DCA e autolesionismo: dall’invisibile al visibile

autolesionismo e dca

L’autolesionismo e i disturbi alimentari sono una cura disfunzionale dell’anima. La persona che ne soffre potrebbe vederli come l’unica soluzione per rimediare alla sofferenza e l’unico modo per rendere visibile qualcosa di invisibile.

Vediamo come riconoscerli e come affrontarli.

I disturbi alimentari: un sintomo di sofferenza

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono malattie dell’anima che riguardano un rapporto malsano con l’alimentazione. 

I tre principali tipi di DCA sono anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating. La prima è caratterizzata da una restrizione alimentare con una ricerca della magrezza e un’immagine distorta del corpo. La seconda riguarda un consumo eccessivo di cibo tramite abbuffate oggettive in un limitato lasso di tempo, seguite da metodi compensatori come vomito, esercizio fisico o uso di lassativi. Invece, nell’ultimo tipo di DCA, si tratta principalmente di abbuffate ma senza compensazioni che le seguono.

Oltre a questi tre disturbi alimentari ce ne sono altri, detti disturbi non altrimenti specificati, quali ortoressia, vigoressia, picacismo, ARFID e drunkoressia. 

I disturbi del comportamento alimentare hanno tutti una caratteristica comune: la persona che attua questi comportamenti ha dentro di sé una grande sofferenza che riversa sul cibo.

Cause e conseguenze DCA

Le cause dello sviluppo di un DCA possono essere molteplici. Possono dipendere da: 

  • fattori psicologici: bassa autostima, depressione, ansia, stress, tensione alla perfezione 
  • esperienze traumatiche: bullismo, problemi familiari e scolastici
  • fattori sociali e culturali: società e social media
  • fattori genetici: persone della famiglia che hanno sofferto di malattie mentali

Le conseguenze possono essere sia fisiche che psicologiche, in quanto si possono avere sia problemi cardiaci, danni ai denti, osteoporosi ma anche depressione, ansia, bassa autostima e chiusura nelle occasioni sociali.

L’autolesionismo non è considerato un disturbo mentale, ma può essere innescato da altri disturbi mentali come disturbi alimentari, ansia e depressione.

L’autolesionismo: una ferita visibile

L’autolesionismo è un’azione intenzionale che la persona compie ferendosi con lesioni sul proprio corpo. L’autolesionismo colpisce il 6% della popolazione adulta e oltre il 15% degli adolescenti e dei giovani adulti.

Ci sono tre categorie di autolesionismo:

  • le condotte di auto-danno: abuso di sostanze, gioco d’azzardo e dipendenza sessuale
  • le condotte di auto-avvelenamento: ingestione di sostanze tossiche e overdose di droghe
  • condotte autolesive: tagli e ustioni

Cause e comportamenti dell’autolesionismo

Le persone che sperimentano qualche forma di autolesionismo spesso non riescono a gestire i sentimenti. I comportamenti autolesivi permettono loro di:

  • Provare un senso di controllo 
  • Bloccare il dolore
  • Rilasciare sentimenti negativi come rabbia e solitudine 
  • Punire se stessi
  • Non sentire più il vuoto interiore

Inoltre ci sono degli indicatori esterni a cui fare attenzione. Questi sono:

  • Indossare camicie a maniche lunghe o pantaloni lunghi, anche quando fa caldo
  • Tenere un oggetto appuntito a portata di mano
  • Avere delle scuse riguardo a degli infortuni frequenti
  • Esprimere sentimenti di inutilità 
  • Instabilità emotiva, comportamentale o imprevedibilità 

Autolesionismo e DCA: due medaglie con lo stesso dolore 

L’autolesionismo può presentarsi come un sintomo dei disturbi alimentari in quanto si tratta comunque di una “soluzione” alla disregolazione emotiva.

Una storia di traumi, ansia, depressione o uso di sostanze può essere dannoso per entrambi i fenomeni.

L’immagine corporea distorta, tipica dei DCA, può essere dannosa sia nei disturbi alimentari che nell’autolesionismo in quanto può portare a pensieri sul peso corporeo e sull’autostima. Inoltre può portare anche ad una dissociazione dalla propria immagine, che sfocia in una maggiore tolleranza al dolore.

Il controllo è un altro tassello che accomuna DCA e comportamenti autolesivi. Nei disturbi alimentari il controllo è rivolto verso il cibo e l’immagine corporea, mentre nell’autolesionismo si manifesta attraverso le ferite sul corpo. In entrambi i modi, il controllo si manifesta facendosi del male.

Chi è a rischio?

I disturbi alimentari e i comportamenti autolesivi possono essere sperimentati da persone di qualsiasi sesso, etnia, età, peso e dimensione del corpo.

Alcuni soggetti, però, possono essere più a rischio. Le ragazze più giovani, con età media di 13 anni, hanno più probabilità di sviluppare un comportamento autolesivo o un DCA. 

Inoltre chi ha avuto esperienza di questi comportamenti sui proprio pari è esposto a maggior rischio di attuarli nella propria vita.

Alcune malattie mentali come la depressione, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e disturbi d’ansia possono portare le persone a comportamenti autolesivi e disturbi alimentari. 

Trattamento dei DCA e dell’autolesionismo

I disturbi alimentari e l’autolesionismo possono avere un impatto importante nella vita di qualcuno ed è per questo che bisogna ricorrere a un trattamento adeguato.

Innanzitutto bisogna rivolgersi a un professionista della salute mentale (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) per capire i comportamenti dannosi e imparare a gestirli. Alcuni approcci terapeutici possono comprendere:

  • terapia cognitivo comportamentale (CBT)
  • terapia di accettazione dell’impegno (ACT)
  • terapia comportamentale dialettica (DBT)
  • psicoterapia interpersonale (IPT)
  • terapia basata sulla famiglia (FBT)

I pazienti con DCA potranno beneficiare anche della consulenza nutrizionale.

Inoltre in alcuni casi i farmaci possono aiutare ad alleviare i sintomi, ma non per tutti è la stessa cosa.

Se tu, persona cara, vedi che tu* figli*, un amic* o un* parente adotta questi comportamenti è importante esser* vicino e chiedere aiuto. Con il giusto supporto questi comportamenti si evolveranno in positivi per il benessere della persona.

L’articolo è stato scritto da Elisa, volontaria dell’Associazione

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