Il concetto di body neutrality, ovvero l’idea che non si debba amare o odiare il proprio corpo, ma piuttosto essere neutrali al riguardo, costituisce un’alternativa al concetto di body positivity.
Quest’ultimo, infatti, è stato criticato poiché si ritiene che eserciti una notevole pressione sulle donne affinché amino il proprio corpo, continuando a mettere in risalto l’aspetto fisico rispetto ad altri attributi legati alla sfera caratteriale.
Come si spiega in un articolo di Project Heal, il movimento della body neutrality incoraggia gli individui a porre meno enfasi sull’aspetto del proprio corpo, concentrandosi invece sulla funzione olistica di quest’ultimo e sul proprio benessere generale.
La body neutrality non rappresenta un imperativo ad amare se stessi, né implica che la persona si colpevolizzi quando non riesce a farlo. Al contrario, tale concetto elimina le aspettative su come l’individuo “dovrebbe” sentirsi o su cosa “dovrebbe” pensare del proprio corpo. In questo modo si crea lo spazio per costruire un rapporto non giudicante con i propri pensieri e le proprie emozioni, sensazioni e caratteristiche fisiche.
Una definizione di “body neutrality”
In uno studio del 2023, le psicologhe Mia Pellizzer e Tracy Wade individuano tre aspetti fondamentali per definire il concetto di “body neutrality”:
- Percezione del corpo attraverso un punto di vista consapevole, flessibile e realistico;
- Rispetto, apprezzamento e attenzione verso la salute e la funzione del corpo;
- Consapevolezza che l’autostima di una persona è intrinseca e non si basa sull’aspetto estetico.
Unendo i tre elementi sopraelencati, le esperte propongono una definizione secondo cui la body neutrality riconosce che:
- i sentimenti che proviamo nei confronti del nostro corpo cambiano costantemente, quindi è bene osservarli con consapevolezza e senza giudizio;
- considerare e apprezzare ciò che il nostro corpo ci permette di fare ci porterà a prendercene cura e a rispettarlo;
- la nostra autostima comprende sia qualità intrinseche che passioni estrinseche, il che pone l’aspetto estetico in secondo piano.
Differenza tra body positivity e body neutrality
Per fare maggiore chiarezza, è utile approfondire la differenza tra body positivity e body neutrality. Il movimento della body positivity, benché basato su nobili intenzioni, incoraggia la celebrazione dell’aspetto estetico, mentre la body neutrality sottolinea che il valore fondamentale della persona non ha nulla a che fare con l’aspetto fisico. Possiamo quindi rispettare e onorare il nostro corpo anche nei giorni in cui non “amiamo” ciò che vediamo allo specchio.
Body positivity
Secondo una ricerca pubblicata su Body Image, anche i migliori propositi di amore per il proprio corpo possono essere dannosi. Tali messaggi spesso esercitano involontariamente una pressione sull’individuo, che si sente in dovere di mantenere una percezione positiva del proprio corpo. In particolare, le ricercatrici hanno rilevato che le donne considerano l’incapacità di sentirsi positive nei confronti del proprio corpo come un segno di fallimento o debolezza.
Body neutrality
Il concetto di body neutrality, invece, non richiede di conformarsi a un modello di amor proprio inautentico o performativo. Non dobbiamo reprimere le emozioni sfumate e complesse associate alla nostra immagine corporea, in quanto tali emozioni sono naturali e quasi impossibili da eliminare nel nostro mondo, così incentrato sulle apparenze e sulle immagini.
Piuttosto, possiamo accogliere queste emozioni con compassione e curiosità, quindi andare avanti con la certezza che nulla di tutto ciò ci definisce. Nell’ottica della body neutrality, tale sensazione non ha il potere di influenzare la percezione del nostro valore, sia essa positiva o negativa. Possiamo essere consapevoli di ciò che emerge in superficie quando ci guardiamo allo specchio senza permettere a queste sensazioni di rafforzare narrazioni autocritiche o comportamenti dannosi.
Cosa dire a noi stess* per stare meglio
Esistono numerose affermazioni di body neutrality, che possono risultare molto efficaci se pronunciate con costanza appena svegli e prima di andare a letto. Il valore aggiunto di tali affermazioni è che possono essere riadattate su base soggettiva e rese più ad hoc per chiunque scelga di utilizzarle al fine di apportare benefici nella relazione con il proprio corpo.
Nell’articolo di Project Heal vengono citate nello specifico venti affermazioni:
- Il mio valore intrinseco non è stabilito da come appaio esternamente e dal mio peso.
- Non è necessario che io mi senta costantemente a mio agio con me stesso/a per poter lavorare sull’auto-accettazione.
- Merito amore e sostegno per il semplice fatto di essere me stesso/a.
- Il mio aspetto esteriore è la parte meno interessante di me.
- La perfezione non esiste e non accresce il mio valore.
- Mangerò cibi che mi offrono sia nutrimento che piacere.
- Il mio aspetto cambierà, com’è normale che sia.
- Merito di mangiare cibi che mi piacciono e di indossare vestiti che mi facciano esprimere al meglio il mio stile.
- Rispetto, nutro ed apprezzo il mio corpo per tutto ciò che fa per me.
- Oggi posso sia allenarmi che riposare, entrambe le opzioni vanno bene.
- Sono molto di più del mio corpo.
- Posso fidarmi dell’intrinseca saggezza del mio corpo, che mi comunica esattamente ciò di cui ha bisogno.
- Il mio corpo è uno strumento miracoloso che mi tiene in vita, non un oggetto che va giudicato.
- Mi concentro sulle mie passioni e sulle mie ambizioni piuttosto che sul mio aspetto esteriore.
- Sono grato/a per la mia resilienza, la mia forza, la mia versatilità, per il mio coraggio e la mia vulnerabilità.
- La mia vita non migliorerà e non peggiorerà in base al riflesso che vedo allo specchio.
- Mi sento fiero/a delle sfide che ho superato per arrivare a dove sono ora.
- Valgo perché esisto e non devo guadagnarmi questo valore, né provarlo a qualcuno.
- Il mio processo di guarigione è unico e sono grata per ogni piccolo passo.
- Mostro empatia per le persone che ho intorno che, come me, provano ad apprezzarsi appieno.
Si tratta di piccole affermazioni che, però, possono avere un grande impatto su chi le pronuncia quotidianamente e che possono spostare il focus da “com’è il mio corpo” a “cosa fa il mio corpo per me”. Insomma, sono come promemoria che permettono di valorizzare passioni e ambizioni, piuttosto che l’apparenza estetica e che spingono a coltivare la sfera caratteriale e valoriale. È quest’ultima, infatti, che ci definisce in modo permanente, piuttosto che l’aspetto esteriore, soggetto a continui cambiamenti.
L’articolo è stato scritto da Sofia e Valeria, volontarie dell’Associazione