io non avevo nessun tipo di espressione. Uscita dalla stanza sono scoppiata in un pianto di rabbia, di tristezza e tante altre emozioni che ad oggi ancora non riesco a spiegarmi.
Da quel momento è iniziato il mio percorso durato due mesi: non ho più potuto vedere mio figlio, non ho più potuto vedere nessuno. Sembrava avessi perso qualsiasi cosa, avevo perso anche tutta la mia dignità.
In quel reparto c’erano 8 posti letto, ma soprattutto c’erano 7 bellissime ragazze, ognuna con la sua storia. Per me oggi loro sono bellissime 7 sorelle. La prima settimana è stata terribile: non accettavo il mio ricovero, non volevo mangiare, rifiutavo qualsiasi cosa.
Accettare di guarire e abbandonare l’anoressia nervosa
Una sera però qualcosa in me è cambiato. Mi sono seduta sul mio letto, ho messo le cuffiette, ho abbracciato il pupazzo di mio figlio ed ho fatto partire la canzone “Sally” di Vasco. Da quel momento il mio corpo e la mia testa hanno deciso di riprendere a lavorare, da lì è iniziata la mia rinascita ed ogni sera prima di dormire ascoltavo la canzone che è stata la mia salvezza.
Tutto iniziava a cambiare, tutto iniziava a riprendere forme e colori.
Volevo tornare a vivere, volevo tornare a fare tutto ciò che facevo prima, IO RIVOLEVO LA MIA VITA.
Volevo abbracciare mio figlio era la cosa che tra tutte più mi mancava!
Ho messo in chiaro molte cose che mai avrei avuto il coraggio di fare, ho allontanato chi mi faceva del male, ed ho tenuto accanto a me chi davvero mi voleva bene.
Quando sono uscita pian piano ho ripreso la mia vita: era tutto così strano, ma era tutto davvero meraviglioso, anche se ammetto che non è stato facile.
Da quel momento ho capito realmente cosa significasse vivere.
L’articolo è stato scritto da Sarah, che ha raccontato la sua storia