Carissimo Corpo…

Mi fa un po’ strano scriverti una lettera. 

Le lettere, io le ho sempre viste come un qualcosa che si scrive ad un amico, un parente, un amante… Qualcuno a cui vuoi bene o, almeno, a cui ne hai voluto (sì, mi rendo conto che c’è anche chi manda lettere minatorie o d’invettiva, ma non è proprio il mio genere). Io, invece, di affetto per te, ne ho provato proprio poco. Già semplicemente iniziare questo stesso messaggio scrivendoti “Carissimo”, mi è sembrato sarcasmo. E sono anche sicura che tu abbia storto il naso leggendolo, come si fa quando s’incontra qualcuno che sbandiera un (falso) interesse nei nostri confronti. Avresti anche ragione a giudicarmi ipocrita in questo frangente, nei tuoi confronti.

Dovrei parlarti di accettazione; eppure, sento tanto che questa lettera dovrebbe essere una lunga lista di scuse. Probabilmente, è per questo che sto avendo grosse difficoltà nello scriverti. Parliamoci chiaro, non ho mai trovato nessun ostacolo nella scrittura. Lo sappiamo, sia io che te. Inutile mentire. Tuttavia, ora, fatico a decollare. D’altronde, si sa, non è mai facile scusarsi sapendo di aver ferito qualcuno; ammettere apertamente l’errore ma anche, e soprattutto nel mio caso, ammetterlo con me stessa. 

Vorrei poterti scrivere una lettera d’amore. Vorrei tanto esserne in grado. So come scrivere d’amore; potrei anche farlo. Ma io sono tu e tu sei io. Ne riconosceresti il manierismo, ancor prima di iniziare a leggere. Quindi, a che scopo? Siamo sinceri l’un l’altro senza nasconderci nulla. Restiamo fedeli all’onestà, la cui importanza vado tanto professando.

Ho già scritto metà pagina e ancora non ho nemmeno iniziato il mio compito. E’ proprio vero che l’accettazione è la parte più difficile. Pensi che ci arriveremo mai?

Io e te non siamo stati mai molto amici. Devo dirtelo, la nostra convivenza… La trovo particolarmente ostica. Talmente difficile che quasi sempre l’ho sentita impossibile. D’altronde come possiamo avere una relazione che non sia disfunzionale, quando continuiamo a crearci problemi a vicenda? Mi hai posto davanti tanti di quegli ostacoli… Sono stati tanto, troppo alti e io, mi sono sentita, tanto, troppo bassa per riuscire a saltarli. Alla fine, quando, con tutta l’energia che avevo, riuscivo (a stento) a superarne uno, tu eri sempre pronto a piazzarmene un altro a sbarrarmi la strada. Ho pensato tante volte a come sarebbe stata la mia vita, se solo tu fossi stato un corpo normale. A desiderare che tu lo fossi stato. A rammaricarmi perché non lo eri. Tutti questi anni di lotte intestine, hanno portato ad una scissione ben definita. Marcata a tal punto che, a lungo, è sembrata invalicabile. Molto spesso lo sembra anche ora. Io sono la parte buona, con una testa che funziona. Tu, il cattivo, difettoso e difettato, che collabora poco e niente, che mi fa sentire inadeguata, che rimane indietro, che non mi rispecchia.

La premessa era parlare di accettazione con tanto di scuse e invece.. questa mia dedica sta sviluppandosi intorno ad un antico rancore che si aggrappa con le unghie e con i denti pur di non essere sradicato.

Eh sì, perché ci sono tante cose di te che non è facile accettare… Queste braccia che vorrei sottili, queste gambe che vorrei più lunghe e sinuose, questi fianchi che vorrei meno rotondi e pronunciati, questo seno che vorrei più sodo e simile alla mia età, la pelle che in alcuni punti si è lasciata andare sotto il peso delle sofferenze, dei tanti cambiamenti di forma e di peso. 

Queste rotondità e pienezze, dove io vorrei solo geometrie squadrate.

Eppure, voglio dirtelo. Queste gambe, le ho amate fino alle lacrime (letteralmente) quando mi hanno permesso di muovere quei pochi primi passi dal letto al bagno in un momento in cui, dopo forse più di 10 giorni allettata, post operazione, ero convinta che non avrebbero mai avuto le forze di sorreggermi e farmi nuovamente muovere da sola. La riconquista dell’indipendenza. O ancora, quando dopo poco più di un anno, mi hanno lanciata per due giorni interi, senza cedere, giù dalle piste a 80km/h. Ed io che, poco fiduciosa nelle tue capacità, non credevo di poter resistere più di due ore! Mi dispiace, e sono sincera, di non riuscire a ricordare la gratitudine, di quei momenti, la sensazione di vita nuova e piena che mi hai regalato, quando ti fisso con tristezza e disprezzo davanti allo specchio. 

