I Disturbi del Comportamento Alimentare possono fungere da strategie di coping disadattive volte ad autoregolare le proprie emozioni, in particolare possono divenire uno strumento per evitare o inibire l’esperienza emozionale (Schmidt & Treasure, 2006). Qui entra in gioco il meccanismo della regolazione emotiva.
La regolazione emotiva: un processo chiave
La regolazione emotiva si riferisce all’insieme di processi, sia automatici che volontari, attraverso i quali le persone influenzano le proprie emozioni. Questo include l’attivazione, il mantenimento, l’intensificazione, la diminuzione o la modulazione delle esperienze emotive, a livello conscio e inconscio, in risposta alle richieste dell’ambiente circostante. In altre parole, la regolazione emotiva ci permette di gestire le nostre emozioni in modo efficace per adattarci alle diverse situazioni.
Il modello di Gross
Nel corso del tempo, diverse teorie hanno cercato di spiegare come funziona la regolazione emotiva. Un modello influente è quello proposto da Gross (1998), che descrive le emozioni come un processo dinamico che si sviluppa nel tempo. Successivamente, Gross (2015) ha ampliato questo modello, concettualizzando la regolazione emotiva come un processo valutativo suddiviso in tre fasi principali:
- Identificazione della situazione, che implica il riconoscimento e la valutazione della situazione che sta incitando l’emozione.
- Selezione della strategia di regolazione: una volta identificata la situazione, la persona seleziona una strategia per gestire l’emozione. Esistono diverse strategie, alcune più adattive (come la rivalutazione cognitiva, che consiste nel cambiare il modo in cui si interpreta una situazione) e altre meno adattive (come la soppressione emotiva, che consiste nel reprimere l’espressione delle emozioni).
- Implementazione della strategia: in questa fase, la persona mette in atto la strategia scelta. Se la strategia si dimostra efficace nel tempo, tenderà a essere utilizzata di nuovo in situazioni simili, diventando una risposta più automatica.
Regolazione emotiva e salute mentale
Una buona capacità di regolazione emotiva è fondamentale per il benessere psicologico, relazionale e lavorativo. Permette di gestire lo stress, di costruire relazioni interpersonali positive e di affrontare le sfide della vita in modo costruttivo.
Al contrario, una difficoltà nella regolazione delle emozioni è stata collegata a un aumentato rischio di sviluppare diverse psicopatologie, tra cui i disturbi alimentari, disturbi d’ansia, depressione e disturbi di personalità.
Nei disturbi alimentari, ad esempio, le difficoltà nella regolazione emotiva possono portare a utilizzare il cibo come mezzo per gestire emozioni negative.
Risposte emozionali nei DCA
Ora che abbiamo capito in che cosa consiste la regolazione emotiva proviamo a capire nella pratica come si manifesta nelle persone che soffrono di un disturbo alimentare.
Partiamo dicendo che nessuno decide di soffrire di un disturbo così potente, ma la sua forza è talmente grande che le persone che ne soffrono trovano in esso una forte utilità. Questo vuol dire che durante lo sviluppo di un DCA la persona scopre che quel piccolo grande mostro serve per affrontare quello che ci si presenta davanti e si crea così un rapporto di alleanza (tossica).
La regolazione emotiva in questi casi è l’espressione della sofferenza che annienta l’equilibrio. I metodi che si imparano a conoscere durante la malattia per regolare le emozioni risultano essere efficaci e piano piano si consolidano.
Il problema delle emozioni ricade nella loro intensità. Le persone che soffrono di un DCA utilizzano la loro malattia per affrontare le emozioni. Solitamente non si riesce a metterle a fuoco o distinguerle e si utilizzano dei metodi disfunzionali per sopprimerle. Ansia, rabbia, tristezza, disgusto, paura e confusione ci accompagnano ogni giorno facendoci provare dolore che cerchiamo di evitare con strategie disadattive. Iperattività, restrizione alimentare, vomito autoindotto, autolesionismo, abbuffate sono le più comuni strategie disadattive nei soggetti con DCA: nel momento in cui l’emozione raggiunge il picco di intensità, la pratica di una di queste strategie permette il suo attenuarsi immediato.
Il problema di questo meccanismo è che il senso di sollievo è immediato ma non dura nel tempo. Nell’esatto istante in cui si decide di utilizzarne uno si sente un senso di tranquillità, ma appena si smette tutto torna come prima. Cercando di proteggerci dalle minacce anestetizziamo il dolore. La sofferenza è talmente forte che la tolleranza non riesce a sconfiggere questo meccanismo di evitamento che sembra essere l’unico funzionante.
Accettare l’emozione per regolarla
Uscire dalla malefica comfort zone che il DCA crea è possibile, se adottiamo un metodo diverso in cui la regolazione delle emozioni diventa un’alleata e non una nemica.
Per riuscire a fare tutto questo è necessario non essere soli. Dobbiamo chiedere aiuto a tutte le persone che hanno scelto e scelgono ogni giorno di aiutarci. Gli approcci terapeutici ci insegneranno ad affrontare e regolare le nostre emozioni suggerendoci delle strategie che possiamo utilizzare durante un momento di crisi per gestirlo in maniera funzionale. E sarà molto soddisfacente riuscirsi.
Prima però dobbiamo capire e accettare che qualcosa si è rotto e che va aggiustato per poter tornare a funzionare come prima.
È più facile continuare a seguire la strada che conosciamo, anche se siamo consapevoli del fatto che non sia la migliore tra le opzioni. È più facile decidere di non fare fatica. Non vogliamo conoscere la paura, l’ignoto. Non vogliamo buttarci nel vuoto senza sapere quando toccheremo terra.
In realtà abbiamo il coraggio di buttarci e ancorarci a terra senza essere impulsivi.
Quando tutti i meccanismi, i pensieri, le azioni, i comportamenti che conosciamo invertono la rotta e diventano piano piano funzionali, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. E l’abbiamo raggiunto non perché siamo guariti, ma perché abbiamo scoperto e provato con la nostra personale esperienza qualcosa di nuovo e buono che funziona.
Ognuno di noi è stato programmato per imparare e se guardiamo e accogliamo questo dono senza paura, ma con curiosità, siamo pronti per farci guidare verso il coraggio di volerci bene.
Ecco perché è importante farsi aiutare dagli specialisti.
L’articolo è stato scritto da Ilaria e Elisa, volontarie dell’Associazione