Esiste una qualche correlazione tra l’Anoressia Nervosa (AN) e il perfezionismo accademico che accompagna sempre più studenti e studentesse durante il proprio percorso di studi?
Solitamente, quando ci si trova in un momento di difficoltà, si tende a essere meno performanti dal punto di vista accademico o lavorativo, perché la priorità in quel momento diventa (giustamente) la risanazione della propria salute mentale.
Tuttavia, ciò spesso non accade per chi soffre di AN. In questo articolo cercheremo di capire il perché.
Che cos’è il perfezionismo auto-orientato?
Uno studio pubblicato su PubMed evidenzia come le persone affette da AN tendano ad ottenere risultati accademici eccellenti: perché ciò avviene?
Lo studio evidenzia che la causa è il perfezionismo auto-orientato, ossia quanto un soggetto pretende da sé stesso.
I soggetti affetti da AN, infatti, tendono a sviluppare questa tipologia di perfezionismo, e a riversarla principalmente sul controllo del cibo, della propria immagine corporea o dei numeri sulla bilancia.
Il perfezionismo si manifesta poi anche in altri ambiti della vita, non solo in quello dell’alimentazione. Infatti, quando il regime di perfezionismo auto-orientato si instaura nella mente di una persona, difficilmente colpisce un solo ambito della vita, e per qualcuno che frequenta un percorso accademico (scuola o università), il perfezionismo va spesso ad incidere anche in quell’ambito. Non si controllano più solo le calorie o il numero sulla bilancia, ma anche i voti e le prestazioni. Il perfezionismo auto-orientato risulta essere strettamente connesso al successo accademico, indipendentemente dal QI dei soggetti presi in analisi: il successo accademico non è esclusivamente collegato all’intelligenza dello studente, ma è fortemente influenzato dal perfezionismo accademico che lo affligge e lo spinge a cercare la perfezione in ogni ambito della vita.
Ecco perché spesso, chi soffre di AN, è anche uno studente eccellente.
E se fosse il contrario?
Ci siamo chiesti se, invece, lo stress derivante dal perfezionismo in ambito accademico potesse essere la causa di un disturbo alimentare come l’AN.
Un altro studio, condotto all’Università degli Studi di Padova, evidenzia come lo stress accademico (ansia, pressione, desiderio di eccellere) è stato, in molti dei casi analizzati, causa di regimi alimentari restrittivi. Risulta quindi che lo stress accademico e il desiderio di essere estremamente performanti siano fattori strettamente correlati all’insorgere di Disturbi del Comportamento Alimentare, tra cui l’AN.
Come detto prima, infatti, il perfezionismo (che è spesso causato dallo stress accademico, soprattutto in soggetti ambiziosi) non si limita a un solo ambito della vita (in questo caso quello scolastico/universitario) ma tende a serpeggiare anche tra altri ambiti dell’ esistenza (in questo caso, quello dell’alimentazione).
Quindi sì, può accadere anche il contrario, ossia che il perfezionismo accademico generi un regime alimentare restrittivo.
La perfezione non esiste e non deve essere un obiettivo da perseguire
In questo articolo, si è menzionato spesso il termine “perfezionismo”, tuttavia non è mai stata nominata la “perfezione”, trofeo ambito da ogni perfezionista. E’ un argomento delicato, proprio in quanto risulta essere spesso causa di problematiche
psicologiche, tra cui i Disturbi del Comportamento Alimentare.
Per questo motivo, è importante ricordare che la perfezione non esiste, e che tentare di perseguirla è inutilmente doloroso, in quanto potrebbe veramente farci entrare in un tunnel oscuro. Ciò che bisogna davvero perseguire nella vita non è una media estremamente perfetta, del 10 o del 30 e lode. Non è un fisico perfetto o un numero sulla bilancia perfetto. Gli obiettivi veramente importanti e che bisogna perseguire sono la salute mentale, il benessere della propria persona, l’amore per sé stess*.
E se già ci si trova all’interno di un tunnel oscuro, bisogna sempre ricordare che, per quanto possa essere buio, non è mai privo di uscita: spesso basta una luce, la mano di un* terapeuta, per poter trovare l’uscita e capire che è più vicina di quanto potessimo pensare.
L’articolo è stato scritto da Martina, volontaria dell’Associazione



