Quello del rientro a scuola è un momento estremamente delicato per chi si trova a fare i conti con un Disturbo del Comportamento Alimentare.
Uno dei motivi principali è senz’altro la paura del giudizio. La paura che gli altri vedano i cambiamenti fisici, anche laddove questi non esistano nella realtà.
Ma il timore che accomuna molte persone è quello del cambiamento. Ci si può ritrovare in una nuova scuola, quindi con nuovi compagni, nuovi insegnanti, nuovo ambiente. Il cambiamento arriva come un’onda pronta a travolgerci. Spesso poi si rivela positivo e stimolante ma dapprima, soprattutto se si soffre di una malattia mentale come i Disturbi Alimentari, fa un’estrema paura. I Disturbi del Comportamento Alimentare, spesso, portano ad auto-isolamento e a difficoltà relazionali che rendono difficile l’integrazione in un nuovo ambiente scolastico.
Il supporto degli insegnanti può essere fondamentale, perché…
è importante capire che è possibile guarire dai DCA. Ognuno ha la sua storia, ognuno soffre per tanti motivi diversi: di conseguenza, anche uscire dalla malattia non è uguale per tutti.
Il percorso, inoltre, non è lineare. Ognuno ha i suoi passi da compiere, che non sono uguali per tutti: le ricadute possono esserci e sono normali. La guarigione è un percorso graduale, non immediato.
Le persone che hanno sofferto di DCA hanno identificato diversi concetti fondamentali per il recovery:
- Supporto: la vicinanza dei cari può essere fondamentale per la guarigione
- Speranza: senza di essa è difficile uscire dalla malattia, poiché per guarire non basta la forza di volontà, bisogna lavorare sulla propria autostima
- Auto-compassione: praticarla con l’auto-accettazione e la connessione con le proprie emozioni può favorire il percorso di guarigione
- Identità: molto spesso una persona con DCA non riesce più a capire chi è, tante volte arriva a pensare di “essere” la propria malattia. Spesso ci si chiede “chi sono io se non sono la malattia? chi sono senza di essa?” In realtà serve ritrovare le proprie passioni e la propria essenza per favorire la riscoperta del proprio sé
- Significato e scopo: molto spesso capire il perché si è in recovery e gli obiettivi del recovery può aiutare;
- Potenza: uno degli scopi della guarigione è anche sviluppare una forma di indipendenza, elemento strettamente connesso con il concetto di autostima.
È importante che gli insegnanti abbiano queste informazioni in mente per garantire alla persona che soffre o che ha sofferto di DCA un rientro a scuola con meno difficoltà e paura. Soprattutto, ognuno deve essere consapevole dell’importanza del supporto che può dare alla persona che sta affrontando la malattia e il recovery.
Chi soffre di DCA può spesso assentarsi da scuola…
per svariate motivazioni:
- Visite ravvicinate: spesso i professionisti della salute mentale preferiscono avere appuntamenti più ravvicinati e più regolari a seconda dei bisogni personali del paziente. Questi appuntamenti potrebbero essere durante le ore di scuola.
- Day hospital: i pazienti potrebbero aver bisogno di seguire un programma di trattamento di qualche ora o di tutto il giorno.
- Ricovero ospedaliero: chi soffre di DCA potrebbe aver bisogno di un ricovero e assentarsi da scuola per un determinato periodo (settimane o mesi).
A prescindere dall’organizzazione del percorso di recovery, è importante che la scuola sia flessibile e comprensibile. La scuola dovrebbe avere una comunicazione chiara con gli studenti e le loro famiglie, in modo da garantire un percorso scolastico che favorisca il recovery.
La scuola è importante, ma…
nel periodo della malattia degli studenti affetti da DCA, la salute psicofisica deve avere la priorità assoluta: senza essere in salute è difficile, se non quasi impossibile, vivere positivamente il periodo scolastico.
Gli argomenti scolastici, allo stesso modo, sono importanti, ma bisogna fare attenzione ai temi che vengono trattati in classe. Chi è affetto da queste malattie deve essere tutelato: sentir parlare di conteggio calorico, misure (peso e BMI) o contenuti riguardanti il mangiare “sano” non aiuta il loro percorso di guarigione.
