Grassofobia: stop al giudizio, via al cambiamento

grassofobia

La grassofobia è un tema molto delicato con varie sfaccettature e sfumature che voglio affrontare in una maniera estremamente personale, essendo una persona che ha avuto a che fare con disturbi del comportamento alimentare e che si impegna ogni giorno per avere uno stile di vita sano e un corpo sempre più in salute. 

Che cos’è la grassofobia?

La definizione letterale di grassofobia è “paura del grasso”. Cosa significa? Significa che, alla vista di una persona grassa, è facile che si provino sensazioni come il disgusto, la rabbia, la repulsione. Credo sia capitato a molte persone di fare pensieri tipo “O mio dio, ma come fa ad essere così grassa/o?” oppure “Colpa sua se è così. Perché non si dà una mossa a cambiare quel fisico?” oppure “Guarda che fine si fa quando uno è pigro e senza forza di volontà” o comunque qualsiasi altro pensiero che vada in qualche modo a giudicare, seppur solo nella mente dell’“osservatore”, il soggetto in questione. 

Ovviamente questi pensieri si potrebbero manifestare anche verso se stessi come forma di rifiuto di sé e delle proprie imperfezioni fisiche.  

Fattori che alimentano la grassofobia

La grassofobia è alimentata da due fattori in particolare:

  1. L’essere fortemente lontani, data la forma fisica, dai canoni estetici di “bellezza” più riconosciuti. Tendenzialmente, se vediamo qualcuno un po’ troppo in un certo modo (troppo grasso, basso brutto, secco), tendiamo ad evitarlo. Questo nel tempo ha per certi versi emarginato le persone grasse in vari settori: nella società dove vengono etichettati come individui poco produttivi e poco funzionali; nel cinema, dove è molto difficile vedere protagonisti sovrappeso o obesi; nel mondo del lavoro dove possono verificarsi forti discriminazioni; nelle relazioni interpersonali: degli studi hanno persino dimostrato che le persone grasse tendono a sposarsi meno ecc.. Molto forte è quindi la pressione sociale su questo argomento;
  1. Il fatto che le persone in sovrappeso o obese siano viste come colpevoli della loro condizione in quanto l’hanno scelta loro e non fanno nulla per cambiarla. Non hanno voglia. Sono pigre. Hanno poco autocontrollo. Non hanno forza di volontà. Sono deboli. 
Non si può assolutizzare

Facendo attenzione in particolare a questo secondo punto, è importante essere consapevoli di questo: quando si parla di comportamenti umani è sempre difficile fare delle categorizzazioni assolute e definitive. Una delle prime cose che si insegna ad un corso di psicologia generale è che l’uomo è un insieme di variabili: ci sono i pensieri, le idee, i valori, la propria educazione, le emozioni. Tutto ciò rende difficile le classificazioni assolute. Una persona può cambiare, deve cambiare. Si deve evolvere, deve crescere sia fisicamente che emotivamente. E, soprattutto l’aspetto emotivo, è fortemente rilevante nel mondo dell’alimentazione e dei disturbi ad essa collegati. 

Questo per dire che sicuramente le persone in sovrappeso o obese (oltre a quelle che hanno una predisposizione genetica, che sono comunque in minoranza), hanno certamente una responsabilità per la loro condizione fisica dovuta ad uno stile di vita malsano e ad altri fattori, ma molte volte la soluzione per il dimagrimento non è solo quella (seppur essenziale) di “mangiare meno e meglio e fare sport”, dal momento che subentrano anche dinamiche più profonde che riguardano l’aspetto psicologico ed emotivo che andrebbero esplorate, analizzate e risolte. 

Un po’ di me

Io, ad esempio, sin da quando ero piccola, ho sempre fatto i conti con un corpo che ha del grasso in eccesso. Ne ho provate veramente tante: diete di ogni tipo, attività sportiva, visite presso i migliori specialisti, terapie innovative e così via. Ma non ho mai ottenuto alcun risultato rilevante e soprattutto risolutivo. Molte volte mi sono chiesta il perchè. Negli altri sembrava così facile: mangi poco, ti muovi tanto ed il gioco è fatto. 

In realtà, facendo un lavoro su di me di tipo psicologico, ho capito che il cibo era un mezzo che utilizzavo per stare meglio, come “antidolorifico” e anestetizzante per delle emozioni negative e quindi, una volta divenuta consapevole, ho scelto di cambiare. Ho cambiato mentalità. Ho cambiato stile di vita.  E non vi parlo, per ora, da persona che ce l’ha fatta, cioè da persona che è dimagrita totalmente, ma da persona che è in corsa per raggiungere il suo obiettivo e che non ha mai mollato, nonostante le innumerevoli difficoltà. 

Non puoi giudicare perché non puoi sapere

E proprio perché ho raggiunto questa consapevolezza, mi sento di dire che sono totalmente contro coloro che giudicano facilmente le persone grasse, che fanno battute, che non considerano la loro sensibilità, che sminuiscono e non rispettano l’altro, solo perché grasso.  