Ho come la sensazione che quel passo invalicabile tra noi, sia io averlo scavato e non tu.

Lo sai, una cosa che invece è stata facilissima da accettare di te? La cicatrice. Ne ho avuto tanta paura prima di averla. La vedevo sugli altri e odiavo l’idea di vederla sulla mia pancia. Una pancia che, bene o male, avevo sempre, se non apprezzato, almeno non disprezzato. La mia vita, abbastanza stretta, aperta in due e deformata da un enorme taglia e cuci. Non la volevo. Ancor prima di guardarla (ho aspettato bene prima di studiarla, se ti ricordi: ne ero terrorizzata), avevo già deciso di nasconderla sotto ad un tatuaggio. Oggi… Sì, forse direi che avrei preferito non averla, ma non so se sia veramente così.

Mi mette un pochino a disagio, dirti che ci sono cose di te che mi piacciono. Lo sento come un vanto e lo trovo presuntuoso. Ma, come in ogni relazione, è giusto sforzarsi di dire all’altro anche cose carine, no? (Mah… Non è che sia proprio convinta ma ci provo). 

Quali sono le cose che è facile accettare di te? Mi piace il tuo naso, il taglio dei tuoi occhi, le ciglia. Il viso va bene, anche se a volte lo vorrei meno rotondo. Le mani, i piedi… Ah, i denti, naturalmente dritti e anche abbastanza bianchi. Ricordo sempre che da piccola, le eroine delle mie storie (sempre bellissime, sia chiaro), avevano i tratti del tuo volto.   

Mettere nero su bianco questi pensieri, mi fa sorridere. Non sono abituata a dedicarti parole gentili (e poi non ne ho dette nemmeno così tante). Non sono nemmeno molto brava a farlo. Non so se rileggendo le mie parole, penserai che è stato tutto un artificio. 

Non è facile. Non è stato facile. Sono stata confusa e bloccata. Cerco di valicare il passo che ci divide. A volte mi sembri più vicino, a volte ancora tremendamente lontano.

Ci sentiamo presto, carissimo corpo (forse ora sono meno sarcastica)

Bea

Ciao Bea

Io non inizio con un “carissima” perché vorrei evitare di scrivere un’epopea su questa parola. Anche se, devo ammettere, dovessi scriverlo, io non mi sentirei né ipocrita né sarcastico. Tu mi sei cara. Io faccio tutto per te. Lo faccio anche se mi respingi. 

Potrei mandarti a fanculo (a volte la volgarità e utile al concetto) ed insultarti. Per il tutto il corso della nostra vita, sei stato il mio bullo. Sono stato la vittima di tutti i tuoi malumori, delle tue sofferenze, della tua rabbia, della tua tristezza. Non ho ricevuto nulla da te che non fossero critiche.

Eppure, sono ancora qui. Che mi batto. Che ti sorreggo. Che ti sprono. Che ti muovo e ti spingo oltre i confini.

Pensi davvero che io abbia voluto gli ostacoli che abbiamo dovuto affrontare? Che mi divertissi nel creare problemi? Le stesse difficoltà che hai avuto tu, le ho vissute io. Perché io sono tu e tu sei io. 

Sono affranto. Affranto che tu mi veda come il nemico quando sono stato sempre il tuo primo alleato.

Quei primi passi dopo l’operazione, li ho mossi e sentiti con te. La libertà di percepire il vento in faccia mentre scendevamo giù dalle piste, l’ho provata anche io. Il silenzio ovattato e pacifico delle profondità del mare, l’hai vissuto attraverso me ed io attraverso te.

Tutta questa situazione mi lascia con l’amaro in bocca: in tanti anni difficili sono rimasto con te, al meglio che ho potuto mentre tu, mi hai nascosto e tenuto segreto. Ti sei vergognata di me. Terribile sensazione quando qualcuno che ami, per cui lotti fino allo stremo delle forze, si vergogna di te. Tu, questo, non lo puoi sapere, non l’hai mai provato.

Tutto questo, per una forma. Una curva dove vorresti una retta?

Lasciatelo dire, mia cara Bea, anche io ho trovato e trovo la nostra convivenza ostica (a dir poco). A volte mi sento stanco, stanco di dover sopportare le tue ostilità. Di mettere le mie energie in queste ossessioni. Mi stremi. Non mi lasci riposo.

Ho letto la tua lettera e ho riconosciuto il tuo sforzo. Oggi, però, non ho voglia di riservarti parole dolci e di conforto. Forse la prossima volta.

A presto,

Il tuo corpo

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

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