Binge Eating Disorder : le voci di chi l’ha vissuto

Il binge eating disorder (BED) o disturbo da alimentazione incontrollata fa parte dei disturbi della nutrizione e alimentazione descritti nel DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali – versione 5), dove è stato inserito come categoria a sé solo nel 2013. 

Si caratterizza per la presenza di abbuffate, cioè l’atto di mangiare un’abbondante quantità di cibo in un ridotto arco temporale con la sensazione di perdita di controllo su quanto sta accadendo e senza adottare alcun mezzo di compensazione. 

Oltre a ciò, altri elementi che possono presentarsi sono il fatto di mangiare senza avere fisiologicamente fame fino a sentirsi spesso spiacevolmente pieni; mangiare molto rapidamente; mangiare di nascosto o in solitudine a causa dell’imbarazzo e della vergogna che si prova; provare disgusto verso se stessi e senso di colpa. 

Bisogna parlarne di più

Di questo disturbo alimentare si parla ancora troppo poco. Molto spesso accade che questi comportamenti disfunzionali conducano ad uno stato di sovrappeso o obesità e altrettanto spesso accade che ci si limiti ad osservare la persona considerando solo la sua forma fisica o il suo peso, senza chiedersi cosa ci sia dietro. Chiaramente non tutti i casi di sovrappeso o obesità sono dovuti al binge eating; allo stesso tempo è altrettanto vero che tra queste due condizioni c’è un forte legame. 

Non è raro infatti che molte persone si rivolgano a dei professionisti per perdere peso senza tuttavia ottenere risultati proprio a causa di questa difficoltà che, di fronte a situazioni di restrizione, si amplifica ancora di più. 

Da queste poche righe si può comprendere quanto questo comportamento possa essere limitante e invalidante per la persona.

Come potrebbe sentirsi un individuo che sente di perdere il controllo su ciò che sta facendo? Che magari vorrebbe cambiare, ma si sente impotente di fronte ad un impulso così forte? Cosa potrebbe mai provare o come potrebbe mai vivere una persona che prova disgusto verso se stessa? Che si vergogna di sè? Che vorrebbe forse, in certi momenti, solamente scomparire? 

Andare oltre

Queste sono domande che è importante porsi per cercare di andare oltre. E andare oltre vuol dire darsi la possibilità di comprendere realmente cosa prova la persona che abbiamo davanti, evitando quindi di fare pensieri o, peggio ancora, battute, spesso squalificanti, come “ti piace mangiare eh!” ; “ma dai, che ci vuole a fare una dieta e mangiare un po’ di meno?”; “Basta un po’ di forza di volontà per guarire da queste cose” ecc… 

Che magari per qualcuno possono sembrare frasi innocue, dette con le migliori intenzioni. Eppure non è detto che lo siano. 

Ma come facciamo a saperlo? 

Ecco allora che torna l’importanza delle storie. 

Abbiamo raccolto una serie di testimonianze che permettono di rispondere ad una domanda a cui, come Associazione, teniamo molto che è: “cosa significa realmente soffrire di disturbi alimentari, in questo caso di binge eating?”. 

Giorgia

Per me soffrire di binge è significato perdere totalmente me stessa, non ascoltare più ciò che il mio corpo mi diceva, mangiare cibo ben oltre il senso di sazietà, ben oltre la fame. 

Ero un qualcosa che “andava riempito a tappo”, finché non mi sentivo esplodere, sperando che il senso di solitudine scomparisse. 

Era vuoto, solitudine, dolore, rabbia, incomprensione, ricerca di aiuto.. “

Francesca 

Aver sofferto di binge eating significa aver sentito un’irrefrenabile spinta a divorare qualunque cosa ci fosse in casa e a fare spese giganti per provare a riempire un vuoto molto piu’ profondo dello stomaco. Essersi detti ogni volta “Da domani smetto”, ma poi ritrovarsi di nuovo faccia a faccia con emozioni che sembrano indecifrabili e inesprimibili e non riuscire di fronte ad esse a far altro che mangiare. Scoprire poi, grazie alla terapia, che quel vuoto non era così vuoto e ciò che può essere sentito emotivamente può non essere divorato ma accolto.

Lucrezia

Ho sofferto di binge eating per diversi anni. Dentro sentivo un vuoto pieno di domande, paure, pensieri cupi, e l’unico modo per non sentire tutto quel dolore era soffocarlo con il cibo. Solo nell’atto dell’abbuffata c’era silenzio interiore, subito dopo tornava quel macigno, più pesante di prima. Per me le abbuffate erano una dipendenza, il cibo era come una “droga”, e ciò che mi creava più problemi era non potermene allontanare come si fa, di solito, nelle situazioni di dipendenza: ciò che mi faceva del male era allo stesso tempo, materialmente, ciò che mi teneva in vita.

Margherita

Che è una gabbia di spine e rose

Di miele e mille api 

Di sì costretti, di no dovuti 

Prigione e salvezza

Una coccola e un’arpia

Una fitta improvvisa al cuore che ti ama e rapisce che ti uccide e ferisce e innamora”

Erika

“Aver sofferto di binge eating è stato come “trattenere il fiato”, 

Trattenere il fiato per il troppo cibo inserito in bocca;

Trattenere il fiato per nascondermi quando qualcuno tornava a casa, per non fare rumore;

Trattenere il fiato quando passavo avanti ad uno specchio, per nascondere lo stomaco gonfio;

Trattenere il fiato…..”

Adelaide

“Vuol dire essere caduta davvero tanto in basso

Mi vergognavo di me stessa, del mio corpo, delle promesse a me stessa basate sul “oggi è l’ultima volta” e puntualmente poi non rispettate. Mi sentivo impotente, debole, di fronte ad una cosa più grande di me. 

Il binge per me è significato anche rinascita. Dopo aver toccato il punto più basso, ho iniziato a darmi la spinta e, piano piano, con molta calma, a lavorarci per uscirne..”

Claudia

La mia esperienza con il binge può essere riassunta in una parola: vergogna. Avevo paura di stare da sola, paura di me stessa e del mio modo di gestire le emozioni.

Queste sono solo alcune delle voci che ci raccontano una storia e quello che ci tengo a sottolineare e che fa riflettere è che il fulcro di tutte queste esperienze non è la quantità o la qualità del cibo, non è il peso e non è il corpo. Il fil rouge che torna sempre è lo stato d’animo, è ciò che le persone provano, sono le emozioni. 

Ed ecco perchè è così importante mettere al centro la persona. 

Ecco perchè un “come stai” a volte può ridisegnare un percorso..  

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

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13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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