Non è possibile sapere, a meno che non la conosci, se quella persona è predisposta geneticamente; se ha già perso dei kg, ma ha ancora da lavorare;  se non ha voglia di fare niente per il suo fisico (e attenzione: questo non è un lasciapassare per giudicarla!); se ha un disturbo alimentare e quindi fa più fatica ecc… NON LO PUOI SAPERE.

Il giudizio è ciò che va combattuto. L’idea che grasso significhi necessariamente brutto o indegno è ciò che fa male e come concetto va sradicato. Bisogna spogliare il termine “grasso” di tutte le valutazioni negative che si porta dietro e che inevitabilmente vanno a definire quella persona in modo dispregiativo. 

L’aggettivo grasso deve essere una constatazione. Punto e basta. Poi, se ne vuoi sapere di più su quella persona e sul perché della sua situazione, CHIEDI. Con i dovuti modi si può chiedere e dire qualsiasi cosa, come insegnano gli esperti di linguistica e comunicazione. 

CREDO CHE IL MESSAGGIO SU CUI SI DEBBA INSISTERE E CHE BISOGNA FORTEMENTE TRASMETTERE E’  IL FATTO CHE IL VALORE E LA DIGNITÀ  DI UNA PERSONA PRESCINDONO TOTALMENTE E ASSOLUTAMENTE DAL SUO PESO E DALLA SUA FORMA FISICA, QUALSIASI ESSA SIA. NESSUNO HA IL DIRITTO DI GIUDICARE. 

SI HA IL DIRITTO DI CHIEDERE, DI CAPIRE, DI CONFRONTARSI. MA IL GIUDIZIO VA CONTRASTATO. 

E visto che però, per natura, tendiamo a valutare e giudicare qualsiasi cosa, è forse irreale pensare ad un mondo senza giudizi. Ecco perché dico che bisogna contrastarlo: bisogna cambiare il modo di reagire

Combattere il fat-shaming in modo consapevole

Combattere il body-shaming e, in questo caso particolare, il  fat-shaming in modo consapevole, secondo me, vuol dire per prima cosa essere onesti con se stessi,  fare i conti con la realtà dei fatti e non fare finta di niente ed essere ciechi. Sarò diretta: ti piaci davvero o no? Questo è il corpo che desideri o no? So che la filosofia “body-positive” ci dice che dobbiamo accettare qualsiasi corpo, qualsiasi forma esso abbia e mi sta bene. Sono d’accordo con l’estendere i canoni estetici e renderli più inclusivi e più rappresentativi di quella che è la realtà. Sentirsi rappresentati infatti può contribuire all’accettazione di sè e questa è essenziale per vivere serenamente. ACCETTARSI, TUTTAVIA, NON VUOL DIRE NON AGIRE PER  MIGLIORARSI, SE E’ QUELLO CHE UNA PERSONA DESIDERA. 

Il body positive

Il concetto di “body-positive” deve rappresentare un messaggio di accoglienza verso le varie forme fisiche, verso i propri difetti e verso le proprie imperfezioni. Un messaggio che inviti le persone a prendere consapevolezza del proprio corpo e di come prendersene cura nel modo migliore senza essere vittima dei canoni di perfezione che molte volte abbiamo un po’ tutti, chi più chi meno, rincorso e desiderato. Molto apprezzabile è il fatto che, ad esempio, siano state fatte delle campagne con delle modelle dai tratti “meno canonici” proprio in rappresentanza dei vari canoni estetici che ci sono e che, ribadisco, è giusto che vengano riconosciuti.

Ma, cosa MOLTO IMPORTANTE, la body-positivity non deve essere una scusa per non fare. Non deve essere la giustificazione fittizia di chi vorrebbe un corpo diverso, ma si racconta che alla fine va bene così, continuando magari ad avere uno stile di vita malsano. E purtroppo a volte il rischio che questo accada c’è. 

Non trovo corretta infatti un’estremizzazione del concetto body-positive che potrebbe verificarsi nel momento in cui si assiste ad “un’accettazione cieca” di un fisico che, sotto sotto, ma a volte nemmeno così tanto sotto, non fa stare veramente bene la persona. Né concordo con l’idea che un corpo eccessivamente grasso sia un modello di corpo sano e in salute. Possono comunque esistere persone in sovrappeso o obese con le analisi impeccabili? Magari sì. Ma d’altra parte ce ne saranno molti altri per cui non varrà la stessa cosa, per cui è giusto che ci si renda conto della realtà. 

Cosa dicono i numeri

Osservando i numeri, l’obesità e il sovrappeso affliggono 2.1 miliardi di persone, tra adulti e bambini. Tra l’altro l’obesità concorre all’insorgere di altre malattie (diabete mellito di tipo 2, infarti, tumori, ictus). I numeri sono destinati ad aumentare drasticamente. Per questo ritengo che far finta di nulla o raccontarsi che va tutto bene non è il messaggio migliore da trasmettere. 

