In USA, specificamente in Colorado, sono stati fatti enormi cambiamenti in ambito di tutela, prevenzione e cura dei disturbi alimentari. L’ultimo passo è stato quello di approvare una legge specifica che aiutasse coloro che soffrono.
Il Colorado come polo medico per disturbi alimentari
A Denver, negli Stati Uniti, si trovano due dei più importanti centri dedicati alla cura delle malattie mentali e dei disturbi alimentari (DCA). Il primo è l’ACUTE (Center for Eating Disorders and Several Malnutrition), spin-off del Denver Health che nel 2018 ha ricevuto la nomina a centro di eccellenza. Il secondo è l’Eating Recovery Center of Denver. Anch’esso ha vinto la Gold Seal of Approval dalla Joint Commission, una commissione indipendente non governativa che opera anche in Italia, con lo scopo di vigilare sugli standard sanitari di ospedali, istituti e strutture mediche.
La capitale dello stato del Colorado si presenta come un polo medico per la cura dei disturbi alimentari. Esso è un polo irrinunciabile in una nazione in cui, a partire dal 2020, un giovane su dieci è destinato ad ammalarsi di DCA. Ciò è dimostrato anche dall’aumento del 1000% delle famiglie che, a seguito della pandemia, hanno deciso di prendere parte agli incontri organizzati dalla Eating Disorder Foundation, anch’essa con sede a Denver.
Due leggi necessarie
Il ruolo virtuoso del Colorado nella lotta ai disturbi alimentari non si manifesta solamente nell’esercitare una posizione di primo piano dal punto di vista delle associazioni e degli istituti medici che si occupano di queste malattie.
Lo stato si è reso protagonista, nel corso del 2023, per aver emanato due leggi fondamentali. Esse mirano a occuparsi concretamente nella riduzione dei casi di disturbi alimentari. Secondo i loro proponenti queste leggi saranno una concreta ancora di salvezza per chi decide di intraprendere un percorso di cura.
Il 30 maggio 2023, la vice governatrice del Colorado Dianne Primavera ha infatti approvato e firmato le leggi (Senate Bill) SB 14 e SB 176. La prima vieta la vendita da parte delle farmacie di medicinali dimagranti ai minori di 18 anni senza la ricetta di un medico specialista. La seconda, che compie il vero passo in avanti come esempio mondiale nella cura medica dei disturbi alimentari, modifica i criteri con cui chi è affetto da un disordine del comportamento alimentare (DCA) o da Disturbi della Nutrizione e Alimentazione (DNA) può essere sottoposto a trattamento sanitario.
La legge contro l’uso dell’IMC
Dal 1° luglio 2023 per le strutture mediche nazionali sarà vietato utilizzare l’Indice di Massa Corporea (IMC; BMI-Body Mass Index) come strumento di valutazione. Si utilizza spesso, infatti, l’IMC per considerare un caso bisognoso di ricovero ospedaliero o meno.
Il problema, che tuttavia esiste anche in Italia, nasce negli Stati Uniti a causa della natura privatistica del sistema sanitario. Le compagnie assicurative utilizzano il Body Mass Index come criterio per concedere il costoso pagamento di un periodo di ricovero. È molto comune che un paziente che raggiunge un certo indice di massa corporea venga dimesso prima della guarigione a causa dell’assicurazione che copre solamente sotto un certo limite di peso.
L’effetto è ovviamente controproducente, come ha raccontato Lori Ventimiglia, una madre di Lookwood (Colorado), in un’intervista rilasciata al quotidiano locale ColoradoPolitics. Le figlie di Lori, ammalatesi di anoressia a 12 anni, sono state ricoverate per ben cinque volte senza aver mai raggiunto uno stato di benessere o la completa guarigione. Per tutte e cinque le volte le sue figlie hanno trascorso un periodo di ospedalizzazione per tempi massimi di trenta giorni, per poi essere dimesse ogni qual volta la compagnia assicurativa decretava la loro “guarigione” attraverso l’uso del BMI.
Il benessere mentale come principale criterio
Per questo motivo Lori Ventimiglia ha denunciato che “Insurance funding needs to cover patients through the healing of the whole person: physical, emotional, and spiritual”. Quello che Lori e i sostenitori della legge hanno colto in pieno è che la cura dei disturbi alimentari non deve e non può più passare solo dalla guarigione del fisico. Questo è un elemento secondario e sintomatico della malattia, ma bisogna partire dalla cura della psiche e della testa.
In Colorado solamente il 6% di chi ha un disturbo alimentare rappresenta casi di sottopeso o sovrappeso, mentre i restanti sono tutti considerati normopeso. Percentuali simili si presentano anche in Italia, dove una persona malata fatica ad ottenere un posto in ospedale se non presenta un drastico calo di peso.
La legge emanata in Colorado mira, quindi, a un rivoluzionario cambiamento nel sistema. Obbliga ospedali e assicurazioni a prendere come criterio valutativo dello stato della malattia o della guarigione fattori che siano prettamente psichici o psicologici e non di tipo fisico. In quest’ottica questi elementi non sono che “ostacoli alle cure”, come li ha definiti Vincent Atchity, amministratore delegato di Mental Health Colorado.
