I disturbi del comportamento alimentare incidono negativamente su tante aree di vita dell’individuo, tra cui quella lavorativa.
Nonostante le persone con DCA presentino alcuni tratti ideali del lavoratore, come perfezionismo e spiccata voglia di fare, risentono molto della stanchezza e del calo di attenzione che tali disturbi apportano, con una conseguente carenza di produttività ed efficienza lavorativa.
Da qui nasce l’importanza di creare un luogo di lavoro informato, al fine di poter aiutare nell’intercettazione tempestiva di queste problematiche e contribuire al benessere dei colleghi in difficoltà.
Esporsi sul luogo di lavoro può essere complesso
Al giorno d’oggi l’argomento DCA è stato sdoganato rispetto a tempi precedenti. Tuttavia viene percepita una disparità tra sintomi di alcune condizioni come una gravidanza, una dipendenza o un’operazione e i sintomi di un DCA. Più precisamente, è molto più comune parlare con i propri colleghi di lavoro di sintomi legati alle condizioni sopracitate, piuttosto che dei sintomi di un disturbo alimentare. Tutto questo porta ad essere restii ad esporsi in ambito lavorativo, anche per il fatto che tali disturbi rientrano nei disturbi mentali, per i quali si tende a vergognarsi di più, dimenticandosi che sono disturbi al pari di tutti gli altri.
Cosa fare se si pensa che un collega abbia un disturbo del comportamento alimentare?
Per prima cosa, dopo aver individuato i sintomi, sarebbe opportuno esplicitare la propria preoccupazione in modi e contesti adeguati, ovvero non giudicanti e stressanti. L’ideale sarebbe quindi parlare con il proprio collega in un luogo tranquillo, concentrandosi sulle sue emozioni e sui suoi vissuti, rassicurandolo sul fatto che non si vuole fare diagnosi o giudicare, ma piuttosto essere di supporto. Per poter avere delle indicazioni più precise ed evitare di risultare troppo invadenti, si potrebbe anche domandare al proprio collega in che cosa gli si può essere d’aiuto.
Successivamente, oltre che ad un ambiente informato, sarebbe auspicabile ridurre lo stress lavoro-correlato. Il lavoro di per sé è fonte di stress e dato che non sempre è possibile eliminarne l’origine, la creazione di un clima supportivo apporterebbe beneficio non solo a chi soffre di disturbi alimentari, ma a tutti i lavoratori.
Nei DCA, lo stress gioca un ruolo centrale, in quanto le persone che ne soffrono ne sono molto più sensibili, così come al controllo. Di conseguenza, lo stress lavorativo sommato a quello di partenza, rischierebbe di sviluppare nell’individuo una condizione di malessere che intralcerebbe il percorso di recovery.
Con questa premessa quindi, è facile capire la semplicità con cui sorge la seguente domanda:
Lavoro e disturbi del comportamento alimentare possono coesistere?
La risposta è sì.
Tuttavia per fare in modo che questo accada, è necessario poter contare su un ambiente di lavoro collaborativo e supportivo, che riduca il carico di stress. Al contrario, un ambiente stressante e controllante, renderebbe più difficile la coesistenza, poiché l’individuo si sentirebbe sovraccaricato e ostacolato nel suo percorso di guarigione.
A tal proposito risulta centrale mettere al primo posto il proprio benessere sul posto di lavoro. Creare un clima che favorisca il benessere, per una persona con DCA, potrebbe voler dire proporre discorsi alternativi a quelli centrati sul peso, sul corpo e sulla dieta, oppure non fare commenti sulle scelte alimentari o sui corpi altrui. Inoltre, sarebbe buona abitudine lavorare con ritmi sostenibili, e non organizzare eventi durante i pasti, a meno che non sia strettamente necessario, garantendo comunque il tempo adeguato per consumare il pasto. Anche potersi esprimere con i propri colleghi in merito a come ci si sente permette di creare unione, la quale favorisce il benessere attraverso l’aiuto e l’individuazione di soluzioni condivise alla risoluzione di una difficoltà.
Infine, è opportuno ricordare che cambiare occupazione è possibile. Se l’ambiente di lavoro, nonostante i tentativi fatti per spiegare le proprie difficoltà, non è predisposto al sostegno, si può prendere in considerazione l’idea di lasciare la propria occupazione.
Quali difficoltà e quali soluzioni?
Che difficoltà possono presentarsi nel concreto sul posto di lavoro per una persona che soffre di DCA? Ecco di seguito alcuni esempi.
La cosa più semplice a cui pensare è sicuramente la consumazione del pasto insieme ai propri colleghi o la partecipazione a eventi lavorativi che includano il rapportarsi con il cibo. Per ovviare a questa difficoltà è importante poter parlare con i colleghi della propria situazione. Questo favorirà la comprensione e l’abbattimento della tensione che si prova durante il momento del pasto, poiché viene esplicitata la difficoltà. I colleghi potranno essere di supporto non parlando di cibo o dieta durante il pasto. Piuttosto la conversazione può vertere su argomenti che potrebbero coinvolgere l* collega in difficoltà, in modo da poterl* distogliere dai suoi pensieri.
Un altro ostacolo legato ai DCA sul lavoro è legato al calo di energia e della concentrazione, con una conseguente diminuzione della prestazione. In questo caso si potrebbe chiedere ai propri responsabili di diminuire il carico di lavoro, in modo da poterlo svolgere in maniera adeguata. Questa questione però risulta essere un po’ controversa, poiché potrebbe acuire la sintomatologia del DCA. Chi soffre di questi disturbi infatti, tende al perfezionismo e a voler essere sempre performante al massimo, cosa che risulta incompatibili con la carenza di energie. L’individuo quindi, potrebbe sviluppare dei sensi di colpa a causa della sua “inefficienza” e di conseguenza pensare di non meritarsi il cibo. È proprio per questo, perciò, che risulta essere fondamentale che i propri capi siano informati della situazione. In questo modo la gestione delle attività sarà più funzionale per ciascuno.
Infine, un ultimo aspetto di complessità potrebbe essere quello relativo ai permessi necessari per potersi recare ai controlli periodici. Questo ulteriore elemento ci ricorda ancora una volta l’importanza di informare il proprio luogo di lavoro circa la propria problematica, in modo tale che i permessi siano garantiti.
Un luogo di lavoro che sia salutare
In conclusione, quindi, possiamo dire che portare avanti un’attività lavorativa con un disturbo del comportamento alimentare non è facile ma è possibile. Questo, soprattutto informando i propri colleghi e costruendo un ambiente di lavoro supportivo.
Bisogna ricordare inoltre che la possibilità di continuare a svolgere il proprio lavoro è un punto a favore durante il recovery. Lavorare può infatti aiutare a staccarsi dai pensieri intrusivi e aumentare l’autostima.
L’articolo è stato scritto da Silvia, volontaria dell’Associazione