Cara Coscienza,
Caro Giudice,
Cara parte giudicante,
Cara Ilaria,
Perché non parliamo un po’ visto che non lo facciamo mai?
La mia parte giudicante è uno spirito maligno
Devo subito confessarti che questa lettera mi suscita vergogna e imbarazzo perché non ho mai parlato con te. Non ho mai parlato con me stessa.
Non saprei come chiamarti, non saprei come immaginarti. Forse sei una sorta di demone, una sorta di spirito maligno. Ti chiami Satana?
Ti associo ad un demone perché quando prendi il sopravvento mi ricordi esattamente questo. Quando esplodi in un attacco di panico mi invadi, mi controlli, mi possiedi.
Sono nelle tue mani.
Pensieri ed emozioni riprovevoli.
Tu, spirito maligno che vivi con me.
Che mi annulli.
Tu, spirito maligno che non sai stare a cuccia ma vuoi solo abbaiare senza darmi tregua.
Conoscere la mia parte giudicante
Sei molto forte, sei determinata, sei minuziosamente attenta, sei molto sensibile, sei cattiva, sei arrabbiata, sei offesa, sei ambiziosa.
Quando provo ad ignorarti ritorni esplodendo.
Sei manipolatrice, narcisista, tossica, egoista, vuoi tutto il posto per te. Non vuoi condividere. Non vuoi amici, non permetti alle emozioni di parlarti, le scacci via come una dittatrice, le rendi irreali ed effimere, prive di significato. Inutili, senza senso.
Hai una grande personalità, ti fai sentire, ti fai credere. Sei forte e sei consapevole della tua forza. Sai che puoi convincere e decidere, di essere la migliore. Sai che il tuo obiettivo è distruggere e frantumare. Il tuo obiettivo è questo, e lo conosci bene.
Sei costantemente presente, sei la mia ombra.
Anche quando il sole non c’è e le luci sono spente. Quando siamo al buio. Quando chiudo gli occhi per non vederti.
In ogni azione, ogni gesto, ogni mossa, ogni pensiero. Sei un po’ anarchica: non vuoi essere comandata da niente e nessuno, non concepisci le regole.
Ti chiamerò Ade, perché sei invisibile.
Ma io ti sento, cara mia.
Io ti ascolto, ti rispetto, sei la mia luna di miele, sei obiettiva, sei oggettiva, sei realistica.
Io ti credo. Sei il mio spirito guida.
Mi violenti, abusi di me. Psicologicamente, emotivamente, fisicamente.
Mi tartassi, mi spezzi, mi critichi, mi urli, mi screditi, mi svaluti, mi sottovaluti, mi indebolisci, mi rimpicciolisci, mi allontani dalla realtà.
La paura di lasciare andare la propria parte giudicante
Io e te viviamo nel nostro mondo. Nella nostra piccola e finta isola felice, distante dal resto della terraferma.
Vivere con te mi fa sentire meno sola. Siamo una setta, mi fai il lavaggio del cervello e mi insulti. Mi insulti forte.
E poi è da così tanto tempo che conviviamo che non so abbandonarti. Mi sentirei in colpa.
Ti ho lasciato spazio, tu te lo sei preso. Ora non lo vuoi lasciare e io non me lo so riprendere.
Se non sei tu a ragionare al posto mio, io mi sento persa, mi perdo nell’eternità del mondo e mi impaurisco. Mi immobilizzo. Allora ti ricerco.
Insieme a te non provo paura, neanche nei momenti peggiori. Credo che tu mi dia le risposte giuste.
Quando mi giudichi ti credo.
Senza te non so chi sono. Insieme a te ho un’identità.
Ma io ho fame d’amore e tu non stai soddisfando questo bisogno…
Ma tu non mi permetti di guardarmi negli occhi. Non mi permetti di cercare una connessione tra la mia anima invisibile e il mio corpo reale.
Tu mi hai insegnato, e mi ricordi quotidianamente, che sofferenza e dolore esponenziale, in un certo qual modo, mi fanno sentire viva.
Sono morta. Ma respiro.
Cara Ade, io ho fame d’amore.
Ma tu non stai soddisfando questo mio bisogno.
Forse è meglio lasciarci, non possiamo più stare insieme.
A malincuore, questa è una lettera d’addio.
Io ho fame d’amore.
Addio,
Ilaria
L’articolo è stato scritto da Ilaria, volontaria dell’Associazione