Può il marketing influenzare la nostra immagine corporea?

immagine corporea

L’immagine corporea, definibile come una particolare qualità dell’esperienza del corpo, è un concetto che si pone al limite tra neurologia e psichiatria. Pietra miliare e punto di svolta di quest’ambito di studi fu la pubblicazione del volume The Image and the Appearance of the Human Body (1935), da parte di Schilder, psichiatra e psicanalista viennese. Schilder fu il primo che riuscì a integrare l’aspetto neurologico e psico-analitico dell’immagine corporea definendola come “rappresentazione mentale del corpo”, ossia “l’immagine del corpo che formiamo nella nostra mente, cioè il modo in cui il corpo appare a noi stessi”. L’immagine corporea è sostanzialmente una fotografia del nostro corpo che abbiamo nella mente.

Secondo la più attuale definizione di Cash e Pruzinsky, che ripresero, ampliarono e attualizzarono le ricerche del predecessore, l’immagine corporea è un costrutto multidimensionale, costituito dall’insieme di percezioni, valutazioni ed esperienze emozionali che sviluppiamo in merito al nostro aspetto fisico.

Le componenti dell’immagine corporea

I fattori che concorrono alla costituzione del concetto di immagine corporea sono:

  • la componente cognitiva, che deriva dai pensieri e dalle credenze che riguardano l’aspetto corporeo;
  • la componente percettiva, ossia come si percepiscono le dimensioni del corpo e delle sue parti;
  • la componente affettiva, cioè i sentimenti positivi e non che le persone sviluppano attorno al proprio corpo;
  • la componente comportamentale, che consiste nelle azioni che le persone compiono per curare o modificare il proprio corpo.

In un contributo più recente, lo stesso Cash ha sottolineato come quest’ultima dimensione sia, in realtà, suddivisibile in due sottoinsiemi. La prima è la body image evolution, che dipende dalla congruenza o dalla discrepanza tra la percezione del proprio aspetto fisico rispetto agli ideali di bellezza interiorizzati.

La seconda, body image investment, si riferisce, invece, all’importanza psicologica che viene attribuita all’aspetto fisico e si lega a come e quanto ognuno giudica il proprio corpo come parte integrante e fondamentale nella considerazione di sé e della propria persona.

Il Modello Tripartito di Influenza

Per spiegare lo sviluppo dell’immagine corporea è stato utilizzato il cosiddetto Modello Tripartito di Influenza, formalizzato da Thompson e dai suoi collaboratori nel 1999 e aggiornato nel corso degli anni successivi. 

Alla base di questa teoria ci sarebbero tre fattori socioculturali in grado di condizionare sull’incremento dell’insoddisfazione corporea e, in conseguenza, di eventuali disturbi dell’alimentazione: i genitori, i pari e i mass media.

Il ruolo dei genitori

I genitori sarebbero fondamentali, innanzitutto, nell’acquisizione dei modelli alimentari. La famiglia è un’influenza importante e costante. I bambini, infatti, sviluppano il bisogno dell’ammirazione e dell’approvazione dei genitori. Questi ultimi possono aumentare o diminuire il rischio di problemi alimentari nei loro figli, direttamente o indirettamente. Gli atteggiamenti diretti dei genitori possono includere i commenti sul peso o sull’aspetto del bambino/ragazzo, prendere in giro il suo aspetto fisico, fare pressione per fargli perdere peso o incoraggiarlo a intraprendere una dieta. I comportamenti genitoriali indiretti sono azioni o atteggiamenti che non sono necessariamente pianificati per influenzare il bambino. Questi comprendono, per esempio, i commenti negativi sul proprio corpo oppure il loro impegno nello svolgere esercizio fisico eccessivo o nel fare dieta. 

Il ruolo dei pari

Anche i pari, cioè i coetanei, giocano un ruolo simile a quello dei genitori nella formazione dell’immagine corporea dei bambini/ragazzi. Essi, infatti, possono influenzarla non solo in modo diretto, ad esempio, tramite le prese in giro, ma anche in modo indiretto, cercando di imporre all’amico/a il proprio punto di vista sul valore dell’ ”apparire”.

Il ruolo dei social media

Ultimo, ma non per importanza, è l’impatto dei media. Ormai, quelli di tipo tradizionale, come radio, televisione e carta stampata, sono stati completamente soppiantati dai cosiddetti social media, la cui cassa di risonanza, rispetto alle tecnologie passate, è sensibilmente aumentata. Tra questi spiccano Facebook, Instagram e Tik Tok che possono essere considerati la triade esemplare di un meccanismo crescente di influenza e modifica delle interazioni tra pari. In un’epoca in cui il confine tra reale e virtuale si assottiglia fino a scomparire, sui social media è richiesta sempre più autenticità da parte degli utenti, i quali condividono fino al minimo dettaglio le proprie attività, l’alimentazione giornaliera, gli outfit e via discorrendo.

