Perché hai scelto di diventare un* dei volontari di Animenta e di cosa ti sei occupat*?
Sono entrata a far parte del team dei volontari di Animenta perché mi è sembrata la cosa più naturale del mondo. Ho conosciuto Animenta tramite i social media, come penso molte altre persone, e ho trovato una realtà che trattava un tema così complesso da far paura, ma con un tono tanto semplice da farmi sentire compresa. Animenta è stata per me una prima epifania: grazie ai suoi contenuti ho dato un nome a ciò che stavo vivendo, dopo anni di confusione e diagnosi scorrette. Ho capito che non ero sola in questa situazione e volevo che tutt* il mondo potesse provare la stessa sensazione che ho provato io.
Così ho iniziato a scrivere: prima la mia storia, poi qualche articolo per il blog o per qualche carosello su Instagram. E alla fine, sono arrivata a custodire le parole e le emozioni di tutt* i volontari e le volontari che ci scrivono e che collaborano con noi per la stesura degli articoli, dai più divulgativi a quelli più personali. Le loro parole arrivano alla mia mail e le leggo sullo schermo del mio pc, ma restano scolpite nel mio cuore. Sono diventata la referente per l’Area Scrittura.
Infine, ho avuto la possibilità di calcare il palco del Teatro Quirino di Roma come speaker per l’evento che Animenta ha organizzato in occasione del 15 marzo.
Raccontaci qualcosa in più di quello che hai fatto
Con Animenta ho iniziato, appunto, raccontandomi: chi sono, cosa mi rende me stessa, cosa ha significato per me soffrire di un disturbo alimentare. E una volta aperto quel vaso di Pandora, le altre parole sono venute di conseguenza: altri articoli, altre pubblicazioni.
Piano piano ho iniziato ad aiutare anche nella fase di revisione degli articoli, quella che precede la pubblicazione vera e propria sul blog dell’Associazione: insomma, quella che corregge gli errori di battitura e controlla che non ci siano informazioni scorrette. E da lì sono arrivata ad essere la referente dell’Area Scrittura, ovvero colei che gestisce pienamente il blog, gli articoli e che si organizza con i volontari e le volontarie di tutta Italia perché i contenuti siano della miglio qualità possibile.
Cosa hai imparato ma soprattutto cosa hai provato?
Con il mio lavoro con Animenta ho capito che ogni storia è una perla rara e che, come tale, va custodita preziosamente. Non nego che spesso mi sono sentita “in difetto” nell’essere la persona a cui tutt* scrivevano per raccontarsi, per narrare una parte di sé che forse è la più intima. Insomma, chi ero io? Ero solo una ragazza dietro ad un pc, non una psicologa o una terapeuta. Ma ho capito che, a volte, basta esserci: tendere l’orecchio (o l’occhio, nel mio caso) verso le parole che chi ci circonda vuole che conosciamo.
Esserci, ascoltare, leggere, custodire, aiutare e diffondere. Con Animenta ho capito che questo è ciò che sta alla base del mio lavoro. Ciò che mi da gioia perché è ciò che può aiutare qualcun altr*.
Quali sfide hai affrontato?
Sicuramente, come responsabile dell’Area Scrittura, non è stato facile organizzare il tempo e il dialogo con tutti i volontari e le volontarie. Può sembrare banale, ma sono una perfezionista e amo che le cose siano fatte al meglio possibile, compresa la relazione che ho con chi fa parte del team.
Come speaker, neanche serve dirlo, ho dovuto affrontare la paura di espormi davanti ad un pubblico. Non tanto per quello che avevo da dire, ma per il mio corpo. Sono una ragazza che soffre di un disturbo alimentare e anche in un momento così importante ho avuto la mia dose di pensieri su come sarei apparsa su quel palco. Ed è stata dura, durissima, ricordarmi che vale sempre più ciò che diciamo di come posiamo apparire agli altri.
I tre motivi per cui ha senso diventare un* dei volontari di Animenta
Secondo me di motivi ce ne potrebbero essere ben più di tre, ma cercherò di riassumere:
- Conoscere persone nuove e meravigliose! In Animenta ho conosciuto delle anime pure, che mi sono state affianco nei momenti difficili e che hanno riso, ballato, urlato e cucinato con me. Persone che mi hanno fatto bene al cuore anche senza saperlo.
- Mettersi in gioco: anche se fa paura, anche il più piccolo dei contributi può essere un enorme aiuto per coloro che vivono con un disturbo alimentare o che conoscono qualcuno che ne soffre. Basta esserci, a volte.
- Sentirsi parte di un cambiamento. Animenta parte dalle persone, ma arriva fino alle istituzioni, agli ospedali, alle scuole… Parte dal piccolo per volare alto e cambiare il mondo in cui viviamo. Io sono fiera di far parte di questo cambiamento, anche nella mia piccola parte.