Le norme di genere sono regole sociali e culturali non scritte che indicano come uomini e donne “dovrebbero” comportarsi, vestirsi, parlare, apparire.
Queste regole influenzano profondamente le aspettative sull’aspetto fisico, contribuendo a creare standard di bellezza rigidi e spesso irraggiungibili. Tuttavia, mentre tali norme sono state storicamente pensate in modo binario – femminile o maschile – la realtà delle identità di genere è molto più variegata.
Questo articolo esplora come le norme di genere influenzino non solo il modo in cui percepiamo i corpi, ma anche il rischio di sviluppare Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), specialmente tra persone transgender e non binarie.
Il modello del binarismo di genere e le implicazioni problematiche delle sue norme
Le norme di genere prescrivono modelli rigidi e distinti: le donne sono idealmente magre, delicate e attente al controllo del proprio corpo, mentre agli uomini è richiesto un corpo “virile”, muscoloso.
Questi standard non solo modellano i comportamenti ma creano anche una divisione netta che esclude chi non si riconosce in queste categorie binarie. Le persone non binarie, infatti, si trovano spesso escluse o soggette a invisibilizzazione, poiché la cultura dominante tende a ignorare o rifiutare identità che non rientrano nel sistema maschio/femmina.
Per molte persone non binarie e transgender, la disforia di genere – il disagio causato dall’incongruenza tra genere assegnato alla nascita e identità vissuta – è un’esperienza centrale. Questa sofferenza può manifestarsi anche attraverso una relazione problematica con il proprio corpo, portando all’adozione di abitudini alimentari dannose. Ad esempio, alcune persone cercano di dimagrire per attenuare tratti “femminili” come seni o fianchi, mentre altre evitano l’aumento di massa muscolare per non apparire “troppo maschili”.
In questi casi, il corpo viene vissuto come estraneo o addirittura ostile, e il controllo sul cibo diventa un modo per cercare di riconquistare un senso di appartenenza o coerenza identitaria.
Dati e studi recenti: la realtà dei DCA nelle identità non binarie
Chi si presenta secondo norme maschili o femminili convenzionali tende a essere trattato con maggiore favore rispetto a chi esprime un’identità non binaria.
Una ricerca condotta dalla dottoressa Sofie Marie Rasmussen (2025) ha evidenziato che, tra oltre 1.100 persone transgender e gender-diverse, il 19,3% ha mostrato sintomi di DCA, rispetto al 14% dei coetanei cisgender. Inoltre, l’80% ha ammesso di aver utilizzato restrizioni alimentari o altri comportamenti per modificare tratti sessuali o espressione di genere.
La pressione e il sentimento di doversi conformare nasce da vergogna, discriminazione, traumi, stigmatizzazione e rifiuto sociale. Spesso tutto ciò si riversa nel cosiddetto minority stress, unostress cronico e unico che le persone appartenenti a gruppi minoritari sperimentano a causa della loro identità.
Per molto tempo la ricerca sui disturbi alimentari si è concentrata esclusivamente su donne cisgender, giovani, bianche e magre, trascurando le esperienze di persone transgender, non binarie o gender-expansive.
Gender-expansive: una definizione e le sue implicazioni
Il termine gender-expansive indica tutte le identità di genere che non rientrano nel sistema binario uomo/donna. Include persone agender, genderqueer, non binarie, pangender e di genere fluido. Questo gruppo si differenzia dal transgender, che indica persone che si identificano con il genere opposto a quello assegnato alla nascita, ma sempre all’interno del sistema binario.
Le persone gender-expansive spesso affrontano livelli più elevati di disagio psicologico, minore supporto sociale, esperienze di bullismo e peggiori risultati in termini di benessere mentale rispetto a persone transgender e cisgender. Anche all’interno della comunità LGBTQIA+, infatti, possono esistere norme e stereotipi che alimentano insicurezze e promuovono modelli corporei ristretti, aggravando il rischio di DCA soprattutto tra le persone di colore o con corpi più grandi.
Tutelare tutt* dal rischio di sviluppare un DCA
Le norme di genere non solo modellano le aspettative sociali sull’aspetto fisico ma influenzano profondamente la salute mentale e fisica delle persone, in particolare di chi vive fuori dal binarismo.
La disforia di genere, il minority stress e la mancanza di un supporto concreto all’affermazione di genere sono fattori interconnessi che aumentano il rischio di sviluppare Disturbi del Comportamento Alimentare tra persone transgender, non binarie e gender-expansive.
Per contrastare efficacemente questo fenomeno è necessario adottare approcci di cura inclusivi, basati sul rispetto e la valorizzazione di tutte le identità di genere, superando stereotipi e pregiudizi.
Fonti
Rasmussen, S.M., Clausen, L., Pop, M.L. et al. Eating disorder symptomatology among transgender and gender-diverse individuals: a cross-sectional study.
L’articolo è stato scritto da Anna, volontaria dell’Associazione