D’altro canto, questi contenuti, pubblicati come assolutamente spontanei, sono frutto di un’accurata selezione e di una serie di modifiche tramite l’uso di filtri e applicazioni specifiche per eliminare tutto ciò che noi riteniamo sia un’imperfezione. Quando ci immergiamo in questo mare di foto e video, ignari di tutti i processi di trasformazione a cui sono stati sottoposti prima di essere editati, diventiamo totalmente permeabili alla narrazione, artificiosa e pianificata, che questi contenuti sviluppano in noi, senza che ce ne rendiamo conto, lasciandoci inconsapevolmente influenzare. 

In che modo i social contribuiscono a influenzare la nostra immagine corporea?

Questo processo è composto fondamentalmente da tre step:

  1. Esposizione: sui social media l’aspetto fisico è il fattore principale. Le immagini che compaiono nelle nostre home sono caratteristiche della nostra filter bubble. Ciò significa che sono il risultato delle nostre ricerche precedenti e di ciò che è popolare in quel momento. Le foto che ci vengono proposte spesso includono corpi magri, diete di vario tipo, cibi sani, sport e fitness, imposti dalla diet culture contemporanea. Questi contenuti influiscono sulla percezione che abbiamo della realtà, e sugli standard che la caratterizzano. Gli utenti, infatti, si confrontano con gli ideali di bellezza trasmessi attraverso i social e interiorizzano questi ideali come standard per il proprio corpo.
  2. Confronto: la continua esposizione a immagini apparentemente perfette innesca il confronto delle nostre foto con quelle degli altri, suscitando spesso un senso di inadeguatezza. Infatti, quando percepiamo che il nostro aspetto fisico non è all’altezza degli ideali interiorizzati sviluppiamo una condizione d’insoddisfazione.
  3. Pensieri negativi. A seguito di un confronto costante, si sviluppa una percezione distorta della propria immagine corporea. Si finisce infatti per concentrarsi solamente sugli aspetti negativi, ignorando i tratti positivi. Questa focalizzazione sulle imperfezioni genera di conseguenza sentimenti di insicurezza cronica.

Un esempio pratico: il marketing delle procedure cosmetiche

Maddison Johnstone ha condotto uno studio interessante in merito agli effetti che il marketing esercita sulla percezione della nostra figura. La ricercatrice lavora presso Operation Redress, una piattaforma giornalistica che si occupa dei più gravi scandali nell’ambito della chirurgia estetica in Australia.

La Johnstone parla di un “modo pervasivo” in cui il marketing incide sulle insicurezze che minano l’immagine corporea. Un ruolo in questo processo è sicuramente detenuto dai social media, la cui ascesa ha esercitato un drastico impatto sul cambiamento dell’industria delle procedure cosmetiche.

Chirurgia estetica e input dei social media

Nel 2022 due ricercatori della Griffith University, hanno evidenziato come ci sia un collegamento diretto tra l’engagement dei contenuti di bellezza sui social media e la considerazione della chirurgia estetica. A ciò concorrono anche le pubblicità che vengono prodotte e diffuse dagli stessi fornitori di chirurgia estetica. Queste esercitano una pressione costante sui consumatori e, in particolar modo, sulle giovani donne. 

La dottoressa australiana ha immaginato quella che è la giornata tipo di una persona qualunque. Essa viene costantemente “bombardata” da una serie di avvisi e moniti a migliorare il proprio aspetto.

La mattina, dopo essersi svegliati, si accende la televisione che trasmette dei segmenti sulle ultime tendenze della medicina estetica. Medici “leader” del settore ne sottolineano la popolarità e i fantomatici risultati che “cambiano la vita”. Tutte queste immagini, però, sarebbero fortemente ingannevoli e tutti i rischi correlati a queste operazioni verrebbero totalmente nascosti. Tutta l’attenzione dello spettatore è catalizzata da una foto, quella del “prima”, che mostra un corpo molto simile al proprio.

Oppure adolescenti che, mentre pranzano, scrollano su Tiktok, dove un influencer parla del suo recente percorso di chirurgia estetica. Dato che hanno interagito con questo contenuto, i ragazzi si trovano a essere bersagliati da continui post sponsorizzati.

Si constata anche una crescente diffusione di post social che incentivano le donne che hanno partorito a ritornare in forma, e a farlo anche presto.

Fino a non molto tempo fa, inoltre, il canone estetico per le donne era basato su una figura sinuosa. A causa di ciò, molte ragazze si sentivano insicure perché non potevano soddisfare quei “dettami” di bellezza. I chirurghi estetici non hanno fatto altro che esacerbare queste fragilità, capitalizzandole attraverso la promozione di interventi chirurgici di “scultura”. E, per garantirsi di toccare le corde giuste, utilizzavano immagini altamente filtrate di celebrità e influencers, facendo particolare leva su questi punti deboli, ben noti.

L’oggettivazione del corpo riguarda tutt*

E, per concludere, un fenomeno crescente negli ultimi anni: il “brotox”, cioè botox per gli uomini.

Perché ognuno di noi , indistintamente da genere ed età, è la vittima sacrificale designata di questo crudele processo di oggettivazione del proprio corpo. Questo declina verso un’inesorabile e disumanizzante omologazione, a discapito di ciò che ci rende speciali, particolari e, soprattutto, unici. 

Articolo scritto da Natalia, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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