Durante la scorsa seduta con la psicologa, ho chiesto spunti su come poter dar sfogo alla mia creatività che, in quest’ultimo periodo, ho lasciato inespressa e repressa.
La sentivo crescere e spingere per uscire, manifestarsi, farsi vedere, però non mi veniva in mente alcun argomento di cui voler parlare, né tantomeno mi andava particolarmente di scrivere storie e racconti. Ho pensato allora di poter chiedere un’ispirazione a qualcuno di esterno, visto che la mia Calliope si deve essere ibernata con questo freddo.
Se devo scrivere, tanto vale scrivere qualcosa che possa essere utile; a me, a lei, a chiunque vive le mie stesse ansie, preoccupazioni e ossessioni.
Ed ecco che arriva un suggerimento: lo specchio.
È un argomento che mi intriga sin da subito. La mente viaggia, inserisce l’iperguida e si lancia in un istante attraverso le galassie, 5 volte più veloce della luce. Ho fatto le mie modifiche! (cit.)
Quante cose si possono dire di un oggetto che in fin dei conti è solo un oggetto, ma anche molto (e a volte troppo) di più? Qual è la sua vera importanza? Perché gliela attribuisco, gliela attribuiamo?
Che cos’è uno specchio?
Come da ragazzina quando scrivevo i temi a scuola e volevo iniziarli dandomi un certo tono, la prima cosa che faccio è andarne a leggere il significato sulla Treccani. Mi restituisce per lo più descrizioni molto tecniche; tante voci, tanti ambiti, ma non trovo nulla che si avvicini al significato che gli do io.
È il dizionario lacunoso o sono io, che per tutta la vita, ho pensato che lo specchio fosse un’altra cosa?
E allora mi ritrovo a pensare a questo oggetto non oggetto.
D’un tratto, riflettendo tra me e me, un pop-up mi congela la navigazione; una frase famosa, legata ai ricordi d’infanzia miei, ma anche di molti altri: “Specchio, specchio delle mie brame…”. Come prosegue, lo si sa, la storia la conosciamo tutti.
La regina chiede al suo specchio magico chi fosse la donna più bella, lo fissa e lo interroga ogni giorno della sua vita, terrorizzata dalla risposta. È una donna bellissima, eppure ha bisogno che lo specchio glielo confermi.
Vive i suoi giorni talmente ossessionata dal suo aspetto, dai cambiamenti inevitabili portati dal tempo, da lasciare che questi pensieri la mangino dall’interno, la occupino totalmente…
Senza lasciar spazio a nessun’altra gioia di una vita che, invece, avrebbe potuto darle tanto altro.
È divorata a tal punto da farsi trascinare da questo mostro nella follia.
Io la capisco un po’, la regina
Me la immagino perdere lentamente il senno davanti a quell’oggetto che alla fine è solo un oggetto (ma non così tanto). Me la riesco a figurare mentre si rigira nel letto la notte, disturbata da incubi in cui scopre di non essere perfetta, incubi di uno specchio che non le dice quanto sia bella, ammirata, desiderata, glorificata.
Incubi di uno specchio che le rilancia negli occhi quei difetti tanto temuti, ingigantiti e gonfiati, che non fanno che confermarle che sì, aveva ragione a dover chiedere conferme della sua bellezza perché, evidentemente, lei stessa già non ne era troppo convinta.
Perdo il senno con lei di fronte a questo specchio in cui voglio trovare il riflesso di una brama che so già di non poter raggiungere.
Certo, nella storia la regina è così tanto schiacciata, asservita, schiavizzata dall’ossessione, da cercare di uccidere la sua rivale per potersi sentire bella; tutto viene un po’ esasperato, è pur sempre una fiaba. Fortunatamente, nella vita reale pochi, pochissimi di noi, arrivano a compiere questo gesto, per lo meno nei confronti di ciò che è altro da noi.
Sì, perché se ci rifletto e ci riflettiamo (non in uno specchio, ma in noi stessi), in qualche modo noi (che conviviamo con questo tormento) il nostro nemico lo affossiamo, spesso fino a distruggerlo.
E questo nemico, beh… Lo troviamo non nell’amica, figlia, collega dai capelli neri, pelle di latte e labbra di rosa (anche se nelle brame del nostro specchio cerchiamo e vogliamo vedere lei invece che la nostra pancia più gonfia, il viso più tondo, le gambe più tozze ecc. ecc.), noialtri il nostro nemico lo troviamo in noi stessi, nel riflesso che lo specchio ci rimanda prepotente, arrogante e meschino; nell’immagine che acceca la nostra mente, la nostra razionalità.
E allora noi quello specchio lo odiamo
Lo odiamo perché ogni secondo, minuto, ora, giorno, mese (molto spesso anche ogni anno), quando gli chiediamo “Chi è la più bella del reame?”, ci schernisce e ridicolizza per avere anche solo pensato che forse, per una volta, un anno, un mese, un giorno, un’ora, un minuto (o anche solo per un secondo), ci potesse davvero rispondere “Sei proprio tu, bella”.
Allora noi questo povero oggetto lo odiamo, lo disprezziamo, lo detestiamo ma, al contempo, lo amiamo e lo cerchiamo perché continua a darci quella sicurezza, quel punto fermo.
Continua a dirci sì, hai ragione, esattamente come credi tu, non sei bella.
Lo evitiamo, ma poi lo cerchiamo e lo (e ci) consumiamo.
Più lo guardiamo e più, come Narciso, perdiamo il contatto con la realtà, quella vera, fatta di persone e di vita. Come Narciso restiamo immobili a fissare un riflesso e ci lasciamo sfuggire le esperienze, le occasioni, le amicizie, gli amori, le emozioni in cerca di un cambiamento, anche a distanza di pochi minuti.
Che idiozia pare pensare che nel tempo di un pasto (più o meno abbondante che sia) il nostro corpo possa cambiare… Eppure siamo così fortemente convinti che quel pezzo di cioccolata abbia in sé l’enorme potere di stravolgere in pochi attimi la nostra immagine.
Eppure, quando dopo averlo mangiato torniamo ad interrogare lo specchio delle brame, è proprio ciò che i nostri occhi vedono.
E più desideriamo di non vederli, quei difetti di cui abbiamo tanta paura, più li notiamo.
Guardiamo solo loro, consideriamo solo loro.
Non siamo più fatti di visi, braccia e gambe, ma di un gonfiore, una smagliatura, un interno coscia poco tonico, un addome sporgente, maniglie dell’amore e culotte de cheval.
Non siamo una persona nella sua interezza, ma solo pezzi che non riusciamo a far combaciare.
Ci vediamo in pezzi perché siamo in pezzi.
Ma non lo siamo fuori.
Per questo siamo gli unici a fissare il nostro riflesso e a non ritrovarci noi stessi (ma a perderci sì).
Quindi mi chiedo… Cos’è realmente uno specchio?
“Lo specchio non sei te stesso, ma tu che ti guardi.”
(G. Balanchine)
L’articolo è stato scritto da Beatrice Gallarotti