Gli ostacoli economici alla nuova legge per i disturbi alimentari
Prima che Dianne Primavera firmasse e approvasse la legge, i suoi disegni originali sono stati contrastati e modificati. È stato necessario apportare diverse modifiche soprattutto da un punto di vista economico. L’iniziale disegno di legge, infatti, prevedeva che l’ufficio per la prevenzione dei disordini alimentari (Office for Disorder Eating Prevention) stanziasse 200.000 dollari per il finanziamento di programmi di ricerca. Altresì, erano inizialmente state pianificate nuove regole di gestione dei pazienti all’interno delle strutture sanitarie. Ad esempio di ciò, l’organizzazione di bagni per pazienti non-binari o transgender e il divieto per il personale di trovarsi in un bagno da solo con un paziente. Tutte proposte che, come hanno denunciato le amministrazioni delle strutture sanitarie, richiedono fondi e un aumento del personale.
Per questo motivo, gli emendamenti del disegno di legge che comportavano un aumento delle spese per lo stato o per le strutture sanitarie sono stati bocciati.
A imporsi su questa linea sono stati i senatori repubblicani. Essi hanno duramente sostenuto che lo stato debba concentrare i propri sforzi e le proprie risorse alla cura e alla prevenzione di malattie ben più mortali che colpiscono lo stato. Questo nonostante il Colorado presenti il più alto tasso di malattia e morte per disturbi alimentari.
La situazione italiana in ambito di disturbi alimentari
È evidente che provvedimenti a favore della prevenzione di queste malattie vengono visti di buon occhio solo nel caso prevedano interventi che non costringano ad ulteriori investimenti e aumento delle spese in bilancio.
Tutto ciò è chiaro anche in Italia. Nella nostra penisola la lotta alle malattie dei disordini alimentari va avanti solamente nel caso in cui si prendano provvedimenti privi di conseguenze economiche. Si faccia, per esempio, riferimento al disegno di legge da poco avanzato in Senato (dcr. 580-bis), con cui si inaspriscono le pene, due anni di carcere e multe fino a 60.000 euro, per chi istiga via social a compiere azioni dannose e a provocare disturbi alimentari. Quando invece si tratta di dover predisporre fondi necessari, le regole del gioco cambiano. I disturbi alimentari, da malattie potenzialmente mortali, si trasformano in qualcosa da poter rimandare e da declassare a capricci.
La Legge di Bilancio 2024: cosa cambia per i disturbi alimentari
Anche per il 2024, la legge di bilancio italiana ha fatto sparire, nei 3 miliardi stanziati per la sanità, i fondi necessari per la cura e la prevenzione dei disordini del comportamento alimentare (DCA) e dei Disturbi della Nutrizione e Alimentazione (DNA).
Il fondo per i disturbi alimentari è dotato di 15 milioni di euro per il 2022 e di 10 per il 2023, ma con la legge di bilancio 2024 è venuto a mancare un nuovo rifinanziamento. Il motivo risiede nel fatto che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito i disturbi alimentari entro l’insieme delle malattie mentali, le quali già sono inserite nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) per i quali lo stato fornisce le cure gratuite a tutti i cittadini.
Tuttavia, quello che si chiede è una scorporazione dei DNA e DCA dai LEA per poter disporre di fondi indirizzati totalmente ai disturbi alimentari, come ha sostenuto il deputato Marco Furfaro, che ha denunciato come la mancanza di fondi significhi “meno progetti, meno formazione e minore lotta a un fenomeno in espansione”.
La pubblicazione della legge 213/2023 ha fatto partire una serie di proteste e manifestazioni in tutta Italia. Medici specializzati e associazioni, tra cui Animenta, si sono adoperati per denunciare come soli 25 milioni di euro da utilizzare in 5 anni (dal 2022 al 2026, quando ci sarà la nuova legge di bilancio) non siano sufficienti a garantire la guarigione a 1.680.450 persone che in Italia sono ammalate di un disturbo del comportamento alimentare.
Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, il 17 gennaio 2024, ha provveduto a stanziare ulteriori 10 milioni di euro per il fondo: briciole in un mare che ogni giorno fa sempre più vittime.
Bibliografia
- Giovanni Rodriguez, Manovra. Via libera dalla Camera. Il provvedimento è legge. Il Fsn cresce di 3 mld. Risorse per nuovi contratti e abbattimento liste d’attesa. Ma anche taglio alle pensioni di medici e infermieri. Ecco tutte le misure per la sanità, in Quotidianosanità.it, 29 dicembre 2023.
- Giuseppe Colombo, Manovra, spuntano altri tagli. Penalizzati anche ricerca e sociale, La Repubblica, 31 dicembre 2023, p. 8.
- Gordon M. Grant ,Colorado passes first legislation for eating disorder prevention — with some rollbacks, Colorado Politics, 30 ottobre 2023.
- Jesse Bedayn, Colorado tackles eating disorders by limiting use of BMI and diet pill sales to kids, apnews.com, 31 Maggio 2023
L’articolo è stato scritto da Filippo, volontario dell’Associazione