Cure per tutti: migliorare le cure per i DCA per le minoranze

cure per tutti

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono patologie complesse che richiedono un intervento mirato e tempestivo. Purtroppo però, per varie ragioni, molte persone non riescono ad avere accesso alle cure, rischiando così di rimanere intrappolate nella malattia.

(In)accessibilità alle cure

I DCA non riguardano solo il corpo: sono a tutti gli effetti anche, e soprattutto, malattie mentali. Per questo motivo necessitano di un sistema di cura integrato, in cui il percorso nutrizionale si affianca a quello psichiatrico. 

Le strutture in grado di fornire un sostegno di questo tipo però sono ancora poche, e quelle esistenti poi, sia in Italia che all’estero, sono in maggioranza private. Solo chi può permetterselo economicamente quindi può ricevere cure. I DCA, invece, non discriminano in base al reddito e il rischio è che le persone meno abbienti rimangano escluse dalle cure. 

Inoltre, spesso mancano anche le figure sanitarie in grado di offrire un servizio di cura specifico. Non sempre nutrizionisti, psichiatri e psicoterapeuti verso cui vengono indirizzati i pazienti affetti da DCA sono specializzati nel trattamento dei disturbi alimentari. È quindi più difficile, se le figure sanitarie non hanno le competenze adatte, identificare i sintomi, intervenire sulle cause, e stabilire il percorso di recovery più adatto alla persona. 

Gli stereotipi nella narrazione dei DCA

Un altro elemento da considerare quando si tratta di accesso alle cure è l’interiorizzazione di pregiudizi legati ai DCA

La narrazione dominante è spesso ancora quella che presenta i disturbi alimentari come capricci, non come malattie. Secondo l’immaginario comune, inoltre, i DCA riguardano donne, giovani, bianche, anoressiche. Per tutti gli altri che non rientrano nello stereotipo e che soffrono di altri tipi di DCA, ottenere una diagnosi corretta e ricevere cure può essere ancora piu’ faticoso. Il non essere rappresentati ha un forte impatto sull’intervento, poiché ostacola il riconoscimento del problema e ne sminuisce la gravità. Così, una persona che sviluppa un DCA ma non si riconosce nella categoria dominante, non si sentirà autorizzata a chiedere aiuto. Tutto ciò rallenta l’intervento e le conseguenze, si sa, possono essere molto gravi.

Cosa si può fare per migliorare le cure?

Ci sono ancora molti passi avanti da fare per migliorare le cure quando si tratta di DCA. 

Il primo, che può partire da ognuno di noi nel nostro piccolo, può essere quello di cambiare la narrazione. Ad esempio, includere nel racconto dei DCA quei gruppi di persone che ne sono sempre stati esclusi e non limitarsi a identificare i DCA soltanto con l’anoressia.

Allo stesso tempo, occorre anche un maggiore impegno a livello politico-istituzionale per creare una rete di strutture adeguate che possano prendere in carico i pazienti che soffrono di DCA. L’interesse verso la tematica DCA è purtroppo ancora molto scarso nelle istituzioni, nonostante le statistiche indichino che il numero di persone che si ammalano ogni anno sia allarmante. Il problema di fondo è che i DCA sono spesso sottovalutati, non vengono considerati come vere e proprie malattie. Per questo è fondamentale continuare a fare informazione per stimolare la coscienza collettiva e sollevare la questione a livello amministrativo. 

È necessario potenziare una rete di strutture pubbliche che si occupino del trattamento di DCA alla quale anche chi non ha le risorse economiche per accedere ai centri privati possa rivolgersi. Oltre che investire nelle strutture poi, bisogna investire nella formazione dei sanitari per avere sia equipe specializzate, ma anche medici di base e psicologi in grado di cogliere potenziali segnali d’allarme nei propri pazienti.

Non è accettabile che ancora oggi così tante persone che soffrono di DCA non riescano ad accedere alle cure perché discriminate per sesso, età, orientamento sessuale o perché non abbastanza benestanti per permettersi di rivolgersi a centri specializzati. 

Il diritto alle cure è un diritto di tutti, e i DCA sono patologie le cui conseguenze non possono essere sottovalutate. 

L’articolo è stato scritto da Silvia, volontaria dell’Associazione

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