L’importanza di essere onesti con se stessi

Io per anni ho chiuso gli occhi, ho provato a dirmi che alla fine andavo bene così, non ero poi così male; ma la verità è che ogni volta che andavo al mare era un problema per me spogliarmi; ogni volta che si doveva fare un’attività di gruppo, soprattutto sportiva o in cui era richiesto un contributo fisico, mi sentivo inferiori agli altri; o quando le mie amiche indossavano qualcosa di attillato, io ero lì sognante e desiderosa di vestirmi nello stesso modo, ma alla fine optavo sempre, a malincuore, per mille strati di vestiti che potessero coprire i miei difetti. 

 Ma a cosa serve mentirsi, essere ciechi, se poi si provano queste cose? 

E qualcuno potrebbe pensare e/o dire: “Certo che te ne fai di seghe mentali! Ma fottitene e vivi la tua vita”. Pensiero legittimo lì per lì,  ma che alla lunga ti fotte. Non è appunto chiudendo gli occhi o facendo finta che certe sensazioni non esistano o siano banali, che si risolvono le cose, soprattutto quando si tratta di stare bene fisicamente ed emotivamente e di vivere il più a lungo possibile. 

Ma allora devo essere per forza magro/a?

Bisogna quindi contrastare il giudizio, la cattiveria gratuita, l’odio smisurato lavorando profondamente su se stessi e cambiando il modo di reagire a queste situazioni. Bisogna prendere sempre più consapevolezza delle proprie emozioni e del proprio rapporto con il cibo, del proprio corpo e di ciò di cui ha bisogno per stare bene.

Questo significa necessariamente passare dalla taglia 50 alla 38? No. Quella è una scelta personale che dipende da che stile e che standard di vita vuoi avere e nessuno può giudicarla. 
Significa però iniziare a promuovere un modello di benessere sempre più sano e magari significa anche dare la possibilità a più persone di conoscere meglio loro stesse cosicché possano scegliere davvero come vogliono essere.

Accontentarsi o vincere la propria sfida?

Inizialmente io ritenevo che fosse impossibile riuscire a dimagrire. Non vedendo risultati nonostante i numerosi tentativi, è stato facile demoralizzarsi un po’, ma ho sempre avuto una sorta di spinta a voler trovare un modo per riuscire. 

Personalmente ritengo che il tanto grasso in eccesso, inteso come tessuto adiposo e quindi in senso puramente oggettivo, sia poco gradevole. E credo che anche a tanti altri non piaccia. Insomma, siamo onesti, se ci piacesse davvero il grasso, tutti i problemi a riguardo che ci sono oggi  non esisterebbero.

Quindi ammetto che a me non piace. Ma qui si apre un bivio: mi dico che va bene lo stesso così, anche se sotto sotto vorrei qualcosa di diverso? O mi impegno davvero e vado a scolpirmi il fisico che più mi rappresenta e più mi piace? 

SI TRATTA DI SCEGLIERE. C’è una scelta giusta ed una sbagliata? Dipende da chi risponde: per me la risposta giusta è la seconda. Magari per qualcun altro no. 

Cosa faresti se avessi una bacchetta magica?

Il punto è che molte volte è più facile e più comodo chiudere gli occhi, dirsi che va bene lo stesso piuttosto che mettersi in gioco, ed è comprensibile. Mettersi in gioco non è mai scontato. L’importante però, secondo me, è essere onesti con se stessi. Essere onesti, ad esempio, significa mettersi davanti ad uno specchio e porsi questa domanda: “Se avessi la bacchetta magica, sceglierei esattamente questo corpo così come è o vorrei qualcosa di diverso?” E poi ascoltare onestamente la risposta. Se la risposta è sì, qualunque sia la tua forma fisica, ben venga. Credo che ci siano persone grasse che si piacciono, si sentono a loro agio con se stesse e va benissimo così. Ma se la risposta dovesse essere no, la scelta potrebbe essere quella di impegnarsi per iniziare a stare bene o ancora meglio con se stessi. 

Il cambiamento come opportunità

E se dovessi scegliere di cambiare, non è perché devi ambire alla perfezione o perché non ti accetti. ANZI! Proprio perché ti apprezzi come persona, accetti quello che vedi e ti vuoi bene, scegli di prenderti ancora più cura di te per stare meglio. 

Non si tratta di una corsa alla perfezione, ma di una corsa al completo benessere. Scegliere di cambiare per me significa darsi un’altra opportunità; chiudere gli occhi e far finta di niente significa invece rassegnarsi, accontentarsi di un qualcosa che non è come si desidera. E’ Giusto? E’ Sbagliato? Ognuno sceglie ciò che ritiene meglio per sé.

Ma è importante che la scelta sia consapevole e soprattutto onesta. 

Contenuto a cura di Laura Montanari

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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