Cos’è la bellezza? – Una riflessione di Alessia

“Siamo nate tutte

bellissime

la più grande tragedia è

convincerci di non esserlo”

Rupi Kaur

Cos’è bellezza?

A parole non so dirlo, ma se chiudo gli occhi vedo una giornata di sole; vedo un’opera d’arte, magari la notte stellata di Van Gogh o il bacio di Klimt; vedo un panorama, che sia dall’alto di una montagna o sull’infinità del mare. Eppure, non è solo qualcosa che vedo.

Bellezza è il primo tepore del sole primaverile. Sono i piedi umidi quando corro scalza sull’erba. È la brezza che porta un po’ di frescura nelle giornate bollenti di agosto.

Bellezza è lo sguardo di una mamma, un abbraccio, il sorriso che arriva dopo un pianto.

Il Signor Google sostiene sia “La qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione”.

Dov’è finita bellezza?

Ripenso a me, alle decine di mattine in cui mi sono ritrovata tra lo specchio e l’armadio, tra le magliette ed i jeans provati e subito gettati sul letto, con la sola colpa di essere niente più che capi d’abbigliamento e non bacchette magiche capaci di restituirmi lo sguardo realista che avevo perso. Niente addosso e riflesso, davanti a me, il profilo di una bambina che invece di crescere avrebbe voluto solo scomparire.

“Guardati in questa foto, eri così bella… Cosa stai facendo? Non ti vedi?” Quante volte ho sentito ripetere queste parole, il cui peso insopportabile portava il gelo dentro e fuori. 

Ebbene… No, non mi vedevo, non mi guardavo e non volevo farlo per la paura di scoprire cosa ci fosse dietro quell’immagine, o meglio, dentro. I miei sensi non si sentivano appagati e io credevo di non meritare nulla che potesse darmi pace. Anzi, credevo di non meritare nulla in generale.

Bellezza non c’era più…

La Bellezza apparteneva ad un passato non meglio identificato, cronologicamente così vicino eppure lo percepivo come distante anni luce. O forse altro non era che una linea retta parallela e quella della mia esistenza e, di conseguenza, destinata a non incrociarla mai.

Chiudevo gli occhi e vedevo solo il buio, un cielo ove le stelle erano perennemente spente. 

Camminavo e non percepivo altro che la fatica di ogni passo, di ogni piede posto davanti all’altro. La bolla che mi circondava non lasciava trapelare nemmeno i tiepidi raggi di sole della primavera che avanzava, inconsapevole. Non mi accorgevo della bellezza attorno a me, dei fiori che sbocciavano e dei canti degli uccellini che tornavano ad innamorarsi. Non mi accorgevo della bellezza dentro di me, di quel meccanismo meraviglioso che è la vita, il cuore che continua a battere nonostante i “no” ed i “non mi va”, le gambe solido e costante sostegno, le mani che possono sentire, accarezzare, cullare, gli occhi che specchiano ogni emozione, le orecchie che distinguono dolci melodie, le labbra capaci di teneri baci.

Bellezza è ogni passo

Passo dopo passo senza rendermi conto della meraviglia che compivo, di quell’eterno cadere senza mai toccare terra che è camminare, che è la vita. Non è forse degno di contemplazione questo? Mi ricordo ancora la meraviglia di fronte alla spiegazione di fisiologia: quasi incredula ho passato più di qualche ora a sfogliare le pagine dei libri in cui si descriveva il complesso atto che è il camminare, ma non vi ritrovavo la poesia che le parole del professore avevano raccontato.

Anche in cose così semplici, quindi, così quotidiane, potevo ritrovare Bellezza.

È trascorso del tempo, un tempo in cui ho lasciato scivolare tra le dita anni interi, momenti che non torneranno, occasioni in cui emozionarmi.

Di nuovo, sempre, Bellezza

Un giorno ho aperto gli occhi e ho rivisto le stelle, che Belle.

Un giorno ho sentito il sole sulla pelle, all’inizio della primavera, che Bella.

E poi un giorno ho visto un quadro riportato su qualche gadget commerciale, eppure: che Bello.

Un giorno ho visto una mamma sorridere al bimbo che piano sollevava da terra, e lui ridere come solo i bambini sanno fare, che Bello. 

Un giorno ho sfilato le scarpe per camminare sulla sabbia tiepida, per sentire l’acqua che raffreddava il bagnasciuga, le onde del mare abbracciarmi e poi, al sole, il sale che si asciugava sulla pelle, che Bello.

E alla fine, un giorno, ho scoperto di saper ancora ridere, di quelle risate sincere che bagnano gli occhi e ti fanno venire il mal di pancia; ed ho riso, ho riso tanto. Ho riso perché era Bello.

Allora di nuovo, mi sono chiesta, mi chiedo, cos’è bello?

Perché siamo circondati da così tanta bellezza e non ce ne rendiamo nemmeno conto? 

Ho smesso di guardarmi, ho voluto sparire perchè non trovavo bellezza in me. Ho negato ogni cosa al mio corpo, incolpandolo perchè non meritava contemplazione. A lungo ho evitato il mio riflesso, nello specchio, lo sguardo altrui da cui mi nascondevo. Ho creduto che anche provare emozioni fosse, in qualche modo “fuori portata” perchè troppo bello. 

Poi ho lasciato cadere il muro che avevo costruito intorno a me. Ho capito che ciascuno di noi può essere oggetto della più meritata e degna contemplazione: quella da parte di se stesso. Ed in questo caso non solo di contemplazione, ma anche di tempo, speso così nel migliore dei modi: prendersi cura di se stessi, ascoltarsi e, soprattutto, per volersi bene.

Viviamo in un’epoca in cui la bellezza sembra essere dettata da una società che vive in base a canoni sempre più rigidi, ma la verità è che la bellezza inizia lì dove noi stessi impariamo ad apprezzarci. 

E a te, che stai leggendo queste parole, nelle quali in parte ti riconosci, anche se ti fanno un po’ paura, voglio dire una cosa. Il mondo continuerà a parlare, a volerci inondare con i suoi giudizi vani, ma un giorno tutto ciò inizierà a prendere forma di melodia e sentirai solo il suono perfetto della natura, la più dolce canzone che si possa dedicare a noi stessi.  Mi sento di dedicarti queste parole tratte da “A te – Jovanotti”

“A te che non ti piaci mai

E sei una meraviglia

Le forze della natura si concentrano in te

Che sei una roccia, sei una pianta, sei un uragano”

Ora non ho più uno specchio in camera e la mattina non svuoto più tutto l’armadio sul letto. A fare la differenza non è il profilo che scorgo di sfuggita mentre esco, ma è tutta la vita che c’è là fuori, quella vita che mi aspetta, desiderosa di entrarmi dentro.

L’articolo è stato scritto da Alessia, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

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(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

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