L’attività fisica a scuola
L’attività fisica può essere un elemento fondamentale per stare bene con sé stessi, ma bisogna tenere in considerazione che spesso chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare usa l’attività fisica a scopo di compensazione e può diventare un’ossessione.
A seconda di cosa ne pensa l’équipe, i professori di educazione fisica devono adattare il programma della materia ai bisogni dello studente malato. L’équipe può decidere di sospendere per un determinato periodo educazione fisica a scuola, così come limitarla o rivalutarne le modalità.
Dato che l’attività fisica disfunzionale è strettamente connessa al rapporto col cibo, specialmente durante le pause gli insegnanti dovrebbero controllare e prestare attenzione se gli studenti dovessero intraprendere comportamenti dannosi per la propria salute.
Anche i compagni di classe e gli amici soffrono
Esistono l’empatia e la sensibilità, perciò anche i compagni di classe e gli amici di chi soffre di DCA possono sperimentare diverse emozioni: tristezza, colpa, paura, stress, impotenza, confusione.
Un ulteriore rischio che nasce dalle dinamiche di gruppo giovanili è anche quello di rimanere “influenzati” dai comportamenti degli altri. Per evitare che si diffondano comportamenti disfunzionali legati al cibo e al corpo, è importante che a scuola ci siano dei professionisti (psicologi scolastici o counselor scolastici) che facciano corretta prevenzione e sensibilizzazione parlando dei DCA e di come si sentono gli studenti in merito. Non è compito dei compagni di classe e degli amici supervisionare l’amico con DCA, tantomeno è compito loro risolvere il problema: il loro ruolo è di vicinanza e ascolto.
Cosa dire a scuola?
- Si può parlare in maniera confidenziale agli insegnanti, ma la scuola è responsabile di avvertire i genitori se ci sono situazioni serie ed è importante che lo studente sia al corrente di ciò
- Gli insegnanti devono essere sensibili ai sentimenti degli studenti quando si pongono domande sul problema, ad esempio si può dire: “ultimamente non sembri tranquill*, che succede?”
- Se lo studente nega il problema, l’insegnante può provare a chiedere: “sei sicur* che non posso fare niente per aiutarti?”
- L’insegnante può chiedere in maniera delicata sé è tutto ok a casa o se c’è qualche problema a scuola
- Se lo studente ammette il problema ma non vuole parlarne con i genitori, l’insegnante può provare a offrirsi per parlare con i genitori
Cosa non dire a scuola?
- “Sembra che hai messo peso”
- “Sembra che hai perso peso”
- “Ti vedo meglio”, poiché potrebbe essere interpretato come “ti vedo aumentat* di peso”, o come una qualsiasi visione esclusivamente fisica dei DCA. I Disturbi Alimentari sono malattie mentali e non si è mai al corrente di cosa sta passando la persona con cui si interagisce (per esmpio, può star sperimentando una ricaduta e una frase del genere può essere dannosa)
- “Hai mangiato tutto, ben fatto”
In generale evitare ogni commento su cibo, peso e corpo è sempre una buona scelta, in quanto una frase che per qualcuno può essere banale rischia di avere delle gravi ripercussioni sulla salute mentale, e di conseguenza fisica, di altre persone.
Consigli utili dalla famiglia di Animenta…
Poniti una domanda tutt’altro che scontata: “Come stai?” Ponitela al mattino e se la risposta è “male” ricordati che può succedere: utilizza le tue energie individuando qualcosa che possa farti sentire a tuo agio sia in quel momento sia a scuola.
Puoi chiedere aiuto se sei in difficoltà, non è una debolezza, è un punto di forza: parlare di ciò che ti affligge con qualcuno (insegnati, bidelli, compagni di classe..) al posto di nascondere tutto dentro ti toglierà un peso incredibile. Non sei solo, qualcuno è sempre pronto a darti un supporto.
Animenta organizza incontri di prevenzione nelle scuole sia per gli studenti che per docenti e genitori. Per avere maggiori info manda una mail a scuole@animenta.org
BIBLIOGRAFIA
https://nedc.com.au/assets/NEDC-Resources/NEDC-Resource-Schools.pdf https://www.oxfordhealth.nhs.uk/wp-content/uploads/2018/03/Disordered-Eating-for-School- Staff.pdf
Articolo a cura di Chiara e Serena, volontarie di Animenta