Aver raggiunto la fine di un percorso per i disturbi alimentari (DCA) può essere un’occasione di gioia ma ciò non significa che tutte le sfide siano ormai solo un ricordo, soprattutto quando la persona che l’ha vissuto porta con sé una serie di emozioni intense. La contraddizione intrinseca della guarigione è che si può provare eccitazione, dubbio, speranza e paura allo stesso tempo. Si può provare la gioia di guarire, ma aver paura di lasciare i terapeuti e di quel che c’è dopo.
Il turning point e la strada verso l’ “e poi”…
Ad alcune persone scatta un meccanismo che fa capire che vogliono veramente guarire, questi momenti sono spesso definiti turning point.
Questi punti di svolta possono essere eventi che riguardano la propria salute, come uno svenimento in spiaggia o un’irregolarità dei battiti cardiaci. Altre persone descrivono che hanno avuto uno switch mentale, che può descrivere bisogni nuovi e piccoli accorgimenti come il non voler sprecare il tempo, la paura della morte, la maternità oppure riprendere le proprie passioni e lo studio.
Come capire quando si è pronti per le dimissioni
Sebbene ogni persona sia a sé stante, ci sono dei comportamenti che possono decidere l’andamento del percorso. Questi sono:
- Avere meno pensieri o comportamenti sui disturbi alimentari da discutere in terapia
- Avere meno problemi alimentari (come restrizioni o abbuffate) e/o essere in grado di riconoscerli e correggerli rapidamente senza troppe difficoltà quando si presentano
- Avere più spazio per altre attività e concentrarsi meno sul cibo
E poi: il percorso verso la libertà
A volte la vita “normale” può essere spaventosa perché ignota, e questo può diventare una sfida per chi esce da un trattamento per DCA e per i genitori dei medesimi. Si può avere paura di una ricaduta, di come verificare i progressi e mantenerli nel tempo o anche di non avere costantemente una figura terapeutica al fianco.
- Si consiglia di avere un team di supporto ambulatoriale che, anche se non dovesse essere lo stesso del percorso precedente, potrebbe rassicurare e infondere un senso di fiducia nella persona e proseguire nel percorso.
- Si può creare un piano per evitare ricadute in quanto, sebbene una guarigione definitiva sia possibile, c’è un alto tasso di ricadute, circa il 35-41% nel giro dei 18 mesi dal completamento del trattamento. Si è visto che queste si possono evitare grazie a conversazioni oneste con il proprio team e cambiando le abitudini malsane che si aveva durante il disturbo alimentare. Si può iniziare, per esempio, dallo sbarazzarsi di vestiti che non entrano più, ad eliminare la cultura della dieta dal feed sui social media e avvertire le persone care quando abbiamo bisogno di loro.
- Inoltre, soprattutto per le persone che si sono isolate o che si sono sentite sole durante il percorso, c’è bisogno di costruirsi una rete sociale iniziando proprio dalle persone care, come familiari e amici i quali sanno cosa hanno attraversato.
Accettare la nuova vita dell’ “e poi”…
Quando si esce da un percorso di disturbi alimentari si deve reimparare a vivere con libertà e non con il controllo.
Molte persone hanno sperimentato subito una libertà nei confronti col cibo. Molte persone hanno infatti iniziato a gustare di nuovo i cibi che una volta ritenevano proibiti, come i dolci o junk food, non diventando più ansiosi e senza fare abbuffate e/o mettere in atto comportamenti compensatori.
Alcune persone hanno riportato di aver cambiato i pensieri del disturbo alimentare potenziando i dialoghi interni positivi e decostruendo quelli negativi. In questo modo hanno smesso di pesarsi concentrandosi di più sui segnali della fame e vedendo il loro corpo in modo realistico e per le capacità che può dare.
Conseguenze fisiche e psicologiche
La fine di un disturbo alimentare è bella però, a volte, bisogna far fronte alle conseguenze fisiche e psicologiche lasciate dal DCA. Queste possono essere danni all’esofago a causa del vomito autoindotto o della protratta malnutrizione, ma anche sentimenti di imbarazzo provati per i propri comportamenti alimentari, le difficoltà di concentrazione, la sensazione di stanchezza.
Suggerimenti per un continuo recovery
Ci sono alcune accortezze che si possono prendere per evitare ricadute. Queste sono:
- mantenere una routine: si può mangiare in maniera regolare evitando di acquistare troppo cibo e trovando un equilibrio con l’attività fisica.
- tornare ai fondamenti del percorso: non avere bilance in casa può essere un ottimo punto per non vedere il proprio valore come un numero oppure capire razionalmente il proprio dolore.
- stabilire nuovi obiettivi di vita: si può riprendere le proprie passioni o ciò che si è lasciato in sospeso come la scuola o le relazioni;
- comunicare in modo chiaro con l* professionist*: un rapporto sincero con il proprio terapeuta può essere un aggancio molto forte per evitare ricadute;
- continuare a coltivare una rete di supporto: a volte un’amicizia o una relazione può essere un punto di forza per andare avanti e per non scoraggiarsi.
L’articolo è stato scritto da Elisa, volontaria dell’Associazione