L’abuso sessuale subito in tenera età è un evento estremamente traumatico, i cui effetti possono manifestarsi anche molti anni dopo l’accaduto, quando il soggetto inizia a prendere consapevolezza di ciò che gli è successo.
La persona abusata sessualmente, di solito, si sente in uno stato generale di confusione e percepisce un senso di vergogna, paura, rabbia, ansia e autopunizione.
L’avvenimento è talmente traumatico che gli stimoli interiori come la fame, la fatica o la sessualità possono diventare spesso difficili da identificare, a tal punto da confondersi tra loro.
Queste persone spesso possono trovare nel cibo “un luogo sicuro” per placare quelle emozioni forti che sentono e che non hanno nulla a che fare con la fame naturale, fisiologica.
Alcuni dati
Tutto ciò succede perché quello che hanno vissuto li ha disorientati dalle loro percezioni interiori; per queste persone fidarsi del cibo è più sicuro che fidarsi degli altri: il cibo non ti ferisce, non ti abusa, non ti rifiuta, mai.
Secondo diversi studi, subire un abuso sessuale in infanzia, è infatti un fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo alimentare (DCA): sembra che circa il 30 % delle persone con un Disturbo dell’Alimentazione sia stata abusata in tenera età.
L’incidenza della bulimia nervosa durante l’adolescenza sembra fortemente correlata al trauma.
Risulta infatti che sia 2.5 volte maggiore tra le ragazze che hanno riportato un episodio di abuso sessuale infantile e ben 4.9 volte più probabile in coloro che ne avevano riportati due o più rispetto alle ragazze che non avevano riferito alcun episodio.
Perciò l’abuso sessuale infantile rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo della bulimia nervosa.
Ben il 31% di donne con binge-eating, inoltre, è stato oggetto di abusi sessuali durante l’infanzia.
Secondo alcuni autori, il binge-eating che si manifesta dopo il trauma, è il prodotto del tentativo costante di regolare stati emotivi intollerabili e conflittuali che emergono quando le persone cercano di appagare i propri bisogni interpersonali (che risultano estremamente profondi negli individui abusati). Il binge-eating, inoltre, consente di limitare la focalizzazione cognitiva e l’attenzione al presente, allo scopo di evitare pensieri e stati di ansia/depressione legati a problemi di vita importanti.
Lo studio di Carter e collaboratori (2006), ha mostrato che il 48% del campione esaminato riferiva una storia di abusi sessuali infantili precedenti all’insorgenza di Anoressia Nervosa.
Secondo lo studio di Connors & Morse del 1993, in adolescenza o età adulta, gli abusati cercano spesso di “perdere” la loro sessualità. Il corpo infatti può subire in alcuni casi delle modifiche, divenendo molto magro, o al contrario, molto grasso.
Questo influisce sul sentirsi meno attraenti, credendo e sperando che il loro scudo di magrezza o di grasso in eccesso, possa proteggere dall’esperienza sessuale.
Presenza di maggiori vulnerabilità
Le persone abusate sessualmente oltre ad avere la predisposizione a sviluppare un DCA, sono molto vulnerabili a depressione, abuso di sostanze, disturbo da stress post-traumatico, problemi di natura sessuale, come brevemente anticipato.
Un’altra vulnerabilità è legata alla fame emotiva. L’abuso sessuale e il mangiare emotivo infatti hanno in comune un elemento centrale: la segretezza.
Molti pazienti con un Disturbo Alimentare si sentono in colpa per l’abuso sessuale subito. Credono che in qualche modo avrebbero potuto prevenirlo, ma non ci sono riusciti perché deboli, fragili e difettosi. Il forte senso di vergogna porta a tenere tutto dentro di sé, a reprimere il proprio segreto. E non è facile conviverci. Non è facile tollerare le emozioni che un tale episodio porta con sé. Non è facile tacere. Per questo si può arrivare a mangiare in modo smisurato, in silenzio, di nascosto.
È come se il cibo anestetizzasse la sofferenza. La segretezza è poi fortemente intrecciata con il senso di vergogna poiché la persona abusata spesso arriva ad abbuffarsi con l’obiettivo di placare le proprie emozioni. Ma cosa accade subito dopo? Accade che a seguito di episodi di iperalimentazione, le sensazioni che prevalgono sono il senso di colpa, la frustrazione e la vergogna per quanto accaduto.
Relazione tra Disturbi Alimentari e Disturbo post traumatico da stress
L’associazione tra i Disturbi Alimentari, i traumi e il Post Traumatic Stress Disorder, (PTSD) è stata confermata da molti studi.
Quello condotto da Reyes-Rodríguez e collaboratori (2011) su pazienti di sesso femminile con Anoressia nervosa e PTSD, ha mostrato che ben il 40.8% del campione aveva subìto abusi sessuali tra i 6 e i 17 anni.
Lo studio di Roenholt e collaboratori (2012) ha rivelato che i sintomi che caratterizzano il PTSD e la presenza di abuso infantile erano associati a determinate categorie di indice di massa corporea (IMC) e, più nello specifico, ai livelli di sottopeso e di sovrappeso/obesità. Nel dettaglio, l’abuso emotivo era risultato associato in maniera più specifica alla categoria di sottopeso mentre l’abuso sessuale a quella di sovrappeso/obesità. L’ipotesi da parte degli autori era che per le vittime di abuso sessuale l’obesità potrebbe rappresentare un meccanismo di difesa, messo in atto allo scopo di ridurre il rischio di futuri abusi da parte degli uomini.
In questi casi, prima di un intervento specifico sul Disturbo Alimentare, può essere opportuno iniziare dall’analisi e dal contenimento di sintomi come: ansia, flashback legati all’esperienza traumatica, comportamenti autodistruttivi, abuso di sostanze.
È dunque necessario pensare a degli interventi finalizzati a:
- valutare le caratteristiche/conseguenze dell’abuso;
- migliorare l’abilità di instaurare relazioni positive;
- modulare il senso di colpa e la vergogna;
- interrompere il ciclo di vittimizzazione
Alcune testimonianze
Di seguito sono riportati alcuni estratti di interviste fatte a persone abusate sessualmente, in cui è possibile notare la relazione fra abuso sessuale e abuso di cibo.
Questa è la storia di una ragazza che ha subito una violenza fisica quando aveva 16 anni che, per fortuna, non è culminata nel vero atto sessuale.
“Mi sentivo impotente e così iniziai a mangiare in maniera sregolata: digiuno per giorni, alternato ad abbuffate. Speravo solo di diventare qualcosa di disgustante, che non avrebbe più attirato l’attenzione di quella persona.
Mi sentivo sbagliata e dovevo punirmi in qualche modo (non mangiando o mangiando fino a sentirmi male), mi vergognano quando mi guardavo allo specchio, volevo perdere la mia femminilità, volevo diventare deforme, così da essere meno attraente possibile.“
Quelle che seguono sono le parole di una ragazza che è stata abusata da un suo coetaneo in adolescenza.
“Ero andata al cinema con un ragazzo, era il nostro primo appuntamento, la sala era completamente vuota, lui ha iniziato a toccarmi e baciarmi. Poi mi ha slacciato la cintura e mi ha buttato un cappotto addosso; io ero confusa, non capivo cosa stesse realmente succedendo e così non sono riuscita a fermarlo, a dirgli di no. Volevo solo scappare, ma mi sentivo immobile, come bloccata lì; pregavo che finisse in fretta e che tutto si limitasse ad essere un brutto ricordo per me.Quando sono tornata a casa, ero a pezzi, ho saltato la cena e poi di notte sono scesa in cucina ad abbuffarmi.”
La testimonianza di una ragazza di circa 25 anni
“Mentre parlavo con la mia psicologa l’anno scorso, mi è affiorato alla mente un evento traumatico successo circa 10 anni fa, quando avevo 13-14 anni. Fui violentata sessualmente da un ragazzo che mi piaceva molto, ero piccola e indifesa, mi sentivo così fragile e dimenticai presto il tutto per lo spavento, la paura, arrivando a pensare che fosse addirittura uno scherzo, qualcosa di non grave.
Questo trauma ha portato in me una enorme difficoltà a mangiare con ragazzi, uomini e con persone di cui non mi fidavo.
Con la violenza sessuale il mio rapporto con il cibo ha iniziato a vacillare, dal momento che mi sono sentita tradita e umiliata da questo ragazzo.
Così è venuta a mancare la fiducia verso gli uomini e di conseguenza mangiare con loro era per me una cosa troppo dolorosa.
Per tutti questi anni è stato così, ma adesso grazie al mi percorso terapeutico, ho fatto luce su quello che realmente mi è accaduto e mi sono perdonata, accettando il dolore che ho provato”
Cosa è importante fare
È fondamentale non isolarsi, cercare di parlarne con altre persone, come ad esempio lo psicoterapeuta, intraprendendo un percorso personale per provare a accettare, accogliere e trasformare il dolore vissuto.
La Terapia Cognitivo Comportamentale è un trattamento di comprovata efficacia nei Disturbi Alimentari, in particolar modo il protocollo Cognitive Behavioral Therapy-Enhanced (CBT-E).
Anche la Mindfulness può essere un trattamento prezioso per affrontate varie forme di trauma, come la violenza sessuale, così da aiutare ad elaborare le complesse emozioni spesso intrappolate e incapaci a trovare un adeguato spazio e luogo di espressione.
Nelle persone che hanno sviluppato un DCA, in seguito ad un abuso sessuale, oltre al supporto psicologico, è opportuno anche un supporto nutrizionale per cercare di gestire le emozioni negative collegate al cibo, come la paura, l’isolamento, il controllo, la rigidità.
È inoltre importante raggiungere di nuovo l’intimità sessuale con il proprio partner: lasciarsi andare, condividere l’esperienza, farsi amare, aprirsi di nuovo alla vita.
L’obiettivo della psicoterapia è infatti quello di accogliere il paziente in un luogo sicuro, privo di giudizio in cui la persona, con i propri tempi, possa riuscire a metabolizzare quanto accaduto e ad accogliere e accettare il proprio dolore con l’obiettivo di ricostruire la propria serenità.
L’articolo è stato scritto da Ilaria, volontaria dell’Associazione
Fonti:
https://www.stateofmind.it/2020/07/disturbi-alimentari-abuso-sessuale/
https://www.istitutobeck.com/disturbi-alimentari-trauma?sm-p=2069592238
https://psychcentral.com/blog/sexual-abuse-and-eating-disorders-whats-the-connection#1
https://www.epicentro.iss.